LUCA LUMACA
Fotografo, videomaker, artista a tutto tondo. Tre aggettivi per descrivere i suoi lavori? Ultrapop, sperimentali, contemporanei
Nato a Modena nel 1978, Luca Lumaca dal 1997 fa il fotografo e lavora nel campo della pubblicità per importanti aziende nazionali ed internazionali. Dal 2001 crea video commerciali e musicali, ha lavorato con numerosi artisti tra i quali Subsonica, Julie’s Haircut, Cristian Rainer, Le Luci della Centrale Elettrica, ha realizzato sei mostre personali e partecipato a numerose mostre collettive in giro per l’Europa. Ultrapop, sperimentale, contemporanea sono i tre aggettivi che ha usato per descriverci la sua arte. (www.lucalumaca.com)
Sei nato e cresciuto a Modena, dove la tua passione per la fotografia è arrivata quando avevi 15 anni. Quale formazione scolastica hai avuto? Scommetto che ti sei diplomato al Venturi …
Niente Venturi, sono un perito chimico industriale, ho fatto il Fermi. Da ragazzino avevo un forte interesse per la matematica, la scienza e la tecnica, che comunque non si è mai spento. Dopo la maturità, però, ho potuto dare sfogo alle mie passioni, iscrivendomi al Dams indirizzo cinema ed andando, non ancora ventenne, a lavorare in uno studio fotografico.
Modena e la fotografia: dicci un po’.
Da questo punto di vista Modena non è poi così pessima come apparentemente si possa pensare. Diciamo che può dare svariati spunti da cui partire, nei limiti di una città di provincia quale è, poi è logico che una persona che vuole approfondire questa passione trova sicuramente più input, possibilità e stimoli in una metropoli multietnica tipo Berlino.
A Modena di spazi a disposizioni ce ne sono e anche le iniziative non mancano; l'unico neo di queste ultime, è che spesso sono rivolte sempre e solo al pubblico del territorio e da più di un decennio ormai non viene organizzato nulla che riesca ad attrarre pubblico dall'estero e neppure dalle zone limitrofe del nord Italia.
Ci sono fotografi modenesi che hanno segnato il tuo cammino?
Se possiamo anche lui definirlo fotografo, citerei Franco Vaccari: trovo geniali i concetti alla base di alcune sue ricerche artistiche.
Cosa ritraeva la prima foto che hai scattato da cui è partito "tutto"?
Le prime fotografie fatte con l'intenzione di costruire un'immagine, non semplicemente di documentare un evento o fermare su carta un ricordo, sono state una successione di scatti in diapositiva fatti a marchi coca cola, a colori acrilici vuotati nella vasca da bagno e a particolari di oggetti di uso comune in plastica su sfondi colorati. Furono scatti che cercavano di dare risposta a una mia ricerca di forme e colori fatta in un pomeriggio all’interno delle mura domestiche.
Cos’è per te l'immagine?
Accidenti, devo ragionarci, di solito mi chiedono cosa sia l'arte per me... L'immagine è in generale l'elaborazione che fa il nostro cervello del riflesso della luce che colpisce ciò che ci circonda e che rimbalza verso la nostra retina. Essa è scomponibile in un insieme di punti, pixel o cubetti, accostati uno all'altro. L'uomo d'oggi pur vivendo nella società dell'immagine, dove la comunicazione è quasi totalmente visiva e ogni 24 ore vengono prodotte più immagini che in tutto il quattordicesimo secolo, non ha ancora i mezzi e la cultura adatti per accostarsi in modo critico a questa pioggia di informazioni visive, da cui rimane affascinato e attratto senza saperne neanche il motivo.
Hai detto che il tuo stile passa dai Lego ai videogiochi degli anni Ottanta e che ti piace usare spesso i giocattoli per dare un messaggio diverso da quello per cui essi sono stati creati... Perché la scelta dei giocattoli?
Perché i giocattoli nascono già come riproduzione del mondo che ci circonda, quindi sono molto comodi per rappresentare a mia volta situazioni che descrivono la società in cui vivo. Inoltre sfrutto proprio l'effetto destabilizzante che si crea nel vedere un oggetto legato al mondo dell'infanzia utilizzato in immagini spesso cruenti.
Poi usando questi mezzi ho a disposizione qualsiasi personaggio morto vivo o di fantasia oppure posso costruire qualsiasi situazione mi passi per la testa, senza bisogno di grande dispendio di tempo o di budget...Infine sono estremamente pop: sia i Lego che i videogame 8 bit sono basati su pochi colori primari e prodotti in serie.
Cosa cambia a livello di visuale tra la fotografia e la fotografia pubblicitaria?
Direi veramente poco... Le differenze sono solamente a livello concettuale e del committente. Se vuoi creare un'immagine per te stesso i limiti possono essere solo autoimposti e la libertà di partenza nella concezione dell'idea alla base del progetto è totale. Se lavori per un'azienda sei vincolato al prodotto che si deve pubblicizzare, che lo si debba esplicitamente vedere oppure no, che sia l'azienda stessa o ciò che produce.
Qual è la prima cosa a cui ti dedichi per trovare la giusta ispirazione per impostare il tuo lavoro per un videoclip?
Per prima cosa ascolto il pezzo fino alla nausea, in maniera da averlo perennemente in testa, poi penso a cosa visivamente attrarrebbe la mia curiosità tanto da cliccare un tasto play in rete oppure rimanere sintonizzato su un canale televisivo o davanti ad un monitor in una mostra. Io sono sempre il primo fruitore delle mie creazioni, devo per forza fare qualcosa che piaccia in primis a me. Poi cerco di capire se le mie elucubrazioni mentali si possono sposare con la traccia musicale. E alla fine mi dedico ad altro, tipo vado a fare la spesa al supermercato, perché le idee migliori ti saltano in testa mentre sei impegnato a fare altro...
A cosa stai lavorando in questo periodo?
Per quanto riguarda le mie produzioni più creative, ho in cantiere due progetti più articolati e complessi di quelli che ho svolto finora, ma sono ancora in pre-produzione quindi preferisco non parlarne...Per il resto, ho appena ultimato un video per un'agenzia pubblicitaria animato a passo uno che mi ha privato del sonno per due settimane e mi accingo a partire per alcune trasferte in giro per l’Europa per fotografare progetti d'architettura.