PSICOTECNOLOGIE: ARE YOU FRIEND OR FALSE?

Le tecnologie, se utilizzate nella giusta direzione, possono migliorare molti aspetti della nostra vita, dalla medicina all'ecologia, dalla formazione alla creatività

PSICOTECNOLOGIE: ARE YOU FRIEND OR FALSE?

Prima domanda: cosa sono le psicotecnologie? E fu così che mi ritrovai a Buk, festival della piccola e media editoria, a seguire il convegno Il testo infinito.

La psicotecnologia viene definita come lo studio di strumenti che vanno a trasformare i nostri tratti psicologici. Dagli anni 40 grandi sociologi e studiosi delle forme mediatiche, hanno cominciato a riflettere sull’uso che si fa delle tecnologie. Un esempio? Nel passaggio dall’oralità alla scrittura, quest’ultima viene intesa come estensione della nostra mente.

Con l'avvento delle nuove tecnologie non ci sono confini geografici, il pubblico è illimitato, e si fa un differente uso della scrittura. Il problema non è lo strumento ma come lo usiamo e se lo conosciamo bene. Questo produce delle problematiche dovute a dipendenze patologiche simili alla sindrome degli hikikomori, dove per hikikomori intendiamo i ragazzi segregati in camera davanti al pc. Questa patologia è in aumento nei nostri paesi perché l’uso di questi strumenti sta aumentando in maniera sproporzionata rispetto a quella a cui noi siamo abituati. Quali sono le cure? Ripristinare le comunicazioni dal vivo.

La comunicazione è l’elemento base della nostra cultura, la nostra cultura è anche ciò che fa il nostro livello di socializzazione, se noi unissimo la comunicazione abbinata alla parola creatività attraverso questi strumenti andremmo a connettere e a potenziare quelle che sono le nostre strutture mentali. Si passerebbe quindi da un'intelligenza di un tipo collettivo ad un'intelligenza di tipo connettivo. "Tramite i NetGarage e Civibox, - spiega Caterina Bonora - proponiamo percorsi didattici nelle scuole con internet sicuro e la ricerca online, proprio per insegnare ai ragazzi come raggiungere la conoscenza. E spesso i giovani hanno a disposizione un altissimo livello tecnologico di strumenti ma poca consapevolezza sia del livello di rischio a cui potrebbero andare incontro ma anche la consapevolezza di come ci si collega ad un social network e a come ci si rapporta con “amici” che magari non si conoscono. Viene un po’ a mancare la funzione guida da parte dell’insegnante e dei genitori e quindi viene lasciato tutto in mano ai ragazzi."

Se fino a 10 anni fa c’era la necessità di un'alfabetizzazione emozionale, oggi a causa dei social network tutti i ragazzi condividono gli aspetti legati alle emozioni; vi è dunque la necessità di un'alfabetizzazione digitale che va in parallelo con quella emotiva. Nelle scuole dovrebbero ribaltare il metodo di studio: seguire le lezioni a casa e verificare quanto acquisito a scuola, perché la cultura che riusciamo a raccogliere attraverso questi strumenti stimola i ragazzi. Già in Svezia sono presenti queste opportunità dove a scuola si diventa attivi, e gli apprendimenti sono superiori.

Marco Boscolo, giornalista freelance che si occupa soprattutto di scienza e tecnologia, ha preferito ridurre il campo con qualche esempio concreto dei lati positivi e negativi di questi strumenti facendoci riflettere un po’ sulla nostra psiche. "La paura nei confronti delle tecnologie non è una novità legata all’avvento del web ma ha radici profondissime, basti pensare alla paura di Platone per la scrittura, secondo il quale avrà l'effetto di produrre la dimenticanza nelle anime che l'impareranno, perché, fidandosi della scrittura, queste si abitueranno a ricordare dal di fuori mediante segni estranei, e non dal di dentro e da sé medesime.

Le tecnologie vengono percepite come o bianche o nere, o buone o cattive. Sono strumenti che portano la creatività su un livello nuovo oppure ostacoli che diminuiscono la nostra capacità creativa?"

Nell’arco dello stesso anno per lo stesso editore in Italia vengono pubblicati due libri che si intitolano uno “internet ci rende stupidi” e l’altro “perché la rete ci rende intelligenti”, anche qui con una distinzione o bianco o nero.

Ma se siete ancora convinti che le tecnologie non portano nulla di buono eccovi allora riportati alcuni esempi:

- una fondazione easy ha richiesto gli open data del Comune di Milano e li ha usati per creare un’applicazione per i ciclisti in cui viene presentato il percorso in base al grado di pericolosità di una strada piuttosto che di un’altra;

- mentre da noi l’sms è considerato quasi defunto, nei paesi come l’Africa è indispensabile per verificare la natura, l’efficacia e la provenienza di un farmaco tramite un sistema di messaggistica che permette di avere una risposta nel giro di 15 minuti;

- e se è vero che, da parte dei ragazzi, la lettura di testi cartacei sta diminuendo, è anche vero che tramite i blog e i social network gli stessi ragazzi leggono più articoli formativi e produttivi di quanto gli adulti leggevano alla loro età;

- e ancora... i ragazzi forse leggeranno meno libri, però hanno la possibilità di dare libero sfogo alla fantasia e alla creatività, tramite piattaforme come ad esempio Mascinima, tecnologia che consente di creare videogiochi in casa modificando il finale di un loro film preferito o creandone un videogioco.

Questi esempi ci fanno capire che tutto dipende dall’idea che c’è dietro e da quale sia il messaggio.

Una riflessione un po' più profonda mostra come le tecnologie se utilizzate nella giusta direzione possono migliorare molti aspetti della nostra vita, dalla medicina all'ecologia, dalla formazione alla creatività. Voi siete d'accordo?