MIELE, IAN MCEWAN

Una classica spy story con una protagonista non proprio convenzionale

MIELE, IAN MCEWAN

“Mi chiamo Serena Frome (che fa rima con plume) e poco meno di quarant’anni fa mi mandarono in missione segreta per il British Security Service.” Inizia così, come vuole la tradizione del romanzo inglese del settecento in cui il protagonista si presenta ad apertura del libro, “Miele”, il nuovo romanzo di Ian McEwan. Ci attende una storia intrigante- così pensiamo.

   Siamo sul finire degli anni ‘60, quando i venti di una rivoluzione sociale e giovanile incominciano a soffiare sull’Europa e sugli Stati Uniti. La ventiduenne Serena, figlia di un vescovo anglicano, cresciuta tra privilegi in un’atmosfera protetta, terminati a fatica gli studi di matematica a Cambridge (lei avrebbe preferito lettere ma la madre aveva forzato la sua scelta), viene contattata dall’Agenzia di Intelligence dell’MI5. La impiegheranno in mansioni di segreteria, Serena non sa spiegarsi come e perché l’abbiano scelta.

   Noi lettori intuiamo che il non più giovane docente di storia che è stato suo amante abbia a che fare con questo incarico. E poi a Serena verrà affidato un altro compito più impegnativo: parteciperà all’operazione “Miele” in quella che è ‘la guerra fredda culturale’. Si tratta di selezionare un promettente giovane scrittore che abbia già dato prova di idee anticomuniste e finanziarlo perché la sua creatività abbia modo di esprimersi liberamente- e ci si augura in maniera che risponda agli intenti dell’MI5- senza doversi preoccupare di guadagnarsi da vivere. E così Serena si mette in contatto con Tom Haley, autore di alcuni racconti e di articoli critici nei confronti del blocco sovietico. Lascio al lettore il gusto di scoprire quello che accade. Anche perché proprio il finale è la parte migliore del libro.

   Che tipo è questa Serena Frome? Sembra veramente un personaggio creato dalla mente di uno scrittore che la dota di tutte le caratteristiche necessarie per far sì che si comporti in una certo modo che avrà poi certe conseguenze. Serena è giovane e bella, lunghi boccoli biondi, occhi azzurri. Un’apparente propensione alla matematica (il che la rende insolita) e una passione per la lettura. L’amante professore di storia provvederà a raffinare i suoi gusti letterari: quando la conosciamo, Serena predilige romanzetti di facile approccio, anche se è colta da una passione fulminante per Solzenicyn. Altrettanto poco raffinata è la scelta dei suoi amanti.

   Diciamolo chiaramente: Serena va a letto con tutti gli uomini che si trovano sul suo percorso. Uno è gay, uno potrebbe essere suo padre, uno ha orecchie a sventola ed è già fidanzato. Ovvio che finisca a letto (poco professionalmente) anche con lo scrittore che ha reclutato per l’MI5. E il suo ‘background’ con padre vescovo che la notte di Natale scappa in chiesa per pronunciare il sermone serve da ottimo contrasto.

   Il racconto della vita di Serena Frome finisce per essere un poco noioso, nonostante l’occasionale brivido di mistero quando viene mandata con l’amica a ripulire una casa segreta e trova sangue sul materasso e un foglio di carta in cui c’è un riferimento all’amante anziano. Invece i racconti brevi di Tom Haley inseriti dentro il romanzo sollevano l’interesse della narrazione conducendo le nostre riflessioni in un’altra direzione lungo il percorso irto di domande- che influenza ha la letteratura sulla vita? E la vita sulla letteratura? Su quanti livelli si può spiare una persona? Soltanto osservando le sue azioni o anche leggendo le sue parole?

   Oltre a questi piccoli romanzi dentro il romanzo è anche lo sfondo- fine anni ‘60 e inizio anni ‘70, i Beatles e lo sciopero dei minatori, le restrizioni economiche e la rivoluzione sessuale, l’apparizione fugace di famosi scrittori sulla scena e dello stesso McEwan nei panni di Tom Haley- che ci appassiona, più della storia di Serena Frome per cui invece potremmo usare le parole di critica della stessa Serena ad uno dei racconti di Haley: “A mio giudizio esisteva un tacito patto con il lettore che lo scrittore era tenuto a onorare. Nessun elemento di un mondo immaginato, né alcuno dei suoi personaggi avrebbe dovuto poter scomparire per un capriccio dell’autore. L’invenzione doveva essere solida e coerente quanto la realtà. Era un patto fondato sulla reciproca fiducia.”

    La delusione di Serena è anche la nostra.

Ian McEwan, Miele, Ed. Einaudi, trad. Maurizia Balmelli, pagg. 351, Euro 20,00