Matteo, un musicista tutto fare
Matteo, degli Espana Circo Este, si racconta a Stradanove
Espana Circo Este (a dx Matteo) | foto by Andrea Domeniconi
Ciao Matteo, ad oggi posso definirti un musicista, ma come hai incontrato la musica?
Il mio primo incontro con la musica è stato un furto, una serie di furti sistematici, per l’esattezza. Quando mio padre tornava dal lavoro spesso appoggiava sul tavolo le cassette che ascoltava in macchina per cambiarle con altre e io, che non potevo arrivare a quelle sullo scaffale, rubavo ogni volta quelle lasciate sul tavolo. Le ascoltavo di nascosto in camera, piccoli furti che riempivano di adrenalina anche gli ascolti più soft come Morricone, John Lennon o Elton John.
Allora anche tuo padre è un musicista?
No, mio padre ha sempre avuto molta curiosità musicale, un discreto orecchio e una bella voce intonata (ereditata da mia sorella), ma nessuno dei miei familiari ha mai studiato musica né suonato uno strumento.
Ad oggi come ti definiresti?
Questa è difficile. Direi un polistrumentista, ma forse è più corretto “tappabuchi”.. ahah. Sono quello che al “qui ci starebbe proprio bene un ... (strumento a scelta) ...”, risponde “beh, nessun problema, lo faccio io”, e poi si vede come va. Questa intraprendenza mi ha portato bene finora, e mi ha permesso di suonare in tutta Europa, in festival importanti come lo Sziget (Ungheria), Zwartecross (Olanda) e persino oltreoceano al South by Southwest (Texas).
Matteo sorride e aggiunge «Da qualche anno mi sono avvicinato all’organizzazione di eventi. Sono presidente di una associazione che ha realizzato, in provincia di Modena, quattro festival musicali e gestito la programmazione originale in-door di un live club, dando spazio ad artisti sia emergenti che affermati».
Sei un volontario del servizio civile, membro di una band e poi?
Beh non molto altro in fondo... gestisco l’associazione di cui ti ho parlato e, quando capita, lavoro come fonico in alcuni eventi o con alcuni artisti. Mi è sempre piaciuto osservare il mondo della musica a 360° (per quanto mi è possibile), anche se nell’ultimo anno, complice la pandemia, ho ripreso uno studio più metodico e a concentrarmi più sul lato della produzione artistica che l’organizzazione di eventi.
Bene Matteo, parliamo un po’ della tua band. Ti ricordi il primo Tour?
Il primo tour con Espana è stato nell’ormai lontano 2017, ma è ancora scolpito nella mia memoria. Abbiamo fatto 96 date con un furgone malconcio su e giù per la penisola e l’Europa. È stato incredibile, ovunque era sempre una festa fino al mattino, sempre pieno di gente calorosa e divertente. Di quell’anno ricordo che è passato in un soffio, forse l’anno più bello della mia vita... finora.
Se dovessi scegliere la serata più bella?
... beh sicuramente la prossima, Sherwood festival il 30 giugno! Tornare a suonare dopo questi (quasi) due anni di stop è un'emozione indescrivibile.
Ci sono mai stati degli imprevisti?
Gli imprevisti sono all’ordine del giorno. In tour non ne va mai una come te la aspetti, ma è anche il bello della vita “on the road”. Poi c’è l’ambizione e la voglia di fare sempre meglio che ti spinge a lottare contro tutto, dai problemi tecnici ai vuoti di memoria, alla stanchezza. Siamo al servizio della musica.
Raccontami della band, siete tutti diversi immagino, due parole per descrivere i componenti
Abbiamo tutti caratteri molto diversi ma se c’è una cosa che ci accomuna è l’ambizione. Ognuno poi ha le sue capacità e porta un valore aggiunto. Se io sono il tuttofare pratico (in tour ho fatto anche il meccanico, per dire), Ponz (bassista) è l’arrangiatore e produttore musicale che colora le canzoni con pennellate di suono. Marcello (cantante) è autore e tiene le redini di tutto il progetto sin dalla genesi, oltre a essere uno showman nato. Jim (batteria) è la salvezza, la roccia a cui tutti ci aggrappiamo per non cadere durante il live. E poi c’è il nostro manager, Gigi, che è semplicemente Mr. Rock’n’roll.
Avete avuto un evento a Bologna il primo giugno.. insomma si ricomincia, emozionato o dopo tanti concerti passa l’eccitazione?
Quando ne fai tanti di fila un po’ passa, ma quando suoni a Bologna, dopo un anno senza concerti, in un posto come la Bolognina.. te la fai sotto comunque! (ride).
A chi vuole intraprendere il tuo percorso cosa consigli?
Non iniziare se non sente di avere davvero qualcosa da dimostrare. Può essere che tutti ti dicano “bravo, trasmetti un sacco di emozioni quando suoni” o che, come è successo a me in ambito accademico, qualcuno ti dica “questa non è la tua strada” (in riferimento alla musica classica). In entrambi i casi continui solo se, e fin quando, senti che hai ancora da dimostrare che vali e soprattutto quanto vali. Io non credo che questo sia un mestiere eterno. Ad un certo punto un artista o un musicista si prosciuga, non ha più nulla da dire. A quel punto è bene che lasci spazio ad altri, continuando a raccontare la propria storia, senza narrare di tempi che non gli appartengono più.
A cura di Eleonora Vignudelli
La foto degli Espana Circo Este è stata realizzata dal fotografo Andrea Domeniconi