FRANCO GIUBILEI

Stradanove incontra l'autore di 'Vita da Paz. Storia e storie di Andrea Pazienza'

FRANCO GIUBILEI

"Vita da Paz. Storia e storie di Andrea Pazienza" (Black Velvet Editore) è una biografia di Pazienza raccontata attraverso le parole degli amici, da Michele Serra a Vincino, da Vincenzo Sparagna a Jacopo Fo. Abbiamo incontrato l'autore, il giornalista Franco Giubilei.

Dal libro emerge un ritratto perfetto degli anni '80 del fumetto (ma non solo). Non so se il ritratto è perfetto, ho descritto la scena del nuovo fumetto italiano cresciuto intorno a pubblicazioni come Cannibale, Il Male, Frigidaire e, in ambienti editoriali meno alternativi, al rizzoliano Linus. Per raccontarla però dovevo spiegare anche cosa c’era dietro: il 77 bolognese, il neonato Dams cui Pazienza era iscritto, la Bologna underground che ruotava intorno alle case occupate come la Traumfabrik, anche perché quei fumetti lì prendevano direttamente spunto, ispirazione, personaggi e atmosfere da quegli ambienti, nel caso di Pazienza in modo particolare.

Un aneddoto curioso presente nel tuo libro. Non c’è grande aneddotica se non per l’aver riportato il racconto delle persone che a vario titolo hanno avuto a che fare con lui, ma ricordo un episodio raccontatomi dalla fidanzata del periodo bolognese Betta: fanno la spesa in un supermercato a Milano, ingombri di valigie perché sono in partenza per Londra, anno 1978 (Paz ha 22 anni, lei credo pure). Alla cassa una commessa lo rimprovera per aver rubato qualcosa – a Milano erano superfrequenti furti ed espropri proletari e Pazienza aveva capelli lunghi e aria freak, dunque era sospetto – lui però è innocente, ma visto che vogliono farlo passare da teppista diventa un teppista vero: salta a piedi uniti sul piano cassa e se la dà a gambe senza pagare niente con Betta e valigie dietro.


C'è qualcosa che avresti voluto raccontare nel tuo libro ma per problemi di spazio, tempo o altro non è presente? Mi sarebbe piaciuto avere la versione di Vincenzo Mollica, che era un suo caro amico, che potrebbe aver messo in contatto Paz con Fellini per il manifesto della Città delle Donne, particolare che non conosco. Manca anche la famiglia, questa è tecnicamente una biografia non autorizzata. Michele Pazienza, cui mi ero rivolto all’inizio, mi disse che avrei dovuto scrivere il libro sotto dettatura (testuale), così ne ho fatto a meno. La madre però sarebbe stata da sentire.


Pazienza è una tua inesauribile passione (ne avevi scritto anche nel volume "Le donne, i cavalier, l'arme, la roba. Storia e storie di Andrea Pazienza"). Quando e come è scoccato il coup de foudre? E’ scoccato sui vent’anni, leggendo casualmente cose sue sparse fra il Male e Linus, raccontava talmente bene gli stati d’animo di noi studenti universitari fancazzisti da risultare irresistibile.


Nella sua vasta produzione qual è a tuo parere l'opera (o l'illustrazione) perfetta? Non c’è, anche se la più compiuta sotto un profilo narrativo è probabilmente Pompeo, furbo ritratto tossico autoindulgente smentito dai fatti, visto che è morto di eroina dopo aver solennemente annunciato, nel testo di fianco alla balestra a fine albo, che Pompeo chiudeva una fase della sua vita apertasi con Pentothal. Le cose più straordinarie le ha fatte su Cannibale e sul Male, come il Partigiano e le storielle sul mondo freak tossico come Anco Marzio, Prixicell, Perché Pippo sembra uno sballato (sembra sballato perché E’ sballato).

Perché Pazienza era e probabilmente rimane un autore unico nel panorama italiano e internazionale?
Di artisti non ne girano molti, e lui era un artista del fumetto. Nel panorama internazionale però non ha avuto la stessa fortuna: respinto in Francia insieme a Scòzzari, tradotto in Spagna su El Vibora credo, ma niente di più. La ragione è che il suo slang è intraducibile oppure necessiterebbe di quei traduttori bravissimi che però notoriamente non frequentano i seminterrati del fumetto, men che meno in Italia.

Il fumetto dopo Pazienza: quali opere ci consigli di scoprire/recuperare?
Un po’ tutto, tenendo conto che la fase migliore si è chiusa con Pompeo nel 1986.