VALERIO M. PELLIGRA
Modenese classe 1990, autore di “Amen – Gli Araldi dell’apocalisse”, Valerio ci racconta il suo percorso personale e professionale di neo penna del fantasy
Un’attrazione per il fantasy maturata sin da bambino e una formazione articolatasi fra scrittura creativa, illustrazione e fumetto: Valerio Marcello Pelligra, modenese classe 1990, autore di “Amen – Gli Araldi dell’apocalisse” (GDS Edizioni), ci racconta il suo percorso personale e professionale di neo penna del fantasy.
L'attrazione per il fantasy accomuna tanti, da piccoli. Cos'ha in più, di diverso, un autore in erba?
Purtroppo, è largamente diffusa l'idea che la passione per il fantastico sia qualcosa di infantile. Credo che uno scrittore adulto possa invece sfruttare l'irreale per trattare temi assai reali, concreti, maturi. Può permettersi di essere irriverente senza essere diretto, può fare denuncia senza sporgere accusa, giocando sulla finzione del romanzo per celarvi i messaggi che vuole trasmettere (semmai risultassero scomodi ai più).
Cartoni animati, film, fumetti: qual è stato il primo piolo sulla scala del fantasy?
Il mio grande sogno d'infanzia, e nella fase della prima adolescenza, è stato quello di diventare un fumettista. Alle superiori mi sono tolto qualche soddisfazione, in tal senso, pubblicando brevi saghe a fumetti e illustrazioni nei circuiti del giornalismo studentesco.
E crescendo?
Ho progressivamente abbandonato lo studio del disegno per concentrarmi sulla scrittura. Apprezzo sempre di meno il fantasy di puro intrattenimento e svago, infatti spero di riuscire a veicolare contenuti e stimolare riflessioni attraverso i miei scritti.
Il liceo classico, palestra di scrittura: le lingue antiche sono spendibili anche per una penna come la tua? Parafrasando: il greco e il latino tornano utili a chi, come te, si occupa di fantasy?
Assolutamente sì. Non avrei potuto scrivere AMEN senza lo studio di queste lingue, che mi hanno permesso di apprezzare la letteratura greco-latina nella sua forma originale. L'idea stessa di epicità, punto focale della narrativa fantasy, trova le sue radici nell'epica classica.
Da cosa trai spunto per i tuoi scritti?
Nella creazione dei personaggi mi ispiro spesso a persone reali, per cercare di renderli più credibili e sfaccettati. Traggo anche spunto da sogni e incubi, perché è lì che la nostra fantasia viaggia senza regole, partorendo immagini, emozioni, situazioni e scenari.
Quali gli autori di riferimento?
Sono fiero di aver fatto parte della “generazione Harry Potter” e confermo volentieri J.K. Rowling come l'autrice che mi ha fatto scoprire prima la lettura e poi la scrittura. Per la stesura di AMEN, un ottimo mentore è stato John Milton. Citerei anche il giapponese Hideaki Anno, che mi ha molto influenzato con le sue opere di animazione.
Cosa delinea il gothic fantasy?
Ho definito così il genere di AMEN per una questione di stile e tematiche, molto vicine al romanzo gotico e dunque con una forte componente romantica e horror. Sebbene "l'impalcatura" della saga possa sembrare propria di un fantasy più o meno classico, l'atmosfera che si percepisce è quella di un mondo decisamente dark, tra sogni profetici, possessioni demoniache e culti apocalittici. Violente passioni e amori struggenti hanno uno spazio fondamentale nell'intreccio, così come il lato introspettivo, che dà voce alle emozioni più tenebrose dei protagonisti.
Se non fossi autore di questo genere letterario, su quale ti cimenteresti?
In futuro, mi piacerebbe tentare con la narrativa di seduzione.
In un momento così difficile per l'editoria, chi pubblica gode di opportunità minori?
Sicuramente. Ma credo che l'unico modo per reagire in maniera costruttiva sia ingegnarsi, sfruttare nuovi canali, escogitare espedienti alternativi per pubblicizzare il proprio progetto. Chi crede davvero nel suo sogno farà di tutto per realizzarlo. Anche in un contesto sfavorevole. Forse sono troppo ottimista, ma mi piace pensarla così.
Tre consigli da dare a chi sogna di scrivere un fantasy
- Il fantasy racconta l'irreale, ma non l'irrealistico. Incantesimi, viaggi nel tempo, sistemi planetari diversi dal nostro: ogni elemento magico deve avere coerenza e regole logiche, ché la magia può facilmente sfuggire di mano.
- Supplico ogni neo autore di non inserire un drago nella propria storia. O almeno, se proprio deve, di far sì che nessuno lo cavalchi, men che meno il protagonista.
- Terzo e ultimo consiglio: questi poveri, ricorrenti, ingombranti, usurati draghi, ecco, non facciamoli “parlare”!