Il 25 Aprile riparte dai Giovani

Migliaia di persone alla celebrazioni del 25 Aprile 2018 a Modena e le parole di un giovane studente, Francesco Martinelli, Presidente della Consulta provinciale degli studenti.

Il 25 Aprile riparte dai Giovani

Buongiorno a tutti, io sono Francesco Martinelli. Ho 18 anni, frequento l’ultimo anno del Liceo Muratori-San Carlo e sono il presidente della Consulta provinciale degli studenti e coordinatore della Rete degli studenti medi di Modena.

Oggi, nel 73° anniversario della Festa della Liberazione, ho per la seconda volta l’onore di poter parlare su questo palco. Per me è importantissimo essere qua e avere la possibilità di rappresentare davanti a voi tutta la popolazione studentesca modenese e vorrei appunto ringraziare il Comune per questa possibilità a me concessa.

Detto ciò, non posso che constatare che viviamo tempi difficili. In seguito alla crisi economica del 2008 sono successe molte cose. Tuttora si vede una situazione confusa a livello sociale, una difficoltà oggettiva a ripartire a livello economico e un insieme di grossi cambiamenti interni che non ci lasciano spazio a facili ottimismi.

Infatti possiamo osservare come nel giro di 10 anni siano state completamente stravolte le vecchie strutture sociali ed i passati schemi di ragionamento che abbiamo applicato fino ad oggi alla realtà.

Abbiamo davanti un paese diverso.

Un paese egemonizzato dalla paura, che certe forze politiche strumentalizzano per puro calcolo elettorale, e che chiede con forza “sicurezze”.

Un paese che vede sempre di più il diffondersi di un atteggiamento di chiusura verso chiunque e qualunque cosa sia additata come “diverso” o “straniero”, che si rinchiude nella gestione dell’interesse individuale.

Un paese nel quale modi, dialettiche, azioni e ragionamenti di tipo xenofobo, razzista e squadrista sono sempre di più all’ordine del giorno, considerate come normali e di buon senso.

Quindi un paese che subendo progressivamente uno svuotamento valoriale ha lasciato un enorme spazio a questo genere di “nuove” idee e sentimenti. E che neanche troppo lentamente si stanno radicando in profondità nella nostra società.

In questo contesto la sfida che l’attualità ci pone è palese e nessuna istituzione, forza politica, corpo intermedio o cittadino può ignorarla. Il nostro obiettivo non è essere testimonianza passiva di questo processo ma attivarci per affrontarlo.

Non possiamo e non dobbiamo solamente ricordare attraverso le nostre importantissime celebrazioni quello che è successo, il sacrificio di migliaia di giovani come me, le sofferenze e le crudeltà che prima una dittatura poi una occupazione militare ed una guerra civile hanno portato, le difficoltà che i nostri genitori o nonni hanno vissuto sulla loro pelle. Dobbiamo infatti dare un valore veramente attivo a questo enorme bagaglio culturale e storico, fatto di memorie, usi, costumi e di una idea di società giusta e libera che hanno trovato la loro concretizzazione nella nostra costituzione. Bisogna che le nuove generazioni sappiano cosa è successo, sappiano cosa volesse dire vivere con la paura di essere scoperti e uccisi, capiscano il significato e l’importanza della lotta partigiana e della resistenza per la formazione culturale e politica del nostro paese.

Tramandare tutto ciò è un obbligo morale, ma non basta.

E’ necessario ritornare a dare valore alla cultura dell’antifascismo, a quella idea intrinseca ed esplicita della nostra Carta Costituzionale che vede nelle libertà della democrazia un punto imprescindibile. Ma che al contempo afferma anche il divieto di ricostituzione ufficiale del disciolto Partito nazionale fascista e difende la tolleranza democratica dalla intolleranza di stampo fascista. Non è infatti possibile che certi soggetti politici (come Casapound e Forza Nuova per citare i più famosi ) portino avanti in tutta tranquillità le loro azioni quotidiane e si permettano di prevaricare attraverso i loro metodi squadristi idee, attività e persone che non apprezzano.

Bisogna infatti che le istituzioni da una parte prendano posizioni chiare e ferme, non concedendo nessun tipo di spazio (e intendo anche quelli fisici) nè visibilità a queste forze “incostituzionali” ed al contempo portino avanti un discorso educativo e culturale che partendo dalla scuola rimetta al centro i valori democratici costituzionali, attualizzandoli alle problematiche odierne che ogni giorno viviamo.

C’è enorme necessità di ripartire a fare tutto ciò ridando anche valore alla nostra tanto desiderata e sofferta democrazia, coltivando una partecipazione vera che ci porti il prossimo anno o quello dopo o tra anche 10 anni a vedere questa piazza sempre più piena, e non purtroppo sempre più vuota. Una partecipazione che partendo in particolar modo dalle nuove generazioni adatti con un nuovo linguaggio e con delle nuove pratiche l’ “antifascismo” e lo porti ad essere di nuovo una costante fondante dell’educazione comune, e non una immagine da associare agli scontri che avvengono tra forze antagoniste e neofascisti.

Ma anche rimparare e ritornare a praticare un linguaggio che sia di confronto, tollerante verso l’altro e rispettoso delle differenze che caratterizzano ognuno di noi. Un linguaggio che le forze di riferimento della nostra società dovrebbero utilizzare, che sia anche lingua di pace, che si opponga alla violenza e alla brutalità in ogni sua forma.

Tutti questi obiettivi sono però solamente affrontabili se si lavora nello stesso tempo in una direzione molto precisa: quella di combattere il disagio sociale che è retroterra perfetto per il neofascismo e tutti i sentimenti di odio e chiusura!

Infatti non possiamo ignorare le richieste sempre più pressanti che parti di società fanno affidandosi a forze di tipo xenofobo e populiste. Esse sono evidentemente frutto della sfiducia verso un modo di intendere la politica e la gestione della cosa pubblica. Il radicamento territoriale dei neofascismi nelle periferie è frutto di questa situazione.

Se i valori della costituzione ritornassero ad assumere non solo una guida morale e valoriale, come ho detto in precedenza, ma contemporaneamente si rispondesse alle necessità e bisogni delle persone, cioè ritornando a fare la “Politica” con la P maiuscola, si avrebbe la possibilità di combattere tutti i fenomeni collegati alla diffusione della nuova destra e di idee basate sulla paura e sull’odio.

E’ chiara la difficoltà di tutte queste cose. Sono visioni e obiettivi di ampia prospettiva che però necessitano di essere affrontati ora per ritornare a contendere una idea di mondo che abbia a cuore le conquiste dei nostri predecessori.

Non possiamo lasciare che questo patrimonio politico – culturale si esaurisca così.

Diamogli di nuovo vita, per vivere assieme in una nuova società più equa, tollerante ed aperta. Non facciamolo solo in queste bellissime giornate ma ogni giorno della nostra vita, con la coscienza e la voglia di ricordare e di essere cambiamento positivo nel presente.

Vi auguro di passare uno splendido 25 aprile a voi e a tutte le vostre famiglie.

Viva la Resistenza, viva il 25 aprile, viva Modena liberata!

Scritto da

Francesco Martinelli