Il Crollo di ogni certezza

Riflessione: il crollo del ponte Morandi come simbolo del crollo delle nostre sicurezze e certezze.

Il Crollo di ogni certezza

La Redazione di Stradanove testimonia il suo cordoglio e vicinanza alla città di Genova per il crollo del ponte Morandi il 14 Agosto 2018.


Il ponte Morandi di Genova, crollato nella mattina di domenica 14 agosto, è stato l'11 settembre italiano. Tutti noi abbiamo visto attoniti le drammatiche immagine trasmesse alla televisione o sui principali siti d'informazione e YouTube; e per tutti noi l'incredulità di fronte a quelle immagini è durata ben più di qualche secondo.

Un ponte, così grande e trafficato, semplicemente non poteva crollare. Con lui si è infranta un'ulteriore certezza nelle nostre esistenze: è diventato possibile, non più del tutto improbabile, che anche il pavimento su cui poggiamo ora i piedi all'improvviso venga giù. È importante analizzare la simbologia di quanto accaduto perché rappresentativa della situazione italiana contemporanea, della sua quasi totale assenza di certezze, della mancanza di un futuro stabile e rassicurante. Le incognite derivanti dagli errori e vizi umani hanno superato la prevedibilità delle leggi della natura. Un fenomeno impossibile, o altamente improbabile, come il crollo di un viadotto autostradale oggi, non è più solo pura teoria, è esperienza pratica. Cos'altro ci riserverà il futuro? L'ansia di un popolo prodotta da questa catastrofe dovrebbe essere conteggiata tra i danni morali in un Paese che fa già i conti con gravi problemi. E questo del ponte di Genova potrebbe essere nient'altro che la punta di un iceberg fatto di ponti e manufatti pericolanti, sparsi per la penisola, di cui ancora non sappiamo nulla. Ansia quindi, per quello che poteva riguardarci direttamente (milioni di persone sono passate su quel ponte) e per quello che in futuro potrebbe travolgerci, schiacciarci, trasformare la quiete vacanziera in distruzione, la vita in morte.

Perché è successo? In televisione e su certi giornali si sono sentite diverse ipotesi. Noi non siamo qui a cercare presunti colpevoli, la Giustizia farà il suo corso. Ma rimangono pur sempre quelle 43 vittime sotto le macerie; mentre chi su quel ponte, per sola fortuna, non c'era, saprà sicuramente trovare le energie necessarie per andare avanti e forse anche a dimenticare per un momento quello che è successo, perché le vacanze devono proseguire, le fabbriche tornare a produrre, i camion solcare la strada e i container essere imbarcati sulle navi.

Vendere e comprare, vendere e comprare, non c'è tempo per ripensare ad un'alternativa, ad un commercio che implichi tragitti più brevi delle merci e un traffico mercantile più razionale ed ecologico, nonché ad una più lungimirante gestione della rete stradale, in cui la sicurezza sia elemento fondamentale. “È la merce che ci è entrata nei polmoni...” cantava il grande Gianfranco Manfredi. Eppure nelle nostre menti rimarrà sempre un'ombra scura, impronta lasciata dal terrore in quella mattina d'agosto. Ed è proprio da quell'ombra scura che la parte sana del Paese, se sarà in grado di accettarla, potrà chiedersi e capire cosa sia successo veramente e con grande umiltà rialzarsi di nuovo, evitando in futuro errori così gravi.

Lu. Bi.

Agosto 2018