L'università raccontata dagli studenti durante e dopo il lockdown

Raccontiamo come abbiamo affrontato questo periodo e come pensiamo potrà essere in futuro.

L'università raccontata dagli studenti durante e dopo il lockdown

Ciao! Sono Virginia, ho 22 anni e sono una ex-studentessa del corso di laurea triennale in “Mediazione linguistica e culturale” presso l’Università di Napoli “L’Orientale”. Come tanti studenti ho dovuto affrontare le “gioie e i dolori” delle attività universitarie online, che prima del famoso “Covid-19” non avevamo mai avuto modo di sperimentare. Sulle prime mi sono sentita un po' spaesata, un po' perchè ero ad un passo dalla fine, un po' perché non sapevo cosa pensare, eravamo costantemente bombardati da informazioni più o meno catastrofiche e contrastanti, che mi lasciavano interdetta. Ho imparato presto a fare i conti con la nuova realtà che mi si prospettava, cercando di vivere alla giornata, cercando il buono nelle cose; dunque ho cominciato ad apprezzare di essere finalmente a casa mia, dopo tre anni di assenza; ho cominciato a vivere in maniera più tranquilla e non sempre di fretta, un po' per lavoro, un po' per studio; mi sono vissuta la monotonia del periodo, ovviamente studiando. Ho vissuto gli ultimi esami in maniera diversa; non ero più in sede seduta ai tavoli con le mie amiche, ad aspettare il mio turno, non parlavo più con le mie amiche per cercare di stemperare la tensione. Era cambiato l'approccio ed era cambiato il modo di vivere le cose. Io sono stata tra i ragazzi che hanno avuto la “sfortuna” di laurearsi a casa, dico “sfortuna” perchè fisicamente non avevo lì le mie amiche e compagne di avventura, non ho sentito l'emozione di entrare per l'ultima volta in sede, di emozionarmi per quel momento, ma mi sono comunque sentita fortunata. Sì, perchè il Covid ci avrà anche tolto la quotidianità, ci farà anche vivere con la paura e a distanza, ma come leggerete dalle testimonianze dei miei amici, siamo tutti fiduciosi ed ottimisti per il futuro.
In Spagna c'è un proverbio che recita “La distancia separa cuerpos, no corazones” che è un po' il riassunto di tutto il periodo vissuto. Ci siamo, anche se non fisicamente.


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Silvia, 22 anni, laurea triennale in “Mediazione linguistica e culturale”, presso l’Università di Napoli “L’Orientale” Nel periodo di quarantena ammetto di essermi sentita abbandonata a me stessa, perché si vive una situazione di confusione in generale, oltre al fatto che può prevalere la mancanza di calma e razionalità, con in alcuni casi comportamenti di psicosi di massa e, prima o poi, si rischia di perdere il controllo.Ci si ritrova a solcare mari sconosciuti e fa paura, ma nel mio caso è stata anche un’occasione di ritrovarmi con me stessa; non avendo stimoli esterni, mi sono focalizzata sulla mia persona ed è stata una cosa molto positiva, più di quanto mi aspettassi e devo dire che l’impatto psicologico è stato positivo nonostante tutto. Pensando al futuro dell’università e al virus Covid-19 considerato che viviamo in un mondo in cui internet è molto presente e diffuso, possiamo fare qualsiasi cosa oltre a raggiungere tutti, ma, dal mio punto di vista, esiste una limitazione di tipo comunicativo: un pc (per le lezioni a distanza) non sostituisce l’ambiente dell’università nel quale sei a contatto diretto con i compagni, i docenti con i quali ti puoi confrontare, mentre con l’attività online queste dinamiche si vanno a perdere, così come si perde il linguaggio del corpo e del vis à vis. Questa è una cosa importante, perché esiste un limite con cui dobbiamo convivere, ad esempio, per noi che studiamo le lingue e per il nostro corso di studi, l'approccio fisico è molto importante. Io spero che si possa uscire presto da questa situazione. La quarantena ci ha insegnato qualcosa; ad esempio ad aspettare e ad astenerci dalla vita di prima, ad avere ritmi lenti, rispetto ai ritmi serrati a cui eravamo abituati. Questo clima generale di “astinenza” dalla vita di prima, ci ha fatto cogliere anche dei lati positivi; anche il semplice ragionare sul periodo storico vissuto e di conseguenza rallentare la nostra vita. Ci sono molti aspetti negativi in tutta questa vicenda, ma quei pochi, preziosissimi attimi, ci hanno permesso di andare avanti.


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F., 22 anni laurea triennale in “Lingue e letterature comparate", presso l’Università di Napoli, “L’Orientale”
Per me la questione di non poter studiare in sede e in generale la routine “sballata” a seguito del lockdown mi hanno tolto molta voglia di studiare. Non so cosa ci aspetterà e non credo che frequenteremo dei corsi universitari in presenza in tempi brevi. Comunque, tutto sommato gli Atenei del sud, per quanto riguarda noi e la nostra università,sono riusciti un minimo a fronteggiare la situazione e credo che il loro impegno si sia notato. Ovviamente non è la perfezione, ma anche tra mille difficoltà hanno cercato di portare avanti tutto.






Miriam, 20 anni, frequenta il corso di laurea triennale in “Civiltà e Lingue straniere moderne”, presso l' Università degli studi di Parma All'inizio ero scettica, i professori avevano sottovalutato la situazione, perché molti di noi non avevano organizzato lezioni online e avevano fatto finta che ci fosse una situazione di simil-vacanza. In generale le notizie vengono comunicate in ritardo, anche se questa è una debolezza già preesistente, però pensavo che comunque il Covid avrebbe potuto esasperare un po' questa situazione; tuttavia, nonostante il primo momento di fermo, i professori si sono dimostrati super disponibili e attenti ai ragazzi, fornendo loro tutto ciò di cui avessero bisogno per la preparazione degli esami. E per superare questo periodo di stallo. Sulle prime, non volevo dare esami, perché non sapevo come mi sarei trovata, ma ho o ritenuto positivo il fatto di essere a casa e di poter gestire meglio il mio tempo, di dedicarmi allo studio ma anche a quegli hobbies, che magari avevo dimenticato; per esempio ho ripreso a leggere in maniera più assidua, come non facevo da un po'. Inoltre lo stare a casa mi ha comunque permesso di essere motivata nello studio. Per il futuro, sono convinta che le piattaforme utilizzate siano funzionali, ma non so come potrebbe andare avanti, da un punto di vista anche logistico; sicuramente può servire “da lezione” pure per i prof, per cercare di essere più flessibili con con gli studenti, in modo da agevolare il tutto, tenendo conto del fatto che alcuni di loro sembrano essere un po' restii, rispetto alla novità. Mi pare che non abbiamo avuto molte agevolazioni anche a livello governativo e che siamo stati un po' “abbandonati a noi stessi”, ma sarebbe comodo usare questo metodo delle lezioni on-line anche per quegli studenti, che non possono stare a Parma o che comunque sono pendolari o fuori-sede. Non credo che le situazioni cambieranno più di tanto, almeno non nell'immediato, anche perché sarebbe ancora una fase sperimentale e da parte mia vorrei essere presente in aula per mantenere il contatto con gli insegnanti, sebbene riconosca che essere on-line ha i suoi vantaggi.



N. , 22 anni, laurea triennale in “Lingue, Letterature e Culture dell’Europa e delle Americhe”, presso l' Università di Napoli “L'Orientale” Il periodo più complicato è stato sicuramente il periodo a cavallo tra i primi decreti e l’inizio del lockdown stesso, poiché ho avuto un esame il giorno prima del blocco totale; la paura era tanta e tutti erano molto tesi. Considerato che le università sono luoghi di aggregazione molto importanti, c’era l’incertezza di poter essere contagiati, quando si è in tanti in aule è un po’ una roulette russa. Spesso ci lamentiamo dei luoghi in cui ci troviamo, ma in realtà sono luoghi che permettono una crescita molto forte. Per quanto riguarda la mia personale situazione, ho riscontrato un blocco totale del mio studio: non mi sentivo motivata, lo studio era limitato e finalizzato agli esami, durante i quali ho trovato insegnanti comprensivi e molto aperti al dialogo. Per ciò che riguarda il futuro tecnologico dell’università, penso che la modalità on-line possa essere utile, soprattutto lo svolgimento delle prove orali o delle lezioni, se la persona vive lontano dall’ateneo; però sono dell’avviso che un po’ si perda l’ufficialità della situazione. Il periodo di quarantena è stato abbastanza surreale: non ho da subito ben focalizzato la situazione e questa cosa mi ha cambiato l’umore, poiché non avendo una valvola di sfogo, mi sentivo parecchio a terra; ma, nonostante tutto ciò, mi ero ingegnata, insieme alla mia famiglia, per fare ogni giorno qualcosa di nuovo e di diverso. Ho ritrovato una quotidianità che non vivevo da tempo, ho rifatto viaggi nel passato, attraverso foto e video e questo mi ha aiutata molto. In certi momenti mi sono sentita impotente e “presa in giro” dalla situazione e da chi non rispettava le regole imposte.



Vincenzo, 21 anni, frequenta il corso di laurea triennale in “Civiltà e Lingue straniere moderne”, presso l' Università degli studi di Parma, Studente Erasmus presso la “Universidad de Córdoba” en laFacultad de Filosofía y Letras”

Ho avuto un'esperienza Erasmus super positiva almeno nel periodo pre-Covid. Io e le mie amiche abbiamo avuto un'organizzazione perfetta con la casa, il viaggio e gli spostamenti e abbiamo avuto fin da subito i nostri spazi. Il primo mese è stato molto bello e positivo, abbiamo conosciuto amici e posti nuovi che mi hanno lasciato tanti bei momenti e ricordi positivi; ritornerei subito a Córdoba e non mi sono pentito della scelta. Parma e Córdoba in pre-lockdown, l'università spagnola è un po' spiazzante, perchè è completamente diversa, hanno un metodo molto particolare; ad esempio l'uso di percentuali per calcolare il voto e la partecipazione in classe e quindi agli inizi è molto complicato, anche solo abituarsi a questi nuovi ritmi. Con la chiusura totale, durante la quarantena, inizialmente nessuno percepiva la gravità della cosa, tanto che si pensava che potesse durare circa un mese, la situazione era fuori dalla mia comfort zone, sono stato molto fortunato perchè avevo una casa con delle ragazze della mia età e abbiamo cercato di rendere, quel momento orribile, in un momento di “pazzia positiva”. Per quanto riguarda la didattica spagnola, i professori sono stati molto disponibili, le lezioni erano comunque interattive e dovevamo davvero partecipare, nulla di statico, bisognava essere sempre attenti e pronti a rispondere, la quarantena l'ho passata a studiare, per rimanere in pari con i programmi. Non potendo tornare a causa del lockdown ho cercato di farmene una ragione e l'unico pensiero fisso era la preoccupazione dei miei genitori, nei miei confronti, ma io sono stato benissimo con le mie coinquiline; sulle prime ero anche contento di essere rimasto, ma sul finire del lockdown ci siamo resi conto che non era più il caso di stare lontani dalle nostre famiglie, con i continui annullamenti dei voli, ci siamo chiesti, se effettivamente saremmo mai tornati a casa prima di luglio. Per quanto riguarda gli esami e la didattica online, io sono super pro, almeno la piattaforma spagnola sembra funzionare benissimo. Gli esami fatti così sono meno ansiogeni, l'ansia sparisce e poi sono sempre super organizzati, per cercare di far vivere il tutto al meglio. In sintesi avrei voluto vivere la Spagna che avevo immaginato, almeno in maniera diversa e rimanendo di più, ma comunque sono contento di aver avuto questa bella opportunità.

A cura di Virginia Crimaldi e Marzia Prisciano