UNA GUERRA PRIVATA, BIAGIO GOLDSTEIN BOLOCAN

La Storia non perdona.; S’inabissa per lungo tempo ma poi ritorna sempre. A fare i conti con questo eterno movimento saranno il commissario Ofelio Guerini e le persone che gli stanno più a cuore

UNA GUERRA PRIVATA, BIAGIO GOLDSTEIN BOLOCAN

Milano, 1979. Un mandante che si fa chiamare Napoleone (e questo dice molto, dice tutto).

Un esecutore che si sente tuttora un militare che esegue degli ordini. Una parola vola nell’aria, ‘camerata’, e sappiamo da che parte sono schierati.

Ofelio Guerini, il pachidermico ispettore di polizia di Milano che già abbiamo conosciuto ne “Il lato oscuro della luna”, il precedente romanzo di Biagio Goldstein Bolocan.

Il nipote di Ofelio, Gregorio, quasi un figlio per l’ispettore e la moglie. Sarà Gregorio- giovane simpatizzante dei movimenti di sinistra e per questo facile preda di chi vuole usare lui per colpire il commissario Guerini- ad assumere il ruolo di protagonista passivo in “Una guerra privata”.

Tutti sanno che Ofelio Guerini ha fatto il partigiano, che era iscritto al partito comunista- tempi lontani, ormai. L’Italia è sossopra. Aldo Moro è stato rapito e poi ucciso dalle BR nell’aprile del 1978. Il 7 aprile 1979 con una maxiretata sono state arrestate decine e decine di persone senza alcuna accusa specifica di reato se non di atti associativi- tra questi il professore di filosofia Toni Negri, accusato di essere la mente dietro i piani eversivi. Bisogna stroncare il terrorismo, bisogna spezzare il legame tra Brigate Rosse e Autonomia Operaia che mirano ad attaccare “il cuore dello Stato”. E il quesito importante che percorre tutto il romanzo di Bolocan, la domanda che si fa Ofelio e che sua moglie mette in parole è se sia lecito calpestare la democrazia per mantenere la democrazia.

Gregorio è stato arrestato e portato a San Vittore. L’accusa: rapina a mano armata e aver ospitato un terrorista. Per Ofelio è una mazzata e, però, neppure per un attimo Ofelio crede che le accuse possano essere fondate. Ci deve essere un errore, certi comportamenti non si addicono alla personalità di Gregorio, qualcuno deve averlo incastrato, ma chi e perché? Finché viene avanzata l’ipotesi che chi manovra nell’ombra voglia in realtà colpire il commissario Guerini attraverso suo nipote.

Non a caso escono sulla stampa un paio di articoli tendenziosi che fanno apparire Ofelio Guerini in cattiva luce, rivangano il suo passato comunista, lo collegano con le simpatie politiche del nipote, evidenziano quanto sia inammissibile tutto ciò per un commissario di polizia, sollecitano le sue dimissioni. E Ofelio cerca di capire chi può covare tanto odio nei suoi confronti, chi può aver progettato una simile vendetta. Un nome affiora dal passato, Ofelio si fissa che sia quello il colpevole, inizia le ricerche. Il lettore attento non sarà troppo sorpreso dal finale, perché lo scrittore dà il meglio di sé nei personaggi principali e manca un poco di sottigliezza in quelli che hanno un ruolo importante ma secondario.

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Il commissario sapeva che la questura non era il luogo migliore per coltivare l’intelletto. Non che l’intelligenza fosse una risorsa inutile per un poliziotto, questo in tutta onestà non poteva sostenerlo, ma si trattava di un’applicazione dell’intelligenza funzionale, sempre rivolta al raggiungimento di uno scopo, alla soluzione di un caso, alla decifrazione di un enigma. La questura era un habitat in cui l’intelligenza valeva quanto la destrezza fisica, né più né meno.

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Ofelio Guerini e Gregorio sono i personaggi principali, insieme all’aiutante di Ofelio, Salvatore Mannu. Ofelio perché rappresenta il poliziotto integro, che si sente soffocare dalle brutture del mondo in cui vive e che, tuttavia. resiste, cercando di coltivare uno spazio superiore per sé, per la sua anima, nelle letture che gli consiglia il nipote. Gregorio, appunto. Che è uno dei giovani disorientati degli anni ‘70, che pensa che l’impegno politico sia un dovere ma rifiuta la violenza, che diventa la vittima ideale di chi vuol spingere l’opinione pubblica in una certa direzione confondendo le carte. Vittima quanto l’onesto e fedele Mannu, il sardo che non riesca ad adattarsi alla vita di Milano, che ritornerà ‘a casa’ ma non per sua scelta.

E’ un compito difficile quello che si assume Biagio Goldstein Bolocan, di tracciare in un romanzo un quadro di un tempo così travagliato e confuso, difficile da capire allora, quando tutto accadeva in maniera così violenta e scioccante, e ancora difficile da capire adesso, quando le zone d’ombra sono ancora estese, le carte mischiate, i segreti tanti. Però ci prova, ed è importante, anche se a volte la confusione dei tempi entra nelle sue pagine, anche se forse la distanza dai fatti non è ancora sufficiente per la chiarezza.

Biagio Goldstein Bolocan, Una guerra privata, Ed. Cairo, pagg. 331, Euro 15,00