A Modena più parchi per fare skate e più infrastrutture dedicate alla pratica degli sport estremi
Questa è la richiesta che la compagnia dei "RudeBoy" pone alla città, tramite l'intervista con gli operatori del Progetto InfoBus.
È martedì 6 giugno di una calda sera di primavera.
Arrivati sul posto ci presentiamo e parliamo con il presidente che, orgoglioso, ci mostra tutte le foto delle squadre di calcio che si sono allenate in quella polisportiva. In una appare persino un giovanissimo Luciano Pavarotti. La "sua" polisportiva è frequentata soprattutto da "giovani" attempati o giovani che usufruiscono unicamente degli impianti. Ringraziandolo per la disponibilità salutiamo e riprendiamo il giro.
Troviamo un gruppo di ragazzi in un capo da basket poco lontano e appena ci avviciniamo, la quasi totalità di loro si allontana; rimangono a parlare con noi solo un paio di ragazzi che però ci confessano di non fare parte della compagnia e di essere capitati lì per caso quella sera. Proviamo a fare loro qualche domanda e ad iniziare l’intervista, ma capiamo che non sono molto disposti in quel momento e quindi, dopo aver spiegato di cosa si occupa il progetto Infobus, ci allontaniamo.
Decidiamo di dirigerci allo skate park di Modena, altrimenti noto come "Le Gobbe". È tardi, saranno le dieci e mezza di sera, ma troviamo comunque tre ragazzi seduti su una panchina a fare due chiacchiere. Ci presentiamo come di rito e spieghiamo loro il motivo della nostra presenza lì.
Si mostrano fin da subito disponibili ed aperti al dialogo. Così, cominciamo a fare delle domande e scopriamo piano piano come è composta la loro compagnia. Ci dicono di essere solo in tre quella sera ma che in realtà sono una compagnia abbastanza numerosa, che alcune sere conta fino a dieci componenti, che sono un gruppo abbastanza omogeneo a livello di età, tutti sui 25/28 anni, ma non tutti condividono la stessa nazionalità. E di ciò ne vanno abbastanza fieri. Dei tre con cui stiamo parlando, infatti, solo uno è italiano (anche se si definisce "terrone"), mentre gli altri due vengono dal sud America, uno è brasiliano e l’altro è peruviano. Ci dicono inoltre che una ragazza che esce abitualmente con loro è originaria del nord Africa. Gli chiediamo se lavorano o studiano e scopriamo che, i tre ragazzi presenti, lavorano tutti. Quello che interagisce di più con noi ci racconta di essere un DJ e ci spiega quanto sia difficile emergere in quell’ambiente, nonostante abbia un ottimo curriculum alle spalle. Ci dice anche che più tardi dovrà andare a suonare in una discoteca, così ne approfittiamo per approfondire il discorso, ma viene fuori che sono, in linea generale, una compagnia abbastanza tranquilla, a cui non piace particolarmente la discoteca.
Uno dei tre ragazzi riceve una telefonata e si allontana. Starà poi al telefono per tutta l’intervista. Continuiamo chiedendo anche al secondo ragazzo del suo lavoro e ci risponde che ha fatto per tanti anni il cameriere in una sala bingo, ma che si è licenziato perché come ambiente non gli piaceva particolarmente. Gli chiediamo dove si incontrano di frequente e ci rispondono che, proprio lo skate park è il loro luogo di ritrovo abituale, un po’ perché abitano tutti in zona, quindi risulta abbastanza comodo, un po’ perché sono appassionati dello sport, chi da più e chi da meno tempo. Quindi, alla nostra domanda "cosa vorreste da Modena?" ci rispondono: più parchi dedicati a questo sport e più infrastrutture dedicate alla pratica degli sport estremi. Si rendono conto anche loro che è uno sport poco praticato in Italia e che, quindi, non ha un peso rilevante nella pianificazione urbana, ma se magari ci fossero più aree dedicate, i ragazzi comincerebbero ad avvicinarsi di più a questa "disciplina".
Ci parlano di Palermo e del parco coperto completamente dedicato a questo sport inaugurato di recente. Vorrebbero anche loro qualcosa di simile, anche solo per potersi concentrare solo sull’allenamento e sul perfezionamento della tecnica, senza doversi preoccupare di schivare i ragazzini in bmx che affollano il parco potendo dunque avere a disposizione specifiche aree per skaytare e con strutture più sicure per allenarsi. Già, perché attualmente la cura e la manutenzione delle attrezzature lì presenti sono fatte da altri ragazzi che si preoccupano in prima persona di tenere pulita l'area e aggiungerci, ogni tanto, qualche nuovo salto costruito con dei pallet.
Chiediamo loro cosa fanno solitamente quando si incontrano e, anche da questa domanda, emerge che sono una compagnia tranquilla: infatti se non si trovano al parchetto a fare due chiacchiere, vanno a casa di qualcuno a vedere un film o a giocare a qualche gioco da tavolo e si divertono semplicemente stando in compagnia. I rapporti con il vicinato sono tranquilli. C’è stato solo un evento che ha generato un po’ di tensioni, ma sembra superato, dal momento che i ragazzi ce lo raccontano con un sorriso: una volta avevano festeggiato lì un compleanno e suonando chi la chitarra, chi delle percussioni improvvisate, avevano finito con suscitare le lamentele di qualche vicino che non gradendo l'esibizione aveva chiamato la polizia.
Nel frattempo il ragazzo che si era allontanato ha finito la telefonata ed un quarto si è aggiunto al terzetto giusto in tempo per i saluti e per la foto di rito che fa da cornice ai nostri racconti.
È tardi, ringraziamo i 4 giovani per la loro disponibilità e ci avviamo verso il camper…ormai il 6 giugno è alle spalle...
Articolo a cura di
Vittoria Troise e Franco Mazzotti
Cooperativa sociale "Il Girasole"
Luglio 2017