Nicole: "Il Servizio Civile? Una tradizione di famiglia!"

"Non è una passeggiata, ma cresci tanto come persona e come professionalità"

Nicole: "Il Servizio Civile? Una tradizione di famiglia!"

Sono molte e diverse le ragioni per cui si può decidere di dedicare un anno della propria vita al Servizio Civile. Nel caso di Nicole, sono due. La prima, molto diffusa, è quella di "sporcarsi le mani", consapevole che "l'università ti fa forse crescere la testa, però non ti mette davanti a tutte le difficoltà che nel rapporto personale le persone vivono". Nessuna lezione, libro, docente sarà all'altezza di un uomo che ti racconta la sua vita di papà dopo l'ictus. L'altra è personale: il Servizio Civile a casa Fiorani è una questione di famiglia. Il papà, obiettore di coscienza, ha avuto in questo senso un ruolo importante: "mi ha sempre dato l'idea dell'importanza di questo percorso".

Dopo gli anni di studi in programmazione e gestione dei servizi sociali, l'esperienza come capo scout e come volontaria nei centri diurni e nei campi estivi per disabili la scelta di un progetto in questo ambito è stata naturale e anche molto cosciente: "nel mio lavoro io sarò la persona che stanzia fondi, spero, che decide o che propone dove collocarli, e secondo me non entrare mai a contatto con le realtà che poi tu vai a dirigere è molto sbagliato".

Ma cosa fa precisamente Nicole? Le sue 30 ore settimanali di Servizio Civile si dividono tra il Centro Pegaso, una struttura che ospita persone con disabilità acquisite, ad esempio in seguito a incidenti o malattie, e il SAP, letteralmente "Servizio di aiuto alla persona", che viene prestato a domicilio a persone che hanno diverse esigenze. A queste attività si aggiungono i progetti di ATL, tempo libero, che spaziano dai balli di gruppo, corsi di mosaico o informatica, per fare alcuni esempi, rivolti a persone di tutte le età.

Ogni giorno Nicole lavora a fianco di OSS e operatori sociali, in un ruolo che, in un certo senso, lei ritiene privilegiato: "La parte migliore di questo programma è il fatto che non sei un professionista ma metti in gioco le tue qualità umane. [...] Se io fossi qua come assistente sociale avrei dei compiti istituzionali che sono determinati, un OSS che lavora qui non ha il tempo, giustamente visto che corrono come dei matti, di mettersi al tavolo a sedere con qualcuno e chiedergli "mi racconti la tua vita?”. Io posso farlo, perché posso prendermi due ore per stare in camera con qualcuno a parlare: questa secondo me è la grande potenzialità del mio progetto".

Certo non è tutto rose e fiori. È vero che molti giovani scelgono il Servizio Civile in alternativa a un lavoro difficile da trovare e hanno in quel rimborso il proprio primo "stipendio". "Forse quando ti trovi a 24 anni con le tue lauree tutta carica per fare qualcosa, ti sta un po' stretto questo rimborso, ma non è una caratteristica negativa, forse è un po' un limite. Sopratutto se lo accostiamo a quello che invece prende un militare, e questo discorso è molto complicato".

Non si tratta dunque del rimborso in sé, che ogni volontario conosce nel momento in cui presenta domanda, ma una riflessione su quanto davvero poco siano equiparati Servizio Civile e servizio militare, checché ne dica la legge ufficiale. "Dedicarsi a questo e rendere più accessibile la vita a queste persone significa difendere un loro diritto, per cui significa difendere in un certo senso la patria, perché la patria sono anche queste persone. Per cui è un po' frustrante rendersi conto che chi imbraccia un fucile è sempre comunque più pagato di me o più valutato di me che sono invece qui a non imbracciare nessuno fucile ma a dedicarmi umanamente a qualcuno". Le parole di Nicole non vogliono discriminare chi sceglie un modo diverso di difendere la patria, ma una richiesta di pari considerazione: "se uno sceglie altri metodi va benissimo, sarebbe bello se fossimo tutti parificati e non valutati in base a queste cose però".

Nicole è più o meno a metà del suo percorso, ma già pensa a cosa verrà dopo e al suo sogno nel cassetto: "mi cercherò da lavorare, anzi ho già qualche aggancio, qualche possibilità qualche proposta e mi piacerebbe però continuare il percorso di ricerca perché il mio sogno nel cassetto è essere giudice onorario nel tribunale dei minori, quindi giudici che non sono laureati in giurisprudenza, ma sono esperti in questioni sociali, ed è proprio quello che mi ispira dall'inizio, però ci vogliono tanti anni perché è un percorso molto lungo".

A novembre nuovi volontari daranno il cambio a quelli in servizio, un passaggio di testimone che anno dopo anno arricchisce Modena, i ragazzi che portano nel cuore quest'esperienza e tutte le vite che in 12 mesi hanno toccato, conosciuto, magari cambiato in meglio, si spera.

Le candidature al nuovo bando di Servizio Civile Nazionale resteranno aperte fino al 26 giugno, 35 sono i posti nei progetti del Comune di Modena in ambito sia sociale che culturale.

Un'esperienza da fare, consiglia Nicole, perché ci si sporca le mani, si capisce cosa significhi essere cittadini attivi. Perché "ti fa crescere, ti apre e ti aumenta un po' il cuore".

Intervista a cura di Miriana Montorsi

studentessa del liceo scientifico "Tassoni" di Modena in alternanza scuola-lavoro presso la redazione di Stradanove

15 giugno 2017

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"Per me il Servizio Civile è..." Non ne avete idea? Ve lo spiegano i ragazzi che lo stanno vivendo.