E!State Liberi: racconti da un viaggio con Libera Terra
La testimonianza diretta di una volontaria di Libera
germoglio
La mia esperienza con i campi di volontariato di Libera inizia diversi anni fa, nel 2013, quando ero ancora una studentessa al Liceo Rinaldo Corso di Correggio. In effetti, furono proprio due docenti della scuola, il prof. Levorato e sua moglie, la prof. Tegani, a organizzare il viaggio presso una delle strutture dell’associazione. Grazie ai loro contatti con il coordinamento provinciale di Libera fu possibile, anche per noi studenti del correggese, partire con il gruppo di Reggio Emilia.
Il campo al quale avremmo partecipato si teneva in Calabria, a Isola Capo Rizzuto, terra meravigliosa bagnata dal Mar Ionio, quanto disgraziata, poiché teatro di sanguinose guerre di mafia a partire dagli anni duemila. Compito di noi volontari sarebbe stato il recupero di un terreno confiscato alla cosca della famiglia Arena. Si trattava di rendere di nuovo coltivabile una porzione del lotto di terra, il cui valore, oltre che economico, era anche simbolico: risanare il suolo e piantare, collettivamente, il seme della legalità.
Così è stato! Al nostro arrivo Domenico, il coordinatore locale di Libera, ci spiegò la divisione delle giornate. Sveglia alle 6.15 in modo da essere sui campi prima delle sette che, si sa, il luglio calabrese non perdona niente e nessuno, lavoro sul posto fino alle 11,30, poi pranzo in compagnia e pausa al mare. A seguire, le attività pomeridiane: principalmente formazioni sul tema della legalità e dell’antimafia, con testimonianze in presa diretta e attività educative nei comuni limitrofi. Il programma era certamente serrato, ma la cifra di un campo di Libera è anche la sinergia che si crea spontaneamente tra i volontari: grazie a questa è stato possibile organizzarsi autonomamente come gruppo, cercando di adattarsi alle intenzioni e ai progetti degli altri componenti.
Va detto infatti che in un campo di volontariato di questo tipo non è infrequente trovare compagni di viaggio con età e aspettative diverse dalle proprie: la potenza dell’esperienza risiede tuttavia anche in questo aspetto, ovvero l’ascolto reciproco. Si è lì per ascoltare innanzitutto i bisogni di una terra che cerca di rialzarsi, le storie dei suoi eroi quotidiani vestiti da negozianti e sindaci e, perché no, anche i racconti e le necessità dei compagni di viaggio.
Proprio sul tema dell’ascolto vale la pena fare una menzione speciale a Tiberio Bentivoglio. Imprenditore reggino, sopravvissuto a un assalto diretto da parte di alcuni andraghetisti per essersi fermamente sottratto alle logiche del racket, Tiberio è una voce fondamentale nella lotta alla mafia e un membro attivissimo di Libera. Durante il nostro soggiorno a Isola Capo Rizzuto raccontò a noi volontari la sua storia di resistenza al sistema mafioso, lunga ormai trent’anni. Una storia fatta di minacce, lettere minatorie, attentati incendiari multipli alla sua attività (la Sanitaria Sant’Elia di Reggio Calabria ndr) e una sparatoria, alla quale è sopravvissuto per miracolo, ma anche di coraggio -tanto- e di voglia di riscatto. La testimonianza di Tiberio è stata forse il momento più significativo di un viaggio che, a ogni respiro, a ogni panorama mozzafiato, a ogni tuffo in mare, non ha mancato di ricordarci dove eravamo: in una terra da osservare con attenzione, da comprendere, da ascoltare, per tornare alle nostre vite con il cuore colmo di ricordi, e la testa più pronta, più allenata a difendere la legalità e i suoi valori.
Se siete curiosi di fare un’esperienza di volontariato con Libera il consiglio è dunque solo uno: partite! Qualsiasi età abbiate, qualsiasi sia il vostro contesto di provenienza, troverete ad accogliervi persone che ogni giorno difendono in prima persona, con il loro lavoro concreto e la loro enorme forza d’animo, la giustizia e la legalità.
A cura di Chiara Minarelli