Il bullismo nasce (anche) dalla paura di essere ‘perdenti’
Lo afferma lo psichiatra Gustavo Pietropolli Charmet, esperto di psicologia degli adolescenti
Quali sono le preoccupazioni dei ragazzi a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico? Le note sul registro? I compiti delle vacanze ancora da fare? Le tante interrogazioni all’orizzonte?
Macché, il timore più grande è quello di risultare “impopolare” o di apparire come un “perdente”.
A spiegare questa inquietante tendenza è stato lo psichiatra Gustavo Pietropolli Charmet, esperto in materia di psicologia degli adolescenti: “Non si tratta più di una paura etica, ma di una paura estetica – ha dichiarato lo studioso – non legata al sentimento di colpa, ma a quello di vergogna».
Fallire per la gran parte degli adolescenti significa essere etichettati come “perdenti” o “sfigati” dai propri coetanei.
Ciò che preoccupa maggiormente, poi, è che, per ovviare a questo rischio, spesso i ragazzi adottano comportamenti sbagliati e senza senso come che possono dar luogo a bullismo o all’adeguarsi a pratiche condivise dai “più popolari”, come iniziare a fumare o assumere droga.
Ovviamente la società che i media (ma non solo) hanno contribuito a costruire, in cui apparire significa essere, in cui il più forte, il più prepotente, colui che può permettersi l’accessorio firmato, è meglio degli altri, ha le sue colpe, ma spesso è all’interno della famiglia che certe convinzioni e certi atteggiamenti nascono e vengono alimentati.