L’emergenza climatica durante l’emergenza sanitaria
Intervista a Morgan Bazalgette del movimento Fridays For Future di Modena
Ciao Morgan, parlaci un po' di te
Sono Morgan, ho 19 anni, sono al primo anno dell’Università di Economia di Bologna, fino all’anno scorso frequentavo il liceo Selmi di Modena. Faccio parte di un’associazione studentesca che è la Rete degli studenti medi di Modena e allo stesso tempo faccio parte del movimento di Fridays For Future.
Ad oltre un anno di distanza (con anche l’emergenza sanitaria Covid-19) parlaci del Fridays for future, come è strutturata l’associazione di Modena? Come è ripartito il movimento e come è stato accolto il lockdown?
Si tratta di un movimento e non di un’associazione costituita per cui non c’è una gerarchia rigida all’interno di esso. Principalmente gli eventi vengono organizzati con una “chiamata alle armi” sui vari gruppi dei nostri canali di comunicazione. Un primo segno di ripartenza l’abbiamo avuto nella manifestazione del nove ottobre che ha coinvolto altre realtà di Fridays for future come quelle della provincia di Modena, infatti a questo sciopero globale hanno partecipato anche un ragazzo di San Cesario sul Panaro e un ragazzo di Pavullo. Con il lockdown è cambiato un po' tutto e, terminata la chiusura, il Fridays for future, come molte altre realtà, ha dovuto reinventarsi anche nel predisporre le proprie attività. Durante il periodo di emergenza abbiamo organizzato la campagna “Ritorno al Futuro” e lo sciopero digitale per il clima che ha avuto un discreto successo, mentre uno degli ultimi temi trattati è stato quello dell’utilizzo delle risorse del recovery fund per investire sulla transizione ecologica.
Collaborate con altre realtà o associazioni del nostro territorio?
Si, collaboriamo con le altre realtà di Fridays for Future a livello provinciale, regionale e nazionale. C’è stata una collaborazione anche con Legambiente, con cui abbiamo partecipato all’iniziativa di “Puliamo il Mondo”, e con la Fiab (federazione italiana amici della bicicletta).
Cosa ne pensi del global Strike? E come è andata la protesta della scorsa settimana (9 Ottobre)?
Il global strike avvenuto l’anno scorso ha rappresentato un fortissimo segnale lanciato dalla generazione di cui faccio parte verso il mondo delle istituzioni che ancora non si è preoccupato del problema del clima. L’attenzione verso gli scioperi globali per il clima rispetto all’anno scorso è necessariamente diminuita per il fatto che giornali, telegiornali e media parlavano molto sia di Greta che del movimento, mentre adesso le priorità dei mass media si sono spostate verso la pandemia, facendo distogliere l’attenzione dalla crisi climatica. Per quest’ultimo global strike avevamo delle aspettative contenute e avevamo paura che potesse risultare una “catastrofe”, ma in realtà siamo stati molto contenti di vedere che c’è stato un riscontro che ha dimostrato quanto siano importanti, per molte persone, i temi portati avanti dal movimento.
Cosa ne pensi del repentino esaurimento delle nostre scorte ambientali e della situazione climatica attuale?
Il lockdown secondo me è stato un esempio lampante di come il consumismo non sia necessariamente il bene della nostra società. Abbiamo visto, durante la quarantena, i video dei canali di Venezia completamente limpidi, io personalmente ero dai miei nonni a Londra e ho potuto vedere il Tamigi completamente azzurro e la città senza smog. Si tratta di un dato significativo perché ci dimostra che gli esseri umani sono comunque in grado di sopravvivere, senza continuare a consumare le risorse della terra in maniera distruttiva nei confronti del pianeta. Negli ultimi 100 anni c’è stato un graduale aumento dell’automazione in tutti i campi della produzione i cui frutti non riusciamo a vedere, perché le risorse umane vengono spostate dal lavoro nei campi a quello della produzione dei “beni di lusso”. Il lockdown ci ha mostrato due dure verità: la prima è che continuare a consumare le risorse del nostro pianeta senza avere un’ottica lungimirante, che consideri anche come riequilibrare le emissioni dopo la produzione, significa avere una visione cieca del futuro e che pensa al tornaconto immediato, ovvero che possiamo produrre tante cose a basso costo. La seconda verità è che non necessariamente l’alzamento del PIL vuol dire che migliorino le condizioni di vita delle persone.
Il problema sarebbe quello di riformare un intero sistema economico perché qui si parla di produzione di massa e risorse che vengono sfruttate.
Questa non è la posizione di tutto il Fridays for Future perché ci sono moltissime persone con pareri differenti. Personalmente sostengo un cambiamento sistematico e complessivo che vada oltre le piccole cose come l’andare al lavoro in bicicletta o il mangiare vegano; certo, bisogna fare anche queste cose, ad esempio io ogni giorno mi sposto in bicicletta o in treno e cerco di mangiare pochissima carne, però fare solo questo non risolverà il problema di un sistema basato sul consumismo che è malato di per sé e porta alla distruzione del nostro pianeta.
C’è qualche aggiornamento riguardo alla dichiarazione climatica che avete presentato l’anno scorso alla nostra amministrazione comunale?
Il lavoro che siamo riusciti a fare all’interno dell’Amministrazione Comunale riguardo la dichiarazione di emergenza climatica è stato limitato alla presentazione - a causa del lockdown - ma so che ci sono alcuni consiglieri comunali che continuano a tenerne in conto. Il Comune di Modena ha realizzato molte iniziative con uno spirito ambientalista, tra cui i monopattini collocati in giro per la città, ma mi aspetto che nei prossimi 4 anni di questa amministrazione possiamo vedere ulteriori passi in avanti.
Parlaci dei vostri progetti futuri.
Sicuramente la forza che il movimento ha avuto su Modena è partita dall’onda provocata dai mezzi di comunicazione e per questo motivo dubito che si potrà ritornare a fare dei presidi ogni settimana sotto il Comune di Modena, sia perché organizzativamente è pesante sia perché il movimento ha perso un po' di forza rispetto all’anno scorso. In questo momento stiamo pensando, dopo questo sciopero in cui abbiamo visto ancora delle persone interessate all’emergenza climatica, ad eventuali altre azioni e iniziative da fare: ad esempio l’anno scorso abbiamo fatto delle proiezioni di film, tra cui il documentario “Before the flood” prodotto da DiCaprio. A livello internazionale si sta svolgendo un dibattito sulla possibilità di organizzare un eventuale nuovo global strike, ma il movimento sta ancora pensando di tornare alla carica, sperando in un futuro (magari a primavera 2021) in cui il Covid ci abbia abbandonati.
Intervista a cura di Giorgia Martin e Marzia Prisciano | ottobre 2020