Zona Franca: intervista a Rebecca e Khadija
Zona franca è uno strumento di costruzione del futuro che offre formazione di qualità, networking e opportunità per dare voce e gambe alle idee. Un percorso ideale per chi ha interesse nel progettare iniziative che rispondono a bisogni sociali e vuole sviluppare capacità di lavorare in proprio e fare impresa.
Abbiamo intevistato Rebecca e Khadija, due partecipanti al percorso.
Come hai scoperto il Progetto“Zona Franca”?
R: Il progetto l'ho scoperto grazie al passaparola, ho saputo di questa opportunità e grazie ai social ho approfondito la conoscenza, per capire in cosa consistesse.
Cosa ti ha portato a voler partecipare a questo percorso “Progettazione Auto imprenditorialità” ?
K: Il tema è molto interessante perchè va a toccare un ambito che mi interessa che è il sociale. Ci sono anche altri vari temi che trattiamo come realizzazione di progetti personali e sono interessata ad entrambi.
Si può dire di essere arrivati a metà percorso. Le tue aspettative sono state soddisfatte finora?
R: Sì, ancora non abbiamo sviluppato tanto di quello che abbiamo generato nel percorso. Sicuramente sono soddisfatta perchè le attività sono molto laboratoriali, molto pratiche e quindi questo stimola ancor di più la partecipazione.
Cosa ti aspetti di raggiungere alla fine di entrambi i laboratori?
K: Avere una formazione che sia adatta a a realizzare sia un mio progetto personale, sia quello di gruppo che elaboreremo per il sociale. Io mi aspetto tanto.
Una delle finalità di Zona Franca è quella di fornire le basi per la progettazione e poi gli strumenti per giungere ad un progetto finale da proporre agli enti. Credi che il contributo di giovani come te possa essere un valore aggiunto a questa finalità? In che modo?
R: Assolutamente sì. Noi giovani siamo pieni di sogni, ambizioni, idee e progetti non solo per il nostro futuro ma per quello di tutti. Ad oggi il mondo è sempre più interconnesso e di conseguenza anche le persone. I giovani in particolare si sentono protagonisti delle sfide globali attuali perchè riconoscono che non si è più lontani come il passato. Questo fa sì che si sviluppi una maggiore empatia verso i problemi e i bisogni sociali e un maggiore desiderio di dare risposte efficaci che possono metterci direttamente in campo per fare la differenza e agire. Quindi credo che, grazie a questo spirito comune, si possa dare un valore aggiunto proprio con la messa in campo delle nostre competenze e la nostra capacità di ascoltare e comprendere.
Quale credi che sarà il feedback degli enti e delle aziende con le quali vi interfaccerete durante l'open day?
K: Credo che sarà molto positivo, aspetterò anche dei suggerimenti da parte loro per far sì che il progetto sia più facilmente adattabile ai tempi di oggi.
R: Sicuramente sarà positivo anche perchè gli enti del territorio hanno a che fare con dei giovani, quindi risorse fresche, preparate sui temi dell'attualità. Possono vedere in noi una risorsa per elaborare progetti innovativi.
Prima di iniziare questo percorso avevi già avuto esperienza nel campo della progettazione e dell'autoimprenditorialità?
R: Sì, sono volontaria di un'associazione di Carpi che si chiama “Africa Libera” e si occupa di cooperazione internazionale quindi avevo già partecipato a diversi bandi regionali dai quali abbiamo poi ottenuto dei finanziamenti. Questo percorso l'ho intrapreso anche per avere più skills da mettere in campo perché vorrei che fosse il mio lavoro futuro.
Da dove nasce l'interesse per l'autoimprenditorialità?
K: L'interesse l'ho avuto fin da giovanissima essendo cresciuta in una famiglia che ha avuto diversi negozi di tessuti. Col tempo mi sono trovata sempre più coinvolta in questo ambito. Dopo l'università ho avuto un'idea da realizzare che sto ancora elaborando, quindi vorrei progettare qualcosa di interessante per la società.
Ci sono delle tue caratteristiche/competenze personali e/o professionali che ti hanno fatto pensare di essere la persona adatta per questo percorso? Se sì, quali e come le hai messe in campo?
R: La mia capacità di ascoltare, capire i bisogni delle persone con cui intergisco, il lavoro di gruppo, la capacità di sviluppare idee che possano andare bene a tutti. Mi ritengo una persona abbastanza organizzata e con capacità di relazione con le persone.
In futuro, pensi di poter utilizzare le competenze acquisite durante questo percorso?
K: Certamente. Verranno introdotte nuove strategie tecnologiche nel futuro, che ad oggi non conosciamo, però una buona base la stiamo acquisendo ora.
In quale modo pensi di aver portato le tue idee, il tuo contributo all'interno del percorso?
R: Le mie idee le ho portate grazie alla condivisione che abbiamo avuto in questi incontri molto partecipativi. Ci sono stati momenti di discussione all'interno dei quali abbiamo parlato delle nostre aspettative per il futuro, ambizioni, preoccupazioni. Il mio contributo l'ho portato grazie all'apertura al dialogo.
Nel modulo 1 è stato affrontato il tema dell'innovazione sociale e design thinking; ne avevi già sentito parlare? Ritieni siano emerse considerazioni efficaci? Come avete usato il design thinking? Come ti sei sentito in questa sfida di progettazione?
R: Il design thinking non l'avevo mai sentito. Cioè in alcuni progetti l'avevo già applicato ma non sapevo si chiamasse così. Ci sono state fasi un po' più facili ed altre meno facili dal mio punto di vista. Il design thinking prevede l'ascolto dell'altra persona rispetto alle sue esigenze dunque su quella fase ero tranquilla. Nella fase di creazione del prototipo da presentare invece, mi sono scontrata con una realtà più complicata. Il professore ci ha detto: “non vi dovete innamorare del prototipo perchè è solo un mezzo per arrivare al fine”. Questa cosa la terrò a mente per i prossimi progetti.
Condividere e lavorare sulla propria idea con un gruppo di persone non sempre è facile. Lavorare in gruppo in questo contesto è stato stimolante?
K: Sì, tantissimo. Questo è dovuto anche alla capacità del professore nel creare la sinergia per permetterci di lavorare insieme .
In una progettazione di questo tipo, quanto è importante stabilire una connessione con il team con cui si lavora?
R: Sicuramente tanto perchè ti permette di sviluppare un'empatia verso le altre persone. Ritengo che nel momento in cui si vuole sviluppare un progetto è importante innanzitutto ascoltare le idee degli altri per poi arrivare all'idea comune.
Un bilancio di metà percorso: considerazioni, prime impressioni, aspettative.
K: Prima impressione e aspettative interessanti. Questo percorso ti stimola a mettere in campo capacità che neanche sapevi di avere. Sta andando molto bene. Per il futuro sono molto ottimista, voglio concludere bene e realizzare un progetto per la società. Spero che chi ci ascolterà all'open day apprezzi il lavoro che stiamo svolgendo ora.
R: La proposta è molto interessante. Non tutti i corsi danno la possibilità di arrivare concretamente alla formulazione di un progetto. Tante volte i corsi sono troppo teorici. Per quanto riguarda le aspettative personali il mio obiettivo è anche quello di mettere in campo le mie competenze e scoprirne di nuove, acquisire più sicurezza e fiducia. Il percorso fino ad adesso sta andando molto bene.
Aprile 2022
Intervista e articolo a cura di Ivonne delli Carri