OVUNQUE TU VADA, KATIA TENTI

Una bella opera prima con un protagonista memorabile e un finale terribilmente intrigante

OVUNQUE TU VADA, KATIA TENTI

Bolzano.

Una donna, Milena, si rivolge ripetutamente, in cerca di aiuto, al pubblico ministero Jakob Dekas: l’uomo con cui ha avuto una relazione continua a perseguitarla in maniera ossessiva. Le telefona puntuale alle sette di ogni mattina. Lui tace. Le fa ascoltare le parole d’amore che lei gli ha detto in passato, registrate. Se lo trova sull’autobus che prende per andare al lavoro. Eppure- per ora- non c’è nessuna legge che possa arrestare l’incubo di un comportamento a cui in America si dà il nome di ‘stalking’.

Un uomo anziano viene trovato morto nel giardino della casa in cui abitava, presa in affitto da un noto avvocato che viveva al piano di sopra con la moglie. Strano, però, l’uomo era in camicia. Ed era stato colpito alla testa: impossibile si sia trattato di un malore.

Un’altra donna, la ventenne Verena, dopo essersi sottoposta ad una terapia psicanalitica, ricostruisce pezzo per pezzo quello che le è accaduto durante l’infanzia- un trauma che l’ha segnata per la vita. Aveva nove anni quando don Daniele, il giovane sacerdote della sua parrocchia, l’aveva violentata per la prima volta. E non si era limitato a quello.

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Salvare i buoni e annientare i peccatori. Chi sono i buoni, chi i peccatori? Qual era la giustizia che Dio esigeva, su cosa si fondava, al di là della sua pretesa di verità immutabile e assoluta? La Chiesa tace il male di una persona a un’altra persona nell’estrema convinzione che il bene riguardi un popolo intero. Il bene comune a discapito del bene di un singolo. La sopravvivenza della comunità, l’intercambiabilità e la sacrificalità dell’individuo, in altre parole.

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Sono questi tre casi di cui si deve occupare il Pubblico Ministero Jakob Dekas e sono, peraltro tre casi veramente successi in Alto Adige. Katia Tenti, già capodipartimento dell’assessore provinciale e al suo primo romanzo, ha alterato i nomi di colpevoli e vittime, così come ha cambiato il nome del capo della Procura di Bolzano, Cuno Tarfusser, che ora è vicepresidente della Corte penale dell’Aja e che si occupò dei tre casi all’epoca dei fatti, creando un personaggio molto convincente, in parte reale e in parte inventato, perseguitato dai ricordi degli anni di piombo in cui non era riuscito ad impedire l’estrema politicizzazione della sua ragazza, morta durante una rapina in una banca.

Forse è per questo che si lascia coinvolgere ad un livello personale soprattutto nei casi di Milena e di Verena. Si sente impotente nei confronti di Milena, capisce che la donna non esagera nulla, teme per la sua vita. E alla fine si sente colpevole. Quanto a Verena, il reato di cui è stata vittima è ancora più grave e, per un certo verso simile a quello di Milena, nella difficoltà di provarlo: sogni e disegni possono essere considerati prove inconfutabili? Sì, se i disegni sono così precisi. E poi spuntano fuori delle foto, mentre scompare dalla curia la documentazione riguardo a don Daniele: Grande Daniele, così amato dai parrocchiani, non è l’unico colpevole dell’infanzia violata di Verena.

Altrettanto grave è la colpa del prete a cui la bimba aveva parlato nel confessionale, ancora di più l’insabbiamento ad opera della curia che si era limitata a trasferire il sacerdote pedofilo, più ignobile ancora il ‘salvataggio’ di don Daniele da una giusta sentenza.

Il terzo caso, quello del vecchio morto nel giardino che poi è singolarmente connesso con uno degli altri due, è affrontato con un distacco maggiore dalla scrittrice e dal pubblico ministero Dekas- forse colpisce di meno perché la fragilità della vittima è dovuta all’età anziana e non all’essere donna o addirittura bambina, forse anche perché non è un personaggio che attiri le nostre simpatie.

E’ un bel primo romanzo, “Ovunque tu vada”, con un protagonista che ricorderemo, con le sue qualità (gli scrupoli etici e la correttezza) e le sue debolezze (gli piacciono le avventure galanti e passeggere), e una miriade di personaggi secondari tratteggiati tutti con acume. Il finale, poi, è terribilmente intrigante: Dekas pensa di poter tirare il fiato quando lo raggiunge la notizia della morte violenta della donna con cui faceva sesso volentieri, pur non volendo mai parlare di amore. Attendiamo il nuovo romanzo, allora.

Katia Tenti, Ovunque tu vada, Ed. Marsilio, pagg.442, Euro 18,00