FABIO “MEPHIA” GIANNACCO
Non solo rumore: un viaggio attraverso la musica in compagnia di un giovanissimo (classe '89) e talentuoso dj modenese
Ancora una volta si parla di giovani talenti provenienti dall'Emilia-Romagna. Quella stessa regione che ultimamente è stata colpita da eventi catastrofici ma nonostante tutto ha dimostrato di sapere come tenere duro e rialzarsi. Questo anche grazie a numerosi eventi musicali benefici che si stanno realizzando ormai da un mese, molti dei quali ad opera di artisti provenienti dalle nostre zone che vogliono mettersi a disposizione della loro terra e fare del bene attraverso quello che gli riesce meglio: fare musica.
Da sempre il nostro territorio sforna talenti artistici di ogni tipo. Talenti solidi e indiscussi la quale arte supera spesso i confini dell'Italia. Tra questi, innumerevoli appartengono al mondo della musica. Negli ultimi 20 anni è andato crescendo un nuovo modo di “fare musica”, figlio delle nuove generazioni ed in grande espansione. Di questo stile, detto “house”, si occupa il disk-jokey, più comunemente chiamato “dj”. Questi personaggi sono a tutti gli effetti musicisti, ma spesso si incontrano opinioni contrastanti a riguardo: molte persone infatti ritengono la loro musica soltanto rumore non riconoscendone la particolarità.
Per capirne qualcosa di più, ho intervistato Fabio Giannacco, in arte “MEPHIA”, un giovanissimo (classe '89) e talentuoso dj modenese perfettamente inserito nel panorama della musica Deep House a livello italiano...
Ciao Fabio, innanzi tutto grazie per essere qui. Raccontami brevemente la tua storia. Ciao, grazie a voi per avermi dato questa opportunità. Ci sarebbe molto da dire… per semplificare diciamo che sono stato attratto dalla musica fin da piccolo, ascoltando di tutto con i miei genitori (dal rock n’ roll alla musica classica, dalla musica leggera a quella pop e così via), ma non avrei mai pensato fino a qualche anno fa di arrivare ad avere un rapporto così intimo con la musica e di lavorare in ambienti di questi livelli. Diciamo che è stata una di quelle cose in cui ti butti a capofitto durante l’adolescenza, poi ho capito quasi da subito la vocazione che mi ci aveva spinto e l’importanza che aveva per me, quindi mi sono messo a lavorare, non tanto per “arrivare”, quanto più per dare il mio contributo artistico a questo mondo.
Un aggettivo per definirti? Le cose più importanti della tua vita? Lunatico direi che vada bene :-)
Ho vari hobby e passioni ma le cose più importanti sono la mia famiglia, la mia musica e i miei amici.
Quale genere di musica ami e suoni? Suono di tutto nei miei dj set, se capita anche un pezzo chill out, dubstep o pop; prevalentemente amo la musica ricercata e l’house in tutte le sue forme, ma nei clubs prediligo un filone deep house con varie influenze (Chicago, Detroit, Acid…).
Descrivimi la tua carriera dall'inizio ad oggi. Guarda, vista la mia giovane età più che di carriera preferisco ancora parlare del mio “percorso”. Un percorso che va avanti da ben otto anni e che mi ha permesso di conoscere tanti mondi e tanta gente, ma anche di farmi un po’ le ossa per sopravvivere in una scena dove non è facile rimanere a galla. Ho esordito lavorando nella mia città a cavallo dei 15/16 anni d’età, per poi spostarmi quasi subito verso Bologna, Rimini e la Toscana, suonando a volte anche gratis in festicciole o after hours fino a un paio di anni fa, quando ho avuto la prima seria “residenza” al Black Box di Ferrara lavorando fianco a fianco con i Pastaboys ed altri artisti nazionali e internazionali di grande calibro. Ho partecipato al Pulse Festival (presso il Link di Bologna), uno dei festival di elettronica più importanti a livello regionale, mi sono esibito in una buona parte dei clubs della zona e non solo (Tenax, Frau, Reflex o ex Insomnia, Echoes, Area,Vox, Canniccia, King, Zanzibar beach, Mazoom…), e attualmente sono resident in due dei migliori club del nord Italia a livello di ricercatezza, il Black Box e il Moxa di Mantova.
Come è nata questa passione? Tutto è cominciato dopo le prime serate al Kinki di Bologna. Avevo 14 anni, il mio interesse e l’attrazione per quel mondo cresceva sempre di più e così ho iniziato a selezionare e mixare musica a livello amatoriale, fino all’acquisto della prima consolle professionale poco tempo dopo… Mi sono innamorato, come molti del resto, di tutta quella corrente “old school” che sapeva e sa ancora raccontare qualcosa con la musica emozionando la gente a “colpi di dischi”. Ho cercato in tutti i modi di comprendere quel modo di fare musica, entrando in contatto con alcuni dj della zona (professionisti e non) con l’obiettivo di riscoprire quello che purtroppo, a causa della mia giovane età, non ero riuscito a vivere, quel vero fenomeno house trasgressivo che in Italia ebbe il suo pieno sviluppo negli anni ’90. Non mi sono mai precluso, a differenza di molti che giudicano a priori, di ascoltare quelli più grandi di me, che hanno visto e vissuto quel movimento. Forse è anche per questo che rispetto a molti ragazzi della mia età ho una mentalità e una vena old school che molti ritengono positivamente inspiegabile.
La tua famiglia cosa pensa di questo percorso? Premetto che le prime regolamentazioni per i dj in Italia sono arrivate solo nel 2010 - non a caso in Italia non c’è una gran considerazione della figura che ricopro e sicuramente non siamo ritenuti veri professionisti, anche a causa del fatto che il mondo in cui opero è davvero privo di garanzie. Nonostante tutto ciò sono riuscito, seppur con estrema difficoltà, impegnandomi e non lasciando mai niente al caso, a dimostrare che quello che faccio è davvero un Lavoro, prendendo apposita licenza Siae e non smettendo mai di operare in modo professionale. I miei familiari, dopo un iniziale scetticismo, sconforto, dubbi e paura per il mio futuro professionale, sono arrivati ad essere contenti e fieri di vedermi attivo e voglioso di costruirmi un futuro nel campo: mi sostengono in pieno.
Cosa rappresenta per te la musica? Quali sensazioni provi quando suoni?
Prima si parlava di percorso… beh, penso che oramai questo percorso non solo abbia influenzato la mia vita ma sia a tutti gli effetti diventato la mia vita! La musica vive dentro di me: è il motivo per cui mi alzo la mattina, è un motivo di gioia, di rabbia, di dolore… insomma è una grande emozione! E oltre che un lavoro è un’ardente passione che rapisce il mio pensiero in modo incondizionato: ogni volta che suono è per me come fare un viaggio diverso, e questo dipende molto dal pubblico, dalla location e dalla storia del locale. Durante questi viaggi musicali rivivo situazioni passate, immagino di costruire sempre qualcosa di nuovo ma soprattutto di raccontare una storia.
La serata che più ricordi? Perchè? Sicuramente un after hour in Toscana, nel 2009. Ho suonato più di 6 ore in una location paradisiaca, pubblico raffinato e un gran animo. Questo tipo di feste sono le occasioni migliori per sperimentare musica di tutti i tipi, impostare il dj set come vuoi e spaziare a 360 gradi.
Hai pubblicato dei dischi? Ho intrapreso la strada della produzione da un paio d’anni, attualmente non ci sono pubblicazioni ufficiali a mio nome ma posso anticiparti che a breve stamperò su due importantissime label della zona per il settore dell’house più underground:Manocalda e Smoke Joke, rispettivamente le etichette dei Pastaboys e di Ivan Iacobucci, dj storici della nostra zona.
Molti dei tuoi fan sono disposti a fare svariati km alla sera per seguire le tue tappe ed essere presenti nei luoghi in cui ti esibisci. Qual è il tuo rapporto col pubblico? Direi bellissimo! Ritengo che non ci debbano essere barriere tra il dj e il pubblico e che il dj debba allietare la serata delle altre persone con la sua musica utilizzando tutta la sua forza positiva, cosa che un dj non può non avere. Mi piacciono le consolle aperte dove puoi toccare la gente, non quelle dove sei rialzato rispetto al pubblico e l’atmosfera è molto rigorosa e falsa. Mi piace guardare da vicino le persone, il loro sostegno è importantissimo, come riderci insieme. Insomma li considero i miei compagni di viaggio…
Alcuni ritengono che lo stile di musica che produci non si possa definire appunto musica, ma soltanto “rumore”... Come ti senti di rispondere a questa provocazione? Come ti dicevo prima, non essendoci delle regolamentazioni chiare e dei riconoscimenti ufficiali, purtroppo in Italia si ha questo grande problema; spesso si tende a generalizzare sulla musica elettronica considerandola solo un martello pneumatico usato dai giovani per sballarsi, diffondendo così un pregiudizio a livello sociale verso questo tipo di attività e verso questo mondo, facendo passare chiunque partecipi a serate in discoteca come uno sballato che si diverte bevendo alcol e assumendo droghe…tanto che spesso questo alone negativo ricopre anche chi dentro questi ambienti ci lavora. Inutile dire che non si può fare “di tutta l’erba un fascio”. Non vi è tolleranza nei nostri confronti. Possiamo trovare esempi di questo atteggiamento anche tra gli esponenti politici che si prodigano contro le discoteche limitandone le possibilità o facendole addirittura chiudere a volte senza dei chiari motivi. Purtroppo le cose vanno così, chi fa house, techno o elettronica in Italia costituisce una minoranza e in quanto tale deve adattarsi a tutte le limitazioni che questo comporta, a volte riuscendo a sopravvivere a volte no... Detto questo, inviterei queste persone a una riflessione: così facendo si respinge tutto il positivo che ci sarebbe da sviluppare, si penalizzano gli artisti che cercano di farsi notare attraverso questi ambienti e soprattutto non ci si rende conto dell’importanza che hanno questi luoghi d’ aggregazione giovanile.
Qual è la tua opinione a proposito della possibilità di scaricare musica da Internet (a pagamento o in maniera illegale)?
A mio parere questo aspetto della rete ha lati positivi e negativi. Chiaramente per le label e per i producers con anni di pubblicazioni alle spalle è una enorme perdita di denaro, ma per molti altri è stata una grande chance. Con il digitale sono venute alla luce migliaia di labels nuove incrementando così il numero delle uscite ma abbassando la qualità del prodotto sul mercato. Il lato positivo è che ora accendendo il pc riesci a trovare praticamente qualsiasi traccia tu voglia e puoi aggiornarti sempre usando la carta prepagata, inoltre molti vecchi vinili tra cui alcuni un tempo introvabili sono stati ristampati in digitale e ora sono disponibili sui vari siti; dunque per ragazzi come me che vogliono anche scavare indietro e farsi una cultura è utile. Non parliamo dei siti illegali… quelli sono la vera rovina della musica.
Al giorno d'oggi molte persone vorrebbero tentare di farsi spazio nel campo ma non è affatto semplice, c'è molta competitività e il talento viene prima di tutto. Quale consiglio daresti loro? Insomma... come ci si costruisce una carriera come la tua? Non è semplice affatto. Io nel mio piccolo cerco di mantenere la mia posizione facendo del mio meglio e mettendo entusiasmo nell’organizzazione degli eventi, ricercando sempre il viaggio musicale più completo (sia a livello di suond innovativo che sul lato tecnico). Anche la produzione è un passo importante, ma a differenza di come erroneamente si pensa di solito, secondo me il producer e il dj sono due figure distinte. Oggi con le nuove tecnologie tutti possono produrre musica, anche i principianti, e nella maggior parte dei casi troviamo dei bravi o discreti producer ma con limitate capacità tecniche a livello di djing, mentre un dj che ha esperienza e impara a produrre può ritenersi un artista completo del campo. Però, non essendoci regolamentazioni chiare ne patenti che attestino le capacità del dj, è difficile giudicare o porre delle regole.
Il consiglio che darei è che bisogna lavorare sodo tenendo sempre in considerazione quelli che questa sfera musicale l’hanno creata, facendosi trasportare dalla magia decennale dell’house, creando sempre nuove sfumature musicali… le parole chiave sono due: sperimentazione e costanza. Insomma, non bisogna mai mollare!
Hai tutte le carte in regola per sfondare a livello internazionale. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Come ti ho anticipato, le nuove uscite del mio progetto “Mephia & Andrum” (ideato con il mio socio e amico Andrum) sono imminenti, abbiamo avuto dei feedback molto interessanti in Italia e anche all’estero, dunque si lavora sodo!
Inoltre a settembre riprenderò a pieno regime la mia stagione al Black Box e al Moxa. Non escludo un trasferimento nei prossimi anni, il mio sogno sarebbe quello di vivere un giorno in una grande capitale Europea…. Chissà cosa ha in serbo per me il futuro!
Infine vorrei farti una domanda che potrebbe non c'entrare col discorso ma che in questo momento riguarda un po' tutti... In quanto cittadino di Modena, come hai vissuto i tragici momenti della catastrofe sismica abbattutasi sulla nostra città? Quale messaggio ti senti di lasciare ai tuoi concittadini, soprattutto ai più giovani che ti seguono e stimano? Ovviamente mi sento di esprimere cordoglio e vicinanza alle persone colpite in modo più consistente. Io e la mia famiglia per fortuna stiamo bene ma è stato un grande spavento e motivo di sconforto per tutti. Mi sento di fare i miei più sinceri auguri a chi sta cercando di ripartire da zero e i miei complimenti a tutte le persone, associazioni e volontari che stanno contribuendo alla rinascita dei territori danneggiati.
A nome mio e della redazione di Stradanove ti ringrazio per la collaborazione e ti faccio un grandissimo IN BOCCA AL LUPO per il futuro!