Intervista sul Gioco d'azzardo
Intervista a Gioacchino Cutrupia, psicologo e psicoterapeuta presso il Servizio Dipendenze Patologiche Azienda Usl di Modena e, insieme a Giulia Bevini, curatore della rubrica "Gioco d'azzardo" su Stradanove
1. Come e quando è nata la rubrica?
Nasce dalla consapevolezza di un fenomeno che negli ultimi anni si è palesato all’opinione pubblica per la sua intensità e consistenza. Il gioco d’azzardo è ormai entrato a pieno titolo tra i comportamenti che rischiano di sviluppare, così come alcune sostanze psicotrope, dipendenza, e generare quindi disturbi psicopatologici. Con la pubblicazione della quinta versione del Manuale Psichiatrico Diagnostico (DSM-V), il disturbo da gioco d’azzardo viene considerato come una categoria diagnostica a sé stante e non più come un disturbo del controllo degli impulsi come indicato nella precedente versione del DSM-IV. Calare una lente sul fenomeno è divenuta pertanto una priorità in relazione alla tutela della salute della cittadinanza; è necessario informare, sensibilizzare, prevenire, sostenere e curare, riguardo ai rischi sulla salute che l’azzardo può appunto determinare. I numeri rispetto al consumo di Gioco d’azzardo sono vertiginosi e sono aumentati esponenzialmente negli ultimi anni, si stima che gli Italiani abbiano speso nel 2018 circa 106 miliardi di euro e nel 2019, con un ulteriore significativo incremento, quasi 110 miliardi e mezzo. Tuttavia, il fenomeno, in particolare per quanto attiene le condotte problematiche o a rischio, è “sommerso” e sottostimato. Da questo punto di vista è ancor più necessario creare spazi come la rubrica, spazi che aiutino ad alzare la guardia, che promuovano la consapevolezza di un fenomeno di grande complessità.
2. Visitando la rubrica si notano molte domande inerenti al gioco d’azzardo “offline”, ma con l’avvento di internet il gioco d’azzardo si è spostato su piattaforme online.. quali sono le differenze tra i due? Ce n’è uno che in particolare colpisce maggiormente i giovani?
Assistiamo ormai ad un cambiamento epocale che ha delineato un nuovo contesto ambientale pervasivo ed immersivo del cyberspazio, definito “OnLife”. I confini tra lo spazio offline e online pertanto non sono più chiaramente delineabili. L’esperienza umana oggi avviene in tale contesto e le nostre azioni si spostano ormai con naturalezza dallo spazio fisico a quello virtuale. Basti pensare, a quanto ciò sia divenuto ancora più incisivo con l’inizio della Pandemia che ci ha costretti a riorganizzare le nostre vite rimodulandole mediante la tecnologia. Siamo in grado di fare molte delle cose che fino a poco tempo fa erano prerogativa quasi esclusivamente del mondo fisico. In tale cornice, anche il gioco d’azzardo si è spostato significativamente sul cyberspazio, mantenendo più o meno le stesse meccaniche e architetture che lo caratterizzano. Tale spostamento ha determinato invece un cambiamento dell’esperienza di gioco: on line il gioco è ancora più immersivo e genera una maggiore alterazione della dimensione spazio-temporale; i confini sono sfumati, si può giocare in ogni momento e in ogni luogo durante l’arco delle 24 ore; la percezione stessa del valore del denaro subisce un’alterazione, la quantità della posta in gioco può aumentare senza che il giocatore si renda conto dell’effettiva quota di denaro scommesso, il rischio è determinato quindi da una maggiore perdita economica e da un amplificarsi delle cosiddette “distorsioni cognitive”, ovvero errori mentali di interpretazione, che incollano ancor più la persona all’azzardo e compromettono significativamente le capacità di controllo sul proprio comportamento di gioco. L’esperienza può cambiare comunque in base al tipo di gioco d’azzardo proposto on line. Per quanto riguarda i giovani, è necessario innanzitutto chiarire che il gioco d’azzardo è vietato ai minori; purtroppo, però, sappiamo che una consistente percentuale di ragazzi riesce ad accedere soprattutto on line dove è ancor più facile aggirare i controlli, quelli genitoriali, sociali, istituzionali. Inoltre, il rischio è ancora maggiore se pensiamo che una fetta consistente del mercato del gioco online è illegale. Quest’ultimo contesto, caratterizzato da una bassa soglia di accesso, in particolare per i ragazzi, rappresenta una “scatola nera” della quale non sappiamo nulla, che non garantisce e tutela la trasparenza e la normativa che regolamenta il gioco d’azzardo legale; la stessa programmazione del gioco può essere alterata e non garantire ad esempio il payout che invece viene garantito con il gioco legale. I ragazzi, purtroppo, non sono esenti dai rischi.
3. Sulla base delle domande che ricevete ci sono molti giovani che chiedono aiuto per sé stessi o spesso le domande riguardano i genitori/la famiglia?
Gli ultimi dati Espad relativi al 2019 dipingono un quadro preoccupante rispetto al consumo di gioco d’azzardo fra i giovani dai 15 ai 19 anni. Il 32% di loro ha dichiarato di aver giocato almeno una volta nel corso di un anno e il 3,9% risulta avere un profilo di gioco a rischio. Tuttavia se da un lato i dati ci dicono qualcosa su quanto diffuso sia il gioco d’azzardo tra i giovani, dall’altro presso i nostri servizi non assistiamo a molte richieste di aiuto inerenti problematiche di gioco tra i ragazzi. Capita che qualche genitore preoccupato richieda delle consulenze a cui non seguono però delle prese in carico per il trattamento specifico. Il rischio di sviluppare problematiche di gioco d’azzardo da parte dei giovani stessi è sottovalutato, così come può essere sottovalutato qualunque altro comportamento di rischio, tipo l’uso di sostanze; ciò è una caratteristica comune dell’adolescenza. Per tale ragione come servizio lavoriamo molto sulla prevenzione, provando a dialogare con i giovani nelle scuole, principalmente informandoli sulle evidenze che rendono la questione del gioco d’azzardo seria e per molti versi pericolosa. Lavoriamo continuamente come Azienda Sanitaria sulla definizione di nuovi progetti che aiutino sia noi come professionisti e clinici che i ragazzi ad affrontare e comprendere sempre più accuratamente l’argomento, nella speranza di generare “anticorpi”, ovvero pensieri, in grado di difendere dai rischi legati al gioco d’azzardo e non solo.
4. Qual è la situazione dei giovani nei confronti della dipendenza dal gioco d’azzardo a Modena e provincia? Ci sono differenze tra maschi e femmine? (ad esempio il “tipo di gioco” oppure i tassi di dipendenza)
Al momento a Modena sono in contatto al Servizio circa un centinaio di utenti, comprensivi di utenti in carico o provvisori; nessuno di questi è minorenne. La prevalenza dei giocatori conosciuti è costituita da maschi, in un rapporto di circa 5:1. Non è possibile fare una valutazione circa la prevalenza dei giochi anche perché ci troviamo in un periodo molto particolare in cui i giochi sono stati parzialmente limitati e gli spostamenti sono condizionati dalle indicazioni del governo sulla pandemia. Quello che abbiamo notato è l’incidenza crescente del gioco online negli ultimi mesi in maschi e femmine, fenomeno fino ad ora poco presente nelle situazioni da noi seguite.
5. Cosa è cambiato con il Lockdown? C’è stato un aumento di afflusso di persone e in particolare giovani alle slot o è aumentata/diminuita la dipendenza da gioco?
Il Lockdown ha rappresentato un punto di rottura per l’intera società e, per la maggior parte delle persone, di interruzione delle attività quotidiane, quelle “sane” e quelle “meno sane”. Con la chiusura delle sale e la sospensione massiccia delle attività di scommessa, chi gioca d’azzardo, in maniera sociale, problematica o patologica, si è trovato di fronte ad una possibilità, quella di misurarsi con un tipo di astensione dal gioco imposta e non negoziabile, quanto meno nell’ambito del gioco d’azzardo legale. Molti giocatori hanno con molta probabilità trovato un momento di “respiro” venendo meno la prossimità con un contesto sociale e urbano intensamente attivante il desiderio e l’impulso a giocare. Nel nostro Servizio abbiamo assistito ad un calo delle richieste di aiuto, e tale tendenza sembra essere stata riscontrata più o meno in tutto il territorio Regionale, forse Nazionale, ma non abbiamo ancora dati certi riguardo a ciò. Ci sarà stata probabilmente una consistente migrazione verso il gioco on line: anche qui, allo stato attuale, pochi dati. Possiamo dire che i nostri utenti in carico, spesso ci hanno riferito (non senza imbarazzo e vergogna) quanto le restrizioni dovute alla Pandemia li abbia aiutati a staccarsi e non pensare al gioco d’azzardo, definendo in maniera paradossale lo stesso Lockdown come “una manna dal cielo”. Abbiamo notato che pochi, tra quelli già seguiti, hanno avuto degli “scivoloni” spostandosi anche sul gioco on line, gli altri, in particolar modo coloro con i quali è stata raggiunta una buona alleanza di lavoro, hanno continuato ad astenersi dal gioco migliorando alcuni aspetti della propria vita; perché il gioco d’azzardo, quando diventa un problema, intacca il benessere psicologico e in generale la qualità di vita. Se da un lato la mancanza di prossimità con i luoghi di scommessa hanno permesso una frenata del gioco d’azzardo, dall’altro ciò non basta. La presa di consapevolezza da parte di chi è direttamente o indirettamente coinvolto con un problema relativo al gioco d’azzardo rappresenta uno dei presupposti fondamentali per affrontarlo con efficacia. È necessario inoltre comprendere che la complessità del fenomeno rende fondamentale e necessario il coinvolgimento di una rete di supporto e di cura che comprende Servizi Socio-Sanitari, Associazioni, familiari, ecc.
6. Come può essere di aiuto la rubrica? Si potrebbero migliorare degli aspetti?
La rubrica costituisce da sempre una “finestra” sul Servizio. Può aiutare tutti, giovani e adulti, a conoscerci per avere informazioni sul tema del gioco d’azzardo per sé o per persone di loro conoscenza che potrebbero aver bisogno d’aiuto. Come Servizio Sanitario abbiamo contribuito ad aggiornare e semplificare i contenuti informativi presenti, e rimaniamo a disposizione per tutte le domande che ci perverranno, sperando di essere d’aiuto e dare qualche buon consiglio.
A cura di Gioacchino Cutrupia, psicologo e psicoterapeuta presso Servizio Dipendenze Patologiche Azienda Usl di Modena
Giulia Bevini, Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica presso Azienda Usl Modena
Gennaio 2021