“E adesso che faccio??”
Antonia è professoressa di matematica in un istituto superiore. Ormai è da qualche tempo che insegna in quella scuola e, nonostante abbia molte ore e classi molto numerose, riesce a concludere ogni anno il suo programma. I suoi alunni pur facendo fatica a seguire riescono comunque ad apprendere e il rendimento in classe è discreto.
Un giorno Paolo, suo alunno da ormai un anno le confida di aver avuto un problema con un ragazzo di un'altra classe, ma non vuole parlarne con i genitori perché ha paura che si preoccupino: tutte le volte che va a prendere l'autobus per tornare a casa c'è un suo coetaneo che gli impedisce l'ingresso. L'autista non si accorge di nulla. La situazione all'inizio si era risolta perché con lui tornava a casa un amico piuttosto estroverso che aveva risposto a tono al ragazzo: ora l'amico viene a scuola in motorino. Paolo non ha il motorino.
Antonia non si è mai trovata in questa situazione, ha sempre pensato ad insegnare: è spaventata e non sa che fare. Ne parla con i colleghi e con il dirigente scolastico e, infine, decidono di informare le famiglie dei ragazzi e di prendere contatto con i mediatori. Antonia ne parla, prima di ogni azione, con Paolo rassicurandolo e informandolo della decisione. Paolo si fida della professoressa.
Dopo che la situazione viene gestita positivamente dai mediatori, Antonia si iscrive a un corso di mediazione dei conflitti per non sentirsi cosi disarmata in un possibile episodio futuro.