FRANCESCO GHERARDI
Francesco ha 27 anni, abita in provincia di Modena e dal 2010 fa un lavoro decisamente atipico: il sacrista per la parrocchia
Francesco Gherardi, classe 1985, abita a Formigine dove dal 2010 lavora a tempo pieno come sacrista per la parrocchia. Nel frattempo, ha conseguito il diploma di Archivistica, paleografia e diplomatica presso l’Archivio di Stato di Modena e ha iniziato a collaborare con il settimanale Nostro Tempo.
Quello del sacrista è un mestiere piuttosto atipico e siamo molto curiosi di saperne di più. Qual è la giornata lavorativa tipo di un sacrista?
Varia da parrocchia a parrocchia. E' un lavoro svolto da comuni laici, non un ministero ecclesiale.
A Formigine la tabella di marcia è questa: sveglia alle ore 06.00 (ma anticipata alle 05.45 in Quaresima e durante le Novene di Natale e dell'Immacolata); apertura della chiesa parrocchiale alle 06.30. A seguire, svuotamento delle cassette con le offerte, messa in ordine dei vari portalumini e preparazione del necessario per la Messa (calice, patena, pissidi, biancheria come corporale, palla, manutergio e purificatoio, poi preparazione del messale, del lezionario, eventuale cambio delle apparature con i colori liturgici per l'altare e per il tabernacolo, preparazione dei paramenti per i sacerdoti, cioè camice, stola e casula), accensione dell'impianto di illuminazione elettrica e delle candele, regolazione dell'impianto di riscaldamento. La Messa prima è alle ore 07.00 (06.45 in Quaresima e nelle Novene). La colazione riesco a farla tra le 07.45 e le 08.15 perché poi alle 8.30 c'è la Messa seconda. Nel resto della mattinata sono impegnato da altre varie occupazioni: di custodia, contatto con i fornitori e i manutentori, gestione dei rifornimenti, organizzazione dei volontari per i vari servizi, dalle squadre per le pulizie al coro per i funerali che sono 2-3 a settimana in media. E verso le 13 smonto dal servizio. Al pomeriggio possono capitare funerali (e mi devo occupare del relativo addobbo e contatto con chi presta servizio in queste occorrenze), visite guidate, incontri di catechesi o di preghiera e in questo caso mi dedico al relativo allestimento di supporti idonei. A sera, ci sono le messe serali al martedì, mercoledì, sabato di ogni settimana e ogni domenica cinque Messe e i vespri. E non è finita qui! Nei primi venerdì del mese e in tutti i venerdì di Quaresima mi dedico all'allestimento del necessario per l'esposizione del Santissimo Sacramento in un'altra chiesa (ne abbiamo tre, oltre alla parrocchiale). Mentre Natale, il Triduo pasquale e le solennità nelle quali si organizzano processioni o altro, sono un capitolo a parte e richiedono più tempo. Tenete inoltre presente che ci sono anche i battesimi comunitari una volta al mese, matrimoni quasi tutti i fine settimana da aprile-maggio a settembre, e oltre. Si lavora dal martedì alla domenica per 44 ore settimanali, riposo il lunedì e non mancano gli straordinari, naturalmente regolarmente retribuiti. Si tratta di un contratto collettivo nazionale a tutti gli effetti, stipulato tra la Faci (Federazione del clero d'Italia) e il Fnsac ( Federazione nazionale sacristi addetti al culto), full time, a tempo indeterminato e le ferie sono da contrattare con il datore di lavoro (nel mio caso la Parrocchia di Formigine) come qualsiasi dipendente.
Qual è la parte più interessante e sconosciuta di questo mestiere?
Il rapporto con la gente, con le tantissime persone che passano da una parrocchia, anche le meno scontate. La mia è una parrocchia di 20.000 anime piuttosto attiva, lontana da quell'immagine di luogo stantio che tante volte, erroneamente, si attribuisce a questo tipo di ambiente. Probabilmente noi siamo un po' un'eccezione ma questo è veramente un porto di mare.
Si entra in contatto con tante persone per motivi assai diversi, dalla festa di un matrimonio e di un battesimo ad un lutto, e con tante mentalità diverse. Occorre talvolta avere una buona dose di pazienza ma non manca un ritorno in termini di arricchimento umano.
Come sei arrivato a fare questo lavoro?
Ero già attivo in altri servizi parrocchiali e avevo manifestato la mia eventuale disponibilità, sapendo che il sacrista precedente era molto vicino alla pensione. Pensavo eventualmente di affiancarlo per il 2011, subentrando con il suo pensionamento nel 2012, anche perché mi ero laureato nel dicembre 2009 e, sino ad allora, tra concorsi e colloqui, non avevo trovato un lavoro regolare e stabile, mentre, per varie ragioni, cercavo una soluzione diversa da quella di lavoretti di pochi mesi. Così, quando è stato purtroppo necessario sostituire in modo precipitoso il mio predecessore, Poli, che da un ventennio era ormai una istituzione qui in paese, hanno pensato a me e sono stato contattato. Era il 23 dicembre 2010, antivigilia di Natale, un battesimo del fuoco veramente notevole.
Nel frattempo hai preso anche un diploma da archivista. Lo hai fatto per pura passione per la materia o perché hai in cantiere qualche progetto particolare?
L'ho preso perché sono da sempre appassionato di ricerca storica e gli archivi sono la miniera che si deve esplorare per questo tipo di ricerca, e anche perché ritengo che, nell'epoca in cui viviamo, sia necessario non precludersi nessuna possibilità di carattere lavorativo e professionale, ma anche di formazione personale, specie se si tratta di qualcosa che suscita il nostro interesse. Tanto più che – all'epoca non lo sapevo – negli ultimi decenni l'archivistica, grazie anche agli sviluppi tecnologici, non è più solo un lavoro per topi d'archivio, ma è un'occupazione aperta a numerose connessioni con altri mondi ed altri ambienti professionali.
Inoltre, pubblico qualche articolo sul semestrale dell'Associazione di Storia locale “E. Zanni” di Formigine ( “Quaderni Formiginesi”) e sugli annuali “Atti e Memorie” della “Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi”, che ha sede presso la Aedes Muratoriana della Pomposa, nell'omonima piazza di Modena, e questo titolo mi da sicuramente competenze maggiori.
Nel 2009 ti sei laureato in Relazioni internazionali presso la facoltà di Scienze Politiche di Bologna. Questa tua laurea potrebbe portarti all'estero nel prossimo futuro? Contempli la possibilità di espatriare un giorno?
Non nell'immediato. Mi piacerebbe comunque poter declinare questi studi non tanto per “evadere” all'estero, quanto per rendermi utile in qualche modo al nostro territorio nei rapporti di vario genere con l'estero.
Per ora mi sto semplicemente interessando, come volontario, nel poco tempo che riesco a ritagliare dal lavoro, ad un gemellaggio in corso tra Formigine e Saumur, nel Pays de Loire, dove sono stato poco tempo fa.
Sei pure giornalista: cosa ti piace approfondire nei tuoi articoli?
Sì, scrivo per il Settimanale cattolico modenese “Nostro Tempo”. Mi piace scrivere della vita del nostro territorio e delle nostre comunità, di ciò che viene fatto per valorizzare le persone e i luoghi, del patrimonio storico e culturale che abbiamo, ma anche del “patrimonio sociale”, se così si può dire, che tante volte non conosciamo e che spesso è tenuto in vita dall'attività di tante persone comuni e sconosciute, lontano dal clamore.