UNA FOTOGRAFIA DELLA PRECARIETÀ GIOVANILE

Una ricerca sulla precarietà giovanile nei comuni di Modena, Cesena e Piacenza che ha coinvolto oltre 400 giovani tra i 15 e i 34 anni

UNA FOTOGRAFIA DELLA PRECARIETÀ GIOVANILE

Sono oltre 400giovani tra i 15 e i 34 anni che hanno preso parte all’indagine “La precarietà giovanile nei Comuni di Modena, Cesena e Piacenza”, presentata a Bologna ed elaborata dall’Università di Modena e Reggio Emilia su impulso del Comune di Modena e in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna e il coinvolgimento dei Comuni di Cesena e di Piacenza.

Si tratta di un primo prodotto (un’analisi di tipo esplorativo) elaborato nell’ambito delle attività dell’Osservatorio giovani regionale e rientra all’interno di un più ampio programma di azioni ed interventi a favore delle giovani generazioni attuato dalla Regione Emilia-Romagna.

Lo studio fotografa una realtà che, se pur parziale, può ben rappresentare il panorama dell’intera regione e contiene molti dati sulla percezione giovanile della precarietà nei diversi ambiti della vita.

Per quanto riguarda gli intervistati, il 70,4% studia, mentre il 29,6% no. Tra questi il 73% è in una condizione lavorativa precaria (23% disoccupati, 16% in cerca di prima occupazione, 19% lavoratori a tempo determinato, 14% lavoratori a contratto).

I dati, in sintesi, raccontano di una crisi di fiducia sempre più emergente tra i giovani. Se, infatti, l’81,6% degli intervistati vede oggi più rischi rispetto al passato recente, solo 44,9% ha più fiducia rispetto all'anno precedente: il che significa che il 36,7% vede più rischi e non ha più fiducia. Inoltre, la maggioranza dei rispondenti (43,7%) afferma che prendere decisioni oggi è più difficile rispetto a un anno fa.

Gli elementi di preoccupazione aumentano se si guarda il sesso degli intervistati (il 60,2% di ragazze dichiara di avere meno fiducia nel futuro di quanto non ne avesse un anno prima) e con l’avanzare dell’età (ha più fiducia il 76,6% degli under-20 e solo il 65,1% degli over-20).

contesti sociali nei quali i giovani piacentini, modenesi e cesenati percepiscono più acutamente una condizione di precarietà sono il lavoro e la scuola, mentre il gruppo di amici, la famiglia e, con qualche ambiguità, il rapporto di coppia sono contesti percepiti come “rifugio”: la precarietà è associata al lavoro nel 65,5% dei casi, alla scuola per il 40,2% mentre agli amici nel 17,2%, alla famiglia nel 14,9% e alla coppia nel 33,2%.

Per quanto riguarda l’occupazione, la precarietà è principalmente connessa a difficoltà di accesso alle esperienze di lavoro (nessuno prende in considerazione le candidature presentate) anche se il 65,5% degli intervistati si aspetta precarietà a un anno e il 52,9% anche a 10 anni.

L’osservazione della condizione di precarietà non comporta comunque, se non per una piccola parte di giovani, il ritiro dalla partecipazione attiva sulla base di una sfiducia radicale (il “di solito non sono disposto a comunicare”). Questa percentuale è bassa: 9,5% famiglia, 4,6% scuola lavoro e 2,5% amici. Anzi, la grande maggioranza dei giovani, in tutti i contesti sociali, si dichiara disponibile a rischiare sulla base della fiducia (cioè “comunica senza problemi anche se non sono come gli altri reagiranno”). Queste le percentuali: 57,1% scuola-lavoro, 74,1% amici, 59,9% famiglia, 62,8% coppia. In sostanza, la disponibilità a concedere fiducia è basata sull’affettività, contesto in cui ci si rifugia a fronte di altri in cui la pressione sociale è molto più alta o anche e soprattutto in un momento di crisi di fiducia.

È, infine, da sottolineare il fatto che il lungo periodo permette ancora di sperare, dunque di provare fiducia anche nei contesti e per le età in cui la sfiducia nel breve periodo è elevata: per quanto riguarda, ad esempio specificamente il lavoro, se ha fiducia a un anno il 43,8% degli intervistati, la percentuale sale al 55% a 10 anni.

Per approfondire
Un estratto della ricerca