LUCIA A LONDRA, EDWARD BENSON

Una comedy of manners tipicamente inglese, in cui ogni pagina sprizza di quell’umorismo acuto e sottile che non è mai volgare

LUCIA A LONDRA, EDWARD BENSON

Lucia Lucas, la Regina di Ridesholme, il villaggio fittizio in cui Edward Benson ha ambientato la sua serie di romanzi con Lucia come protagonista. E’ la Signora Lucia Lucas, e suo marito è il signor Philip Lucas (chiamato Pepino da Lucia che ama intercalare qualche parola di italiano nei suoi discorsi, senza saperlo veramente, peraltro), non hanno alcun titolo nobiliare, ma quante ambizioni! In realtà è Lucia ad essere ambiziosa, Pepino la segue come un fedele cavalier servente- un marito è indispensabile in società.

Lucia è una snob, parola che deriva dal latino sine nobilitate e portata alla ribalta della scena letteraria da William Thackeray nel romanzo “The book of snobs” (1848) anche se è Becky Sharp, l’eroina del più famoso “Vanity Fair”, che assomiglia di più a Lucia. Becky Sharp, l’arrampicatrice sociale per eccellenza, con un marito altrettanto scialbo quanto Pepino, che calpesta amicizie e lealtà per farsi avanti- dobbiamo riconoscere, però, che Becky non era simpatica quanto Lucia. Ad un certo punto di “Lucia a Londra” un personaggio dice che essere arrabbiati con Lucia significa mancare totalmente di senso dell’umorismo. Perché è impossibile non ammirare Lucia. Perché riesce a cavarsela in qualunque situazione. Perché parla anche di quello che non sa, fa delle gaffes gigantesche ed è però capace con un doppio salto mortale di rimediare, mente spudoratamente ma in maniera amabile.

La trama di “Lucia a Londra” inizia con la morte di una zia di Philip Lucas che gli lascia in eredità una casa a Londra. Gli abitanti di Ridesholme si scambiano pareri, in quel cicaleccio fatto di pettegolezzi e di curiosità che è proprio dei centri piccoli- quanto, parlando di cifre, avranno ereditato i Lucas? Venderanno la casa di Londra o ci andranno ad abitare? E le perle? Le famose perle della zia- quanto varranno? Lucia, in definitiva, va a Londra e si tuffa nel bel mondo, non si lascia sfuggire un invito, anzi, sollecita gli inviti, ricambia con intrattenimenti a casa sua, facendo pressioni sugli ospiti- soprattutto sui più altolocati, va da sé.

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L’idea di Lucia che lasciava Riseholme era un’autentica bomba innescata. Al momento dell’esplosione, Georgie vide Riseholme disintegrarsi in una miriade di frammenti. E poi, debolmente, attraverso il fumo, gli parve di vederla ancora intatta. Qualcuno, certo, avrebbe dovuto riempire il trono vuoto e assumere la direzione delle cose.

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A Riseholme Lucia appare come una traditrice. Non aveva sempre detto, Lucia, che niente era paragonabile all’incanto della vita in quel luogo riparato? E gli amici si organizzano, Lucia vedrà che la sua presenza non è indispensabile. Una signora si procura una tavoletta per convocare gli spiriti e, ascoltando il suggerimento di uno di questi, si decide di aprire un museo: ognuno fornirà qualche preziosa reliquia del passato. E’ roba di poco conto, in realtà, Lucia- tornando a Riseholme per un paio di giorni- si prenderà gioco di loro e verrà quindi ostracizzata dagli amici di un tempo.

“Lucia a Londra” è una comedy of manners tipicamente inglese. Ogni pagina sprizza di quell’umorismo acuto e sottile che non è mai volgare. Ogni personaggio è schizzato a punta fine come in una vignetta- Pepino succube gentile della moglie, la cantante Olga che rivaleggia con Lucia sul palcoscenico della società, le due svampite signorine di Riseholme, George, o Georgino come lo chiama la sua amica Lucia, che ha qualcosa di Oscar Wilde negli atteggiamenti e nella cura del vestiario (straordinaria la descrizione dei larghi pantaloni Oxford con cui vuole fare colpo), il giornalista che si firma con un nome femminile, Hermione (detto tutto), e che, in un ridicolissimo gioco di ambiguità, Lucia vuol far passare come suo amante (fa chic, avere un amante).

Il confronto tra la vita di Londra e quella di Riseholme, poi, è esilarante. Diciamo che vince Riseholme. Dopo tutto, è più facile trionfare tra poche persone che tra molti.

Il romanzo di Edward Benson (quinto di sei figli dell’arcivescovo di Canterbury, nato nel 1867 e morto nel 1940) è uno di una serie di sei che hanno Lucia per protagonista. “Lucia a Londra” fu pubblicato per la prima volta nel 1927: è fresco, divertente e pungente adesso come allora.

Edward Benson, Lucia a Londra, Ed. Fazi, trad. Alessandra Osti, pagg. 320, Euro 15,00