BARBARA BARALDI

Intervista (dello scrittore Claudio Vergnani) a Barbara Baraldi, nuova regina del gotico italiano

BARBARA BARALDI

Chi meglio di Claudio Vergnani, cacciatore di vampiri letterari ("Il 18° Vampiro", "Il 36° Giusto") poteva intervistare la nuova regina del gotico italiano Barbara Baraldi? Entrambi modenesi, entrambi scrittori di talento, Barbara e Claudio rappresentano il lato buio, dark, della letteratura made in Modena. SS9
-

Stradanove ha già parlato di te, ma ti chiediamo ugualmente di fornirci qualche indicazione biografica.    Ciao a tutti! È un grande piacere essere vostra ospite a un anno di distanza. Sono una grande lettrice, amante della parola. Da sempre racconto storie, ho iniziato per tenere buoni i miei fratelli quando erano bambini. Storie fantastiche, paurose, romantiche o dalle atmosfere gotiche. Un giorno, queste storie ho iniziato a scriverle. E da allora non mi sono più fermata.

Puoi aggiornarci sul tuo percorso letterario?    Già da ragazzina scrivevo racconti. Ricordo che una volta, alle elementari, la maestra ci aveva assegnato il classico “tema libero”. Io ho costruito un giallo vero e proprio, in cui la piccola protagonista sospettava l’omicidio dei dirimpettai: una coppia di rondini a cui era stato distrutto il nido. Molto tempo dopo, e dopo aver svolto un’infinità di lavori, nel 2007 ho iniziato a pubblicare. Per avere l’opportunità di essere letta dai professionisti del settore, a cui di solito è difficile arrivare, ho partecipato ad alcuni concorsi letterari. Ho vinto così il Gran giallo città di Cattolica e il premio Orme gialle. Sapere che Carlo Lucarelli, Andrea G. Pinketts e Valerio Massimo Manfredi, all’epoca in giuria, avevano letto e apprezzato il mio racconto, mi ha dato una nuova spinta per continuare nel tortuoso cammino dell’editoria. Il premio del Gran giallo era la pubblicazione in appendice a un romanzo nel Giallo Mondadori, testata storica mondadoriana dal 1929. All’editor della collana il mio racconto è piaciuto, così mi ha chiesto: “Hai qualcosa di più lungo da farmi leggere?”. Si dà il caso che avessi appena terminato un romanzo, un thriller. Gliel’ho inviato, e gli è piaciuto al punto da metterlo immediatamente in programmazione sulla testata. Così è iniziata la mia collaborazione con Mondadori. A fine 2007, ho pubblicato con PerdisaPop la fiaba nera “La collezionista di sogni infranti”. Intanto, continuavo a scrivere.

Nei tuoi romanzi non è raro imbattersi in descrizioni estremamente veritiere di combattimenti, tanto che pare che tu abbia provato l’esperienza di persona. E questo, ancora oggi, è peculiare ma una scrittrice. Che puoi dirci al riguardo?    Sono da sempre appassionata di arti marziali. Da bambina seguivo persino mio padre agli allenamenti di judo! Per scrivere “Bambole pericolose” ho frequentato a lungo una palestra per assistere agli allenamenti di kick boxing, e sono stata spettatrice di svariati combattimenti sul ring, senza contare le interviste a chi le arti marziali le pratica per professione. È finita che mi sono pure comprata un sacco da allenamento, da prendere a pugni quando sono sotto stress.

I tuoi gialli sono ad un tempo action thriller ma anche classici percorsi all’inglese di ricerca del colpevole come sfida al lettore. Come riesci a coniugare le due impostazioni?    Sin dagli esordi, non sono mai stata interessata a copiare lo stile di uno scrittore che mi piaceva, o a seguire le regole di un genere. Ho cercato la mia voce, a costo di scrivere testi che editori e librai faticavano a catalogare. Da appassionata lettrice, scrivo quello che mi piacerebbe leggere. Per questo, forse, nei miei romanzi si possono trovare azione, ma anche introspezione psicologica, indagini alla ricerca di un colpevole e scorci metropolitani, o claustrofobiche ambientazioni rurali.

Alcuni ritengono che horror e gialli, alla lunga, possano rivelarsi indigesti dal punto psicologico per un lettore, soprattutto se la descrizione della violenza è veritiera e plausibile. Qual è il tuo parere? Una sorta di cattivo nutrimento o salutare catarsi per il lettore?    Per rispondere, prendo in presto una frase che ha scritto Stephen King in “Danse macabre”: “L’horror ci piace perché esprime in modo simbolico le cose che abbiamo paura a dire apertamente; ci dà una possibilità di esercitare (è giusto: non esorcizzare ma esercitare) quelle emozioni che la società ci impone di tenere sotto controllo.”

Come vedi l’attuale mercato letterario italiano? Le logiche sono essenzialmente economiche o ti pare di potervi ravvisare il tentativo di proporre prodotti validi e innovativi?    Non conosco neanche un editore che non sia alla ricerca di qualcosa di innovativo da proporre al mercato. Certo, le logiche economiche sono imprescindibili, e lo saranno finché quello del libro sarà un mercato e non un esercizio intellettuale riservato a un’élite. Da un lato, non è facile per gli editori trovare manoscritti che contengano elementi in grado di emergere dalla moltitudine di titoli pubblicati ogni settimana, ma è pure vero che un esordiente con una buona idea fatica a trovare un interlocutore tra gli addetti ai lavori a cui proporre il proprio lavoro.

Ci sono autori di gialli che hanno influenzato in modo sensibile il tuo modo di scrivere?    I racconti di Edgar Allan Poe, il cinema di Dario Argento.

Mettiti per un momento nei panni di una lettrice e dicci cosa maggiormente apprezzi nei romanzi e nello stile di Barbara Baraldi.    Posso dire che, quando scrivo, partecipo in modo forte e visionario alla narrazione. Mi capita di commuovermi, di avere paura, di provare eccitazione o malinconia. La scrittura per me coinvolge anima e corpo. Quando i lettori mi scrivono di essersi emozionati e di sentire i protagonisti dei miei romanzi respirare, è il regalo più grande.

Non vorremmo invadere la tua vita privata, ma… potresti dirci cosa fa Barbara Baraldi quando non scrive?    Mi piace cucinare. Ho imparato a preparare alcuni dei piatti tipici della mia zona e a casa mia non mancano specialità fatte in casa. Tra cui, naturalmente, i tortellini con il ripieno tradizionale, a cui ho aggiunto un ingrediente segreto, suggerito da mia nonna. Ascolto musica, leggo tantissimo. Quando il clima lo permette, vado a pescare con i miei fratelli, ma poi i pesci li lascio sempre andare. E poi cinema e concerti, e qualche serata dark quando il rischio di diventare pantofolaia senza via di ritorno è troppo alto.

Puoi fornirci qualche anticipazione sui tuoi progetti in corso e futuri? Un lettore che voglia tenersi informato sul tuo lavoro, in quale modo può farlo?    Per tenersi informati su tutto ciò che riguarda la mia attività di narratrice c’è il mio sito, www.barbarabaraldi.it. Da un po’ tengo anche un blog: si chiama Scritture barbariche e l’indirizzo è http://hotmag.me/barbariche. Per quanto riguarda i miei progetti futuri, il 26 aprile esce con Mondadori “Il bacio del demone”, il secondo volume della saga dark fantasy di “Scarlett”. Questa volta le tematiche saranno più adulte, e l’atmosfera più oscura. La giovane protagonista dovrà affrontare il senso di colpa, e scontrarsi con i problemi giornalieri e con un demone antichissimo che, come nella più classica tradizione dell’horror, è capace di uccidere nei sogni. L’ambientazione è rigorosamente italiana, e include una scenografica e goticissima cattedrale di San Galgano. Durante l’arco della storia si rincorrono le tradizioni del nostro Paese, influenze orientali, e un antico retaggio che ricorda i cavalieri Templari. Poi, sono al lavoro su un progetto che mi sta entusiasmando tantissimo: la mia prima graphic  novel. Il volume inaugurerà la collana Neverland di Delos books, a cura di Stefano Fantelli e Gianfranco Staltari. Si tratta di una storia ambientata a fine Ottocento tra streghe, vampiri, vecchi manieri, bestie infernali e… burattini con l’anima (o uomini che l’hanno persa). Si tratta del mio personale omaggio alle vampire dei fumetti degli anni Settanta e alla letteratura gotica. Sto collaborando con due talentuose disegnatrici, Elena Cesana e Roberta Ingranata. Ed è un’emozione pazzesca veder nascere dai loro pennelli personaggi e ambientazioni che erano solo nella mia immaginazione.