SUSANNA DIMITRI
Giovane attrice teatrale trapiantata a Parigi in zona Mont-Martre, appartamento con vista mozzafiato...
Ho conosciuto Susanna un venerdì sera d'estate, ero sul treno che da Modena porta alla riviera. Affollatissimo come sempre, io e il mio ragazzo abbiamo avuto la fortuna di trovare due posti a sedere. Ferma alla stazione centrale di Bologna vedo dal finestrino una ragazza che sul binario si sbraccia nella mia direzione per farmi occupare per lei i due posti vicino ai nostri.
Mi colpisce da subito per la strana luce che ha nello sguardo, dimostra a primo impatto qualcosa come 18 anni, è minuta e solare. Si siede vicino a noi insieme al suo amico, ma iniziamo a parlare solo poco prima di scendere alla nostra fermata.
Ed è lì che scopro che era appena atterrata a Bologna con un volo proveniente da Parigi. Già perché lei vive a Parigi, era tornata per far visita alla famiglia nelle Marche. E...
Chi è Susanna Dimitri?
Susanna Dimitri è una ragazza marchigiana innamorata della vita, del cibo, del mare, degli amici e dell’ arte. Ha anche la fortuna di amare tanto il teatro e la “sfortuna” di averlo scelto come professione…
Come hai scoperto la tua vena artistica?
Sono sempre stata molto creativa, fin da bambina. Giocando interpretavo vari personaggi e creavo costumi con tutto ciò che mi capitava a mano per me, per le mie bambole e per i miei cugini che erano i miei compagni di gioco. Il mio gioco preferito era fare le “scenette”, come le chiamavo io, dove inventavo delle storie e obbligavo tutti a partecipare, improvvisando ogni tipo di vicenda. Il mio lato fantasioso ha sempre lavorato molto in questo senso.
La mia creatività mi ha portata ad iscrivermi alla Scuola d’ Arte dove oltre a disegnare mi divertivo a fare le imitazioni di tutti, professori compresi. Credo di aver sempre saputo che quell’attitudine si sarebbe trasformata un giorno nel mio mestiere.
Qual è stato il tuo percorso formativo?
Tutto è stato formativo! Lo è stato il teatro della parrocchia che mi ha dato la possibilità di esibirmi già dai tempi della scuola, lo è stata l’Accademia a Roma e più di tutti il Conservatorio Nazionale di Arte Drammatica di Parigi. Non mi sento di tralasciare nemmeno tutte le esperienze lavorative avute fino ad oggi, da Disneyland al Teatro Valdoca.
Cosa ti ha spinto a trasferirti in Francia? In particolare a Parigi...
Ho sempre provato un grande amore per la cultura e la lingua francese, la famiglia di mio padre è emigrata in Belgio nel dopoguerra e lui ha sempre conservato la classica “R moscia”, inoltre a casa ascoltavamo spesso canzoni di Edith Piaf e Charles Aznavour. Tutto questo ha dato una forte impronta alla mia scelta. Poi ho studiato il teatro di Jacques Lecoq e guarda caso la sua scuola è situata a Parigi. Ho sempre avuto la forte consapevolezza che in Francia ci fosse un enorme rispetto e si facesse grande investimento su tutte le forme artistiche, dal teatro di marionette al teatro d’oggetto e alla prosa, cosa che in Italia non si verifica.
Fin quando hai vissuto in Italia, hai avuto modo di lavorare nel tuo campo?
Ho sempre lavorato in Italia ma di certo non potevo vivere di questo. Lavorare lì è possibile se ti accontenti, ma lavorare con professionisti e avere l’opportunità di diventarlo è molto difficile visto che nessuno investe su di te come giovane, figurati come artista. Fare l’attore non è più nemmeno considerato un lavoro a meno che tu non abbia una nomea riconosciuta. Le grandi compagnie non esistono quasi più e i teatri stabili men che meno per cui trovare spazio nel nostro Paese non è facilissimo, parti con tanti anni di pazienza passati a fare mille lavoretti sottopagati in piccole compagnie (ma anche questo non da nessuna certezza per il futuro). A me piace trovare un lato positivo in tutto e in questo ambito la cosa bella è che si vanno a formare dei gruppi di lavoro e di ricerca auto-sostenuti che se non altro hanno una poetica autentica e sentita.
Ma i begli ideali non danno da mangiare...
Se dovessi fare un paragone tra la carriera teatrale “tipo” in Italia e in Francia, cosa ne verrebbe fuori?
La differenza sostanziale è che in Francia il teatro è visto come una grande risorsa ed è per questo che incentivano il mio lavoro tanto quanto il pubblico ad andare agli spettacoli. Inoltre se al momento non stai lavorando ma sei una persona che si da da fare e dimostra di avere dei contratti alle spalle, vieni sostenuto economicamente dallo Stato con un sussidio minimo mensile il quale ti permette di creare il tuo progetto o di poter fare vari provini in attesa di trovare quello “giusto”. Ecco, in Francia anche se non diventi popolare puoi comunque vivere con questo lavoro, è tutto un altro sistema.
Di cosa ti occupi a Parigi al momento? Com'è vivere nella Ville Lumière? Pensi che tornerai a vivere in Italia?
Diciamo che non ho mai solo un lavoro a mano, ho sempre dei progetti in ballo. Infatti ora sto lavorando a tante cose: insegno Arte Drammatica in una scuola per principianti, sto creando uno spettacolo tutto mio, ne sto preparando un altro per Halloween con una grossa compagnia, collaboro come danzatrice per un collettivo di artisti e poi non smetto mai di fare provini e casting. Vivere qui è bello anche se il calore e l’ umanità che c’è in Italia manca ogni giorno, per non parlare del clima! Il sole genera felicità e qui nemmeno ad agosto si fa vedere. Tornerei molto volentieri in Italia ma assolutamente non ora, magari tra vent'anni.
Fino ad oggi in quali spettacoli hai recitato e in che ruolo?
Tanti spettacoli in ruoli differenti, sarebbe come una lunga lista della spesa.
L'esibizione che più ti ha segnata finora e perché?
Senza dubbio “Lo Spazio della Quiete” con Cesare Ronconi. Grazie a lui ho capito quanto è importante avere dei buoni maestri nel proprio percorso. È un artista eccezionale e un grande uomo che non risparmia nulla per sé, trasmette una grande generosità, tenerezza e sensibilità. Collaborare con lui è stata l'esperienza più importante del mio percorso lavorativo ad oggi.
Da chi e cosa trai ispirazione? Qual è l'artista che più ammiri?
Tutto può ispirarmi: una piccola frase letta da qualche parte, un lungo periodo buio o di serenità, la natura, il lavoro di altri artisti... Attualmente ammiro particolarmente il lavoro di Joël Pommerat.
Ho sentito dire che per un attore è difficile, una volta finito lo spettacolo, separarsi completamente dal personaggio che ha interpretato. Una volta calato il sipario, riesci a mantenere il “distacco emotivo” da ogni personaggio che interpreti o porti con te qualcosa di ognuno di loro?
Non saprei, non mi è mai capitato di vivere queste cose. Ma ci son spettacoli dove devi interpretare ruoli molto duri, credo che alla mia età ci sia ancora una parte inconsapevole che mi protegge da questi meccanismi.
Come vive una giovane attrice come te il mondo del teatro contemporaneo? Ti piace recitare in questo preciso periodo storico o avresti preferito vivere in un'altra epoca? Un'epoca in cui il teatro richiamava molto più pubblico...
Ora è dura per tutti, in qualsiasi ambito. Vogliamo chiamarla sfortuna generazionale? In ogni caso io aspetto la svolta. Certo, immagino spesso di vivere nell’Ottocento, di avere una piccola compagnia di giro come quella che aveva Molière nel '600 o, perchè no, negli anni '60 quando bastava fare la fila di fronte a Cinecittà per incontrare Fellini.
Quale ritieni che sia il motivo per cui il Teatro al giorno d'oggi non attira più come una volta?
L'Italia si è ammalata negli ultimi 20 anni. Intendo dire che è stata “sedata” dal nuovo format televisivo. Insomma, se dico Tv spazzatura sai di che parlo, no? E questo influenza irrimediabilmente la concezione comune di “spettacolo”. Chiaramente è tutto un altro mondo, ma trasmettere questo concetto a chi guarda la tv del pomeriggio per casalinghe è molto difficile.
Tralasceresti mai il teatro per il Cinema? Se sì, a quale tipo di pellicola ti piacerebbe prendere parte?
Fare cinema sarebbe un sogno, oltre che un grande privilegio. Se potessi scegliere mi piacerebbe interpretare ruoli storici in epoche diverse.
Conosci la realtà del teatro modenese? Per esempio della rassegna VIE che si svolge ormai da qualche anno?
No, purtroppo non conosco molto bene la realtà teatrale di Modena, ma credo che l’ Emilia-Romagna sia la regione culturalmente parlando più viva, una delle poche che ancora riesce a finanziare almeno in parte progetti validi e ad organizzare festival importanti come “Vie” per la scena contemporanea.
Credi che la vita dell'attrice possa conciliarsi facilmente con quella di mamma e moglie? So che sei molto giovane, ma un domani in cui dovesse arrivare anche per te quell'istinto, quella necessità di mettere su famiglia... lasceresti mai o metteresti in pausa la tua carriera per dedicarti alla famiglia? O la recitazione viene al primo posto per te?
Tocchi un tasto dolente. Chi fa l' attore dovrebbe avere gli stessi diritti e la stessa opportunità di avere una vita normale come chiunque altro, mentre in Italia o sei una star o muori di fame. Non si può solo vivere nella speranza di diventare una diva, io per esempio vivo nella speranza di potermi esprimere e poter creare qualcosa che faccia bene a me e agli altri. Vorrei fosse una sogno che lascia spazio anche alle ambizioni naturali come avere una famiglia propria e fare delle vacanze ogni tanto. Quasi tutte le mamme lavorano fuori e dentro casa e in più trovano il tempo per crescere dei bambini stupendi, quindi perché io non dovrei pensarci? Se ora potessi guadagnare tanto da poter smettere di lavorare per qualche anno e dedicarmi alla famiglia, sarei felice di farlo.
Qual è il tuo sogno, la tua massima aspirazione? Dove vorresti arrivare ad esibirti?
Sogni? Tantissimi! Quando si sogna si spara alto, lontano…. Se avessi la bacchetta magica farei subito un film con Almodovar e risponderei a interviste come questa con un bel vestito di fronte a David Lettermann.
Ma per ora mi accontento di te, dai. :-)