I numeri del bullismo secondo l'indagine sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza 2011
La ricerca è stata curata da Eurispes e Telefono Azzurro
Più del 25 percento dei bambini è vittima di violenza, il 22 viene preso in giro ripetutamente, il 21 è spesso offeso senza motivo. I numeri, preoccupanti, emergono dall’indagine sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza 2011, realizzata dall’Eurispes e Telefono Azzurro.
Le tecniche più usate dai bulli: maldicenze, provocazioni e prese in giro, offese immotivate, isolamento della vittima
La forma di prevaricazione più comunemente subita dagli studenti è la diffusione di informazioni false o cattive sul proprio conto: il 25,2% ha vissuto episodi di questo tipo più di una volta nel corso dell’ultimo anno, da parte dello stesso compagno o gruppo. Si è dichiarato vittima di provocazioni e prese in giro ripetute il 22,8%, seguito da un 21,6% che ha affermato di essere stato ripetutamente oggetto di offese immotivate. Soggetto a continua esclusione ed isolamento da parte del gruppo si è poi descritto il 10,4% dei ragazzi. Seguono, in ordine alla frequenza delle risposte, gli episodi di danneggiamento di oggetti (10,4%), i furti di cibo e oggetti (7,6%), le minacce (5,2%) e il furto di denaro (3,1%). In linea con le precedenti rilevazioni sull’argomento, emerge con chiarezza come le forme di bullismo verbale e relazionale continuino a prevalere nettamente sulle forme fisiche (ha subìto percosse il 3%).
Il bullismo è un fenomeno che riguarda pressoché indistintamente ragazzi e ragazze. Se è riscontrabile una certa prevalenza di vittime di sesso maschile per quanto riguarda gli episodi di danneggiamento (13,7% di maschi contro 8,7% di femmine), minacce (7% contro 4,2%) e percosse (4,1% contro 2,5%), minime o inesistenti si rivelano invece le differenze quando si considerano le offese, le provocazioni, i furti e gli episodi di isolamento o di esclusione sociale. Una differenza importante si riscontra soltanto per quanto riguarda gli episodi di diffusione di informazioni false o cattive di cui sono vittima soprattutto le ragazze (28%, contro il 20,8% dei maschi). In rapporto alle differenze di età, l’indagine conferma quanto emerso sin dalle prime ricerche sul mobbing in età evolutiva, riscontrando una generale diminuzione del fenomeno in relazione all’aumento dell’età della vittima.
Soltanto per quanto riguarda gli episodi di furto (furto di cibo/oggetti e furto di denaro) risultano infatti maggiormente interessati i ragazzi di età compresa tra i 16 e 18 anni (rispettivamente 8,3% vs 7% e 3,6% vs 2,7%), mentre per tutti gli altri casi esaminati si evidenzia una maggiore diffusione del fenomeno tra i 12-15enni. I dati segnalano una chiara predominanza degli atti di bullismo nelle scuole del Nord-Ovest: fatta eccezione per i furti di denaro e la diffusione di informazioni false o cattive, è in quest’area del Paese che si concentrano le maggiori percentuali di risposte affermative per episodi di bullismo subiti dagli studenti.
Gli atteggiamenti della famiglia nei confronti del bullismo
Il 17,3% degli studenti interessati dal fenomeno (quasi 1 ragazzo su 5) ha dichiarato di non essersi confrontato in proposito con i propri genitori.
Quanto alle specifiche soluzioni proposte dagli adulti, prevale in maniera marcata il suggerimento di ignorare il comportamento dei bulli (16,5%), atteggiamento che potrebbe essere indice di una sottovalutazione del problema e della sofferenza della vittima da parte dei genitori.
La mancanza di un sostegno e di una guida da parte dei genitori è rilevabile nel 6,6% del campione che dichiara di essere stato lasciato solo a decidere come gestire il problema. Solo il 3,4% dei genitori ha suggerito ai ragazzi di rivolgersi agli insegnanti e decisamente minoritari appaiono i casi in cui la famiglia si è confrontata direttamente con la scuola (2,4%). Ciò richiama all’esigenza di rafforzare l’alleanza scuola-famiglia, che potrebbe avere un grande peso nella risoluzione positiva delle situazioni di bullismo.
Quale sostegno si aspettano i ragazzi dai genitori
L’esigenza dei ragazzi di aprire un canale di comunicazione con i propri genitori è confermata dall’indagine sui comportamenti familiari attesi dai ragazzi dinnanzi agli episodi di bullismo: alla domanda “Tu come vorresti/avresti voluto che si comportassero i tuoi genitori”, il 32,3% ha infatti espresso l’esigenza di ricevere consigli dalla propria famiglia. Segue un 21,9% che dichiara invece di voler gestire la situazione in autonomia e un 16,6% che addirittura sceglie o sceglierebbe di non confidarsi con i genitori.
Pochi ragazzi sembrerebbero favorevoli ad un intervento diretto da parte dei genitori: un colloquio con gli insegnanti o con il preside della scuola (6,9%), con il bullo (1,3%) o con i genitori dello stesso (2,9%), ma anche iniziative più incisive come una denuncia alle Forze dell’ordine (3,5%) o un cambio di istituto scolastico (1,3%).
Cyberbullismo, una sopraffazione giocata tutta sulla “maldicenza elettronica”
Un quinto dei ragazzi ha ricevuto o trovato “raramente” (12,9%), “qualche volta” (5,6%) o “spesso” (1,5%) informazioni false sul proprio conto. Con minore frequenza si registrano casi di messaggi, foto o video dai contenuti offensivi e minacciosi, ricevuti “raramente”, “qualche volta” o “spesso” dal 4,3% del campione; analoga percentuale (4,7%) si registra anche per le situazioni di esclusione intenzionale da gruppi on-line. Focalizzando l’attenzione sull’opzione più ricorrente tra le situazioni di cyber-bullismo (ricevere o trovare informazioni false sul proprio conto), è interessante notare come il fenomeno coinvolga molto più da vicino le ragazze rispetto ai ragazzi (per un totale del 23,3%, contro un totale del 14,7% per i ragazzi).