FILIPPO GIANCANE

Nel '96 Filippo si trasferisce da Modena a Città del Capo. La sua è una vita che sembra fatta di tante vite: modello, scenografo, falegname e ora tour operator con Africamore

FILIPPO GIANCANE

Poco più di 40 anni ma un viso che sembra aver fatto un patto di non belligeranza con lo scorrere del tempo, impreziosito da un sorriso che regala luce a chi incrocia. Filippo Giancane da poco più di 15 anni vive in Sudafrica. Dopo la laurea in Economia e commercio ha fatto il modello, lo scenografo e il falegname. Ora fa il tour operator (“Africamore”) a Città del Capo. Ma Modena rimane nel suo cuore.

Com’è maturata la tua decisione di lasciare Modena per trasferirti in Sudafrica?

Stavo studiano economia a Modena nel lontano 1996 quando mia sorella, che faceva la modella e si trovava in Giappone per lavoro, ha conosciuto Gareth, anche lui modello di JNB. Si sono sposati e sono andati a vivere a Cape Town (Città del Capo). Quando Gareth ha saputo che ero appassionato di Windsurf, mi ha consigliato di raggiungerli: Cape Town è uno dei posti migliori al mondo per il surf,  con spiagge deserte, onde e vento costante.

E così, io e il mio miglior amico siamo riusciti a farci assumere dal papà di Gareth nella sua ditta di pavimentazioni e ad entrare nel paese con un permesso di lavoro per saltare il servizio militare.

Avevi quasi in tasca una laurea in economia e commercio, ma arrivato a Città del Capo ha iniziato a lavorare in un campo decisamente lontano da numeri e statistiche…

Quando sono arrivato stavo preparando la tesi su Economia dello Sviluppo. Un giorno mia sorella mi chiama al casting delle patatine Pringles e mi prendono per lo spot televisivo. Da allora sono stato assunto dall'agenzia di mia sorella e ho fatto il lavoro di modello per quasi 5 anni. Lavoravo per cataloghi sportivi, pubblicità e Image Bank.  Mi sono divertito moltissimo ma dopo un po' quel mondo era diventato frustrante e superficiale. I modelli non hanno un dialogo particolarmente raffinato e il tempo passato a cercare di essere scelto, in base alla forma del corpo e della faccia, non è proprio guadagnato.

Hai partecipato anche un videoclip per Cher (“Do you believe”). Raccontaci quell’esperienza.

Durante la mia permanenza a Londra, nell'estate del 1998, ho conosciuto una casting agent che mi ha scelto, non so ancora perché, come protagonista del video di Cher. Tra il cast c'erano personaggi molto interessanti di diverse origini, attori, deejay, ballerini. È stato come essere in un film, anche se Cher, grande diva, stava con noi solo il tempo delle riprese, poi si chiudeva nel privè al sicuro dalle nostre infezioni.

Poi tornato a Modena ho anche provato l'emozione della fama, tanto che era uscito un articolo sulla Gazzetta di Modena, chiamato "Bello senza compromessi" che raccontava della mia esperienza nel mondo bacato dei fotografi di moda.

Lavorare come modello ti ha portato in giro per tutto il mondo. C’è qualche luogo che ricordi con particolare emozione (e perché)?

Non ho girato poi così tanto, sono stato ad Amburgo dove l'agenzia contattata dal mio manager sudafricano non ha voluto rappresentarmi, e il presunto amico dell'amico non ha voluto ospitarmi. Poi sono stato a Zurigo dove per una multa ho pagato di più che la paga dell'unico lavoro fatto.

Nel frattempo hai trovato lavoro negli studi cinematografici di Città del Capo. Ma non davanti alla macchina da presa…

Nel 2000 mi sono laureato e  dopo 2 mesi in giro sabbatico per l'Asia, al mio ritorno a Cape Town, ho incontrato una scenografa, pronipote del comandante Bly del Bounty e nipote della sindaca di JNB, di cui sono diventato assistente e, dopo neanche un anno, marito.

Per che tipo di produzioni hai lavorato come scenografo?

Lavoravamo per pubblicità televisive internazionali, perlopiù europee: Vodka, J&B, Automobili, Heineken. Era il lavoro più stressante della terra, a contatto con gente fuori dal comune totalmente stressata da ritmi impossibili e vizi sfrenati, e così abbiamo entrambi smesso e cercato qualcosa di meglio.

Ho seguito così un corso di 2 anni di Shiatsu, con tesi e casi di studio, e ho aperto un mio studio, nell'ex garage di casa mia. Poi, dato che lo Shiatsu non fruttava abbastanza per sostenere una famiglia, costo in Sudafrica molto alto, ho iniziato a lavorare come falegname free lance per la costruzione di set televisivi, aiutato dagli agganci che mia moglie aveva nel settore. C'è' un motociclista Neozelandese, super organizzato e rilassato, che ancora oggi mi chiama per sapere se sono libero di lavorare per lui. Con lui ho realizzato scenografie per il film "Natale in Sudafrica".

Come hai iniziato la tua avventura come guida?

Nella Film Industry si lavorava da novembre a Pasqua, poi con l'arrivo dell'inverno tutto si spostava a JNB o in Europa, dove c'era invece il clima secco. E così, non potendo passare 6 mesi in Europa seguendo l'estate come in precedenza, essendo sposato, ho accettato il lavoro di guida per italiani offertomi da un'agenzia di trasporti locale. Avendo già vissuto a Città del Capo per 4 anni, cambiando casa ogni anno e girandola in lungo e in largo alla ricerca di "props" (accessori per allestire le scene), conoscevo la città come le mie tasche, e non solo le zone più europee.

Come deve essere l’escursione “perfetta”?

Penso che un viaggio, perché  possa accrescere il bagaglio culturale ed emotivo di chi lo vive, debba mostrare la realtà visitata da vari, se non tutti i punti di vista, e garantire un contatto con la popolazione, la natura e le usanze locali.

Dopo qualche anno e centinaia di escursioni e viaggi organizzati, hai deciso di aprire la tua agenzia… ed è nata Africamore. Quali escursioni proponi?

Stanco della monotonia dei percorsi obbligati dai poco disponibili autisti boeri, ho strutturato un itinerario interattivo, includendo mezzi pubblici e visite improvvisate nei diversi quartieri della città. La mia specialità è la visita ai quartieri africani (chiamate township), che conosco a menadito e mostro nel modo più spontaneo e coinvolgente che ci sia. Attraverso visite a personaggi, abitazioni e luoghi di svago (shabeens), i miei compagni di viaggio possono veramente provare il calore, l'allegria e l'ospitalità degli africani.

Nel tuo “carnet” hai anche visite esclusive decisamente originali…

Tra le nostre esclusive puoi trovare, per esempio: una visita domenicale ad una messa cantata e se, presenti, a matrimoni locali; un tour della vita notturna della Mother City, tra locali africani, trendy pub ed eventi vari; pranzi nei migliori ristoranti frequentati dalla gente del posto; tour dei graffiti e dei designer nel quartiere d'avanguardia di Woodstock, uno dei più integrati del pianeta, secondo la CNN.

Europei e africani. Quali sono le differenze più macroscopiche che hai notato nei due stili di vita e nelle persone in tutti questi anni e le somiglianze inaspettate che hai colto.

Una delle cose che si sente subito quando si lascia l'Africa e si arriva  in Europa è l'indifferenza della gente nei confronti degli altri esseri umani che li circondano. In Africa è come se si fosse tutti amici, una grande famiglia, tutti figli della stessa Madre Terra. Se approcci un africano col sorriso chiamandolo fratello avrai sempre un benvenuto a braccia aperte. Probabilmente la semplicità della vita serena delle campagne e la mancanza di studi e conoscenza del mondo, oltre che dello stress del lavoro, li ha tenuti liberi da quell'arrogante atteggiamento di superiorità che spesso caratterizza i popoli più ricchi del nord. Senza parlare dell'amore sviscerato per la musica, dai 2 agli 80 anni, che rende chiunque propenso al canto o alla danza in ogni luogo e momento.

Tra le somiglianze, senz'altro il facile adattamento ad una vita urbana all'insegna dei cellulari, della moda e del lifestyle occidentale, che prima o poi colpisce chiunque ne sia venuto a contatto.

Ogni quanto torni a Modena? La consideri ancora la tua casa?

Nei 17 anni che vivo in Sud Africa, sono tornato a Modena tutti gli anni per almeno un mese, di solito tra giugno e luglio. Sono molto legato alla mia città, ai miei cari vecchi amici e alla mia famiglia, seppur poco numerosa. I primi anni ero felice di tornare a Modena ed dopo un po' ero felice di ripartire.  Oggi, dopo tanti anni di vita all'estero, mi mancano molto la mie radici, soprattutto per quanto riguarda il lato intellettuale, artistico ed affettivo che considero molto importante nella vita. Città del Capo è una città fantastica dal punto di vista sportivo, naturalistico e come incontro di diversi mondi, tuttavia la sua estrema lontananza da tutto la rende una citta' molto isolata. Penso che sposterò la mia base in Italia per i prossimi anni, cercando di trovare sempre nuovi clienti per i miei viaggi nel magico Sud Africa, che mi porto sempre nel cuore e non riuscirei mai ad abbandonare per sempre.

www.africamore.com