Intervista a due neodiplomati OSS: Greta e Salvatore
Venerdì 19 novembre, 47 giovani hanno ottenuto la qualifica da Operatore Socio Sanitario. Ne abbiamo intervistati due per farci raccontare il loro punto di vista e saperne di più su questa professione.
Greta | Neodiplomata Operatrice Socio Sanitaria
Greta, iniziamo da te! Avevi già avuto esperienze prima di iscriverti al corso da OSS?
Si, avevo già avuto esperienza. Un anno prima di iniziare il corso ho avuto la fortuna di entrare in una RSA, con un altro ruolo che riguardava le pulizie. Poi, dopo avermi osservata mi hanno offerto di lavorare come A.D.B (Addetto all’Assistenza di Base). Quando è finito il contratto ho pensato di iniziare il percorso di OSS.
Dopo aver conseguito la qualifica professionale da Operatore Socio Sanitario, cosa ti aspetti per il futuro?
Il mio obiettivo è entrare in ambito sanitario. Spero in un bel futuro, che realizzi i miei obiettivi personali. Sicuramente non mi fermo qui, voglio partecipare al concorso per diventare R.A.A. (Responsabile Attività Assistenziali).
Hai già trovato lavoro?
Si, fortunatamente. Avendo fatto il tirocinio in una RSA a Maranello, dopo 15 giorni mi è stato offerto un contratto di lavoro. Lì mi trovo bene quindi continuerò a lavorare con loro.
Ci racconti brevemente la tua routine quotidiana da OSS?
La mattina quando arrivo metto sempre su un po’ di musica. Io sono molto solare e penso che la musicoterapia faccia molto bene. All’inizio mi occupo di attività di igiene generale ma in realtà nel corso della giornata ci occupiamo di tutte le cose. Non tutti i giorni sono belli, ma li affrontiamo con piacere. Anche se ci sono cose meno belle, cerchiamo di tirare su il morale delle persone affiancando sempre gli infermieri.
Cosa ti piace della tua professione?
Tutto. Anche le parti più brutte per me rappresentano una rivincita. Mi è sempre piaciuto l’idea di essere un’infermiera. L’OSS è la professione che più si avvicina a questa idea.
Dunque valuti di iscriverti al corso di laurea in Scienze Infermieristiche?
Assolutamente si. Ci sto già pensando. Un mio collega infermiere mi sta incoraggiando ad intraprendere questo percorso quindi in futuro penso che lo farò.
Quanto è importante, per te, il ruolo dell'Operatore Socio Sanitario nel contesto in cui operi?
Tanto importante. Anche il fattore psicologico e l’empatia dell’OSS è importante. Il fatto solo di sapere ascoltare è fondamentale. Anche dal tono di voce del paziente si riescono a capire tante cose.
Salvatore e il suo Certificato di Qualifica Professionale per Operatore Socio Sanitario
Salvatore adesso è il tuo turno. Raccontaci del percorso che hai fatto per diventare OSS e quali sono le aspettative per il futuro.
Sono cresciuto in una famiglia di persone che lavorano in ospedale. Questo ha portato ad accrescere una passione che già avevo. Nonostante io abbia fatto tanti tipi di lavoro non mi sono mai sentito soddisfatto, partecipavo a corsi di primo soccorso ma non era abbastanza. Tutti i lavori fatti precedentemente erano ben retribuiti, ma c’era sempre qualcosa che mancava, non mi sentivo appagato.
Dopo 15 anni in un’azienda alimentare ho deciso di cambiare vita e grazie ad una possibilità che ho avuto mi sono iscritto al corso da OSS. Mi è sempre piaciuto aiutare le persone, dentro e fuori l’ambito ospedaliero. Dopo due tirocini, sociale e sanitario, posso dire che la mia scelta è stata giusta. Anche svolgendoli a titolo gratuito, senza un compenso, mi regalavano felicità e soddisfazione.
Dal futuro mi aspetto di mettere in atto tutto ciò che ho studiato. Dopo tanti sacrifici voglio lavorare come OSS, dare una mano a chi ne ha bisogno, specialmente in questo periodo storico particolare. L’obiettivo principale è quello di entrare nei reparti covid. Io l’ho vissuto in prima persona, sono finito in terapia intensiva nonostante la giovane età ed è stato quello il momento in cui mi sono reso conto, vedendo da vicino, quanto ci sia bisogno di aiuto in quei reparti.
Al momento sto ancora cercando lavoro, spero di essere chiamato il prima possibile. Sono pronto al 100%.
Quando faccio il mio lavoro e trovo negli occhi di una persona che non può parlare il riconoscimento per averla aiutata mi riempie di gioia. Questo è quello che mi piace: il poter aiutare.
Novembre 2021
Intervista e articolo a cura di Ivonne delli Carri