A lezione di 'socialità', per non diventare i bulli di domani
Esperimenti di empatia sociale in una scuola romana
Aiutare gli altri riduce l’aggressività. È quanto emerge dal progetto pilota CEPIdea (Competenze Emotive e Prosociali per l’Intervento sui Disturbi Esternalizzanti degli Adolescenti), in cui un gruppo di ricercatori del Centro interuniversitario per la ricerca sulla genesi e sullo sviluppo delle motivazioni prosociali e antisociali dell’Università La Sapienza di Roma ha messo alla prova un originale (e, visti i risultati, assolutamente adottabile) modello di prevenzione.
Durante l’anno scolastico, i bambini di una scuola media di Genzano, città dell’area dei Castelli Romani, hanno studiato e interiorizzato il comportamento pro sociale, e al termine di un programma ad hoc in cui è stato insegnato loro ad entrare in empatia con la società, 130 studenti (intorno ai 12-13 anni di età) della scuola sono risultati meno aggressivi dei coetanei dell’altra scuola media cittadina, arruolati come gruppo di controllo. Nel confronto sono state infatti rilevate meno condotte devianti, ovvero meno bullismo.
I ragazzi sono stati valutati prima, subito dopo e a distanza di un anno sulla loro capacità di gestire sentimenti come rabbia, tristezza, paura, ma anche gioia, entusiasmo, curiosità e sulla loro sensibilità di fronte a eventuali richieste di aiuto.
Da altri studi è inoltre emerso che bambini e adolescenti prosociali si adattano meglio nel corso del tempo e sono meno a rischio di avere problemi di tipo internalizzante ed esternalizzante. E vanno decisamente meglio a scuola.
Gli scienziati che hanno portato avanti il progetto pilota sono convinti che sia meglio prevenire, che correggere il bullismo: “La nostra teoria è che la prosocialità è un fattore protettivo, ma anche un facilitatore del recupero di soggetti a rischio di comportamenti delinquenziali”.