LE CASE DEGLI ALTRI, JODI PICOULT

La ‘differenza’ di Jacob e lo straordinario coraggio di Emma

LE CASE DEGLI ALTRI, JODI PICOULT

Emma Hunt: poco più di quarant’anni, due figli, Jacob e Theo, tiene una rubrica su un giornale  firmandosi ‘zia Em’- a lei si può scrivere confidandole qualunque problema.

   Jacob Hunt: 18 anni, ha la sindrome di Asperger.
   Theo Hunt: 15 anni, la sua vita è stata da sempre condizionata dall’autismo del fratello.


   Oliver Bond: 28 anni, avvocato, assume la difesa di Jacob accusato dell’omicidio della sua insegnante di relazioni sociali.
   Rich Matson: il poliziotto che indaga sul caso.
  
Sono queste le voci narranti nel più recente romanzo di Jodi Picoult, “Le case degli altri”, un libro dal ritmo così incalzante, con un contenuto così problematico e per certi versi angosciante, che si legge d’un fiato. Anche perché le cinque voci sono molto diverse tra di loro e rendono più varia e movimentata la lettura. A Jodi Picoult interessano le famiglie in cui i rapporti non sono facili perché uno dei figli ha qualche causa di disabilità.


   La scrittrice stessa mi aveva parlato, durante un’intervista in occasione dell’uscita del suo primo romanzo “La custode di mia sorella”, di come fosse cambiata la sua vita quando suo figlio aveva dovuto subire una serie di operazioni, entrando e uscendo dall’ospedale per tre anni. Di come fosse stato giocoforza per lei dedicare più attenzione al figlio ammalato piuttosto che all’altro. Jodi Picoult sa quello che prova Emma Hunt che deve affrontare la lotta quotidiana per migliorare il rapporto del figlio autistico con il mondo che lo circonda e per evitare qualunque fonte di irritazione per lui, a scapito del figlio minore. In più Emma deve cavarsela da sola, perché il marito se n’è andato di casa poco dopo la diagnosi fatta a Jacob, quando Theo aveva pochi mesi.


   Il nodo centrale della trama è quello che porta la situazione ad un livello di difficoltà estrema. La giovane insegnante privata di Jacob scompare. Viene trovata morta nei boschi vicino alla sua abitazione, avvolta in un piumone colorato che appartiene a Jacob. Se prima del ritrovamento del cadavere si pensava che l’assassino fosse il fidanzato di Jess, ora Jacob viene arrestato e portato in prigione. Un confinamento insostenibile per un ragazzo con la sindrome di Asperger che non è in grado di tollerare alcun cambiamento nella sua routine giornaliera, men che meno la lontananza dalla madre, l’unica persona capace di tranquillizzarlo.


   A questo punto interviene l’avvocato Oliver Bond. Ci sarà un processo, sarà difficile far intendere al giudice e all’avvocato dell’accusa che Jacob non può essere processato come un altro imputato, che le sue ‘escandescenze’ sono prova di un malessere profondo e non le bizze irose di un paranoico. Quanto al risultato del processo…


   Ho già detto che la lettura di “Le case degli altri” è tremendamente coinvolgente. E’ impossibile non prendere parte alla vicenda, condividere le ansie di Emma- una madre Coraggio straordinaria-, e la frustrazione di Theo, che farebbe a meno di quel fratello che lo mette in imbarazzo, che quasi sarebbe contento finisse in prigione per sempre, ma si sente in colpa per aver solo pensato una cosa del genere.


   A Jacob tocca la parte di spiegarci tutti i limiti che la sindrome di Asperger gli pone. A volte ci pare impossibile che abbia un così alto grado di consapevolezza, ma ci viene spesso ripetuto da più parti che il quoziente intellettuale degli ‘Aspie’ è altissimo e quindi assorbiamo le sue spiegazioni che integrano, per così dire dall’interno, quelle che ci vengono date da Emma.


   I quesiti che il romanzo ci pone, indirettamente, sono molti, tanti quanti i problemi causati dalla ‘differenza’ di Jacob. E ci si continua a pensare, anche dopo aver terminato la lettura.

Jodi Picoult, Le case degli altri, Ed. Corbaccio, trad. Lucia Corradini Caspani, pagg.619, Euro 19,60