LA VITA DEGLI ALTRI, GORAN TRIBUSON

Delitto a Zagabria

LA VITA DEGLI ALTRI, GORAN TRIBUSON

Zagabria, agosto 1984. L’imprenditore edile Oscar Guteša si rivolge all’ispettore di polizia Nikola Banić
 perchè ha ricevuto una lettera anonima in cui gli viene chiesto di sborsare ventiquattromila marchi tedeschi se vuole rivedere sua figlia Astra
. La busta contiene anche un anello di Astra, a prova del rapimento. Le richieste di riscatto non sono affatto all’ordine del giorno in Croazia, il caso appare subito strano: Astra se n’era andata di casa da qualche mese, non andava d’accordo con il padre, sognava di andare a Parigi per imparare a dipingere, là dove tutti dipingevano- o almeno così sembrava, anche se erano solo imbrattatele. E poi, all’improvviso, Astra riappare. Anzi, ritorna a vivere in casa con il padre.  Per morire poco dopo, assassinata.

   Quando compare un nuovo perssonaggio sulla scena della letteratura del genere poliziesco, siamo curiosi di vedere che cosa lo contraddistingua dai ‘colleghi’ che già conosciamo da precedenti letture. In questo agosto 1984 l’ispettore Nikola Banić ha quattro grossi problemi da risolvere:  l’omicidio (si tratterà di un doppio omicidio), il suo matrimonio, lo scaldabagno e l’automobile, in questo ordine di importanza. E’ difficile conciliare il lavoro di poliziotto con la famiglia- quando si indaga su un delitto non esistono orari e tanto meno ferie o vacanze. La moglie e la figlia di Nikola sono andate al mare, da qualche accenno all’inizio intuiamo  che la situazione della coppia è tesa, che c’è in aria una possibile separazione. Il caso su cui Banić sta indagando- la scomparsa e la morte di Astra, figlia di genitori separati- avrà forse qualche influenza sulla sua decisione finale?

   Quanto allo scaldabagno, Nikola Banić ingaggia una battaglia con i tecnici che intervengono per la riparazione: sono incompetenti, superficiali, distratti, la riparazione va per le lunghe, considerando anche i problemi di sdoganazione dei pezzi di ricambio (è il 1984, non dimentichiamolo). La R4 di Banić, infine, ci ricorda la mitica Mirafiori di Kostas Charitos, il commissario di Atene creato da Petros Markaris- vecchia, malandata, sputacchiante, il meccanico si rifiuta di metterci le mani. Consiglia a Banić di usarla finchè va, poi non gli resta che la rottamazione.


   Nel caldo agosto di Zagabria Nikola Banić interroga tutti quelli che hanno conosciuto Astra- il padre (dice di aver amato molto la figlia ribelle), lo zio stravagante che vive chiuso nel seminterrato, la madre (perchè è fuggita di nascosto in Germania quando la bambina aveva otto anni, cioè dieci anni prima?), le amiche con cui Astra ha condiviso l’alloggio, un famoso pittore che era solito portarsi a letto le modelle (anche Astra, dunque?).

   E non riesce a trovare l’aspirante pittore che si faceva chiamare Modigliani e di cui Astra era innamorata (e le frecciate di Banić verso l’incomprensibile pittura astratta sono molto divertenti). Ci piace il calore umano di Banić, il riguardo con cui pone le sue domande per non ferire la sensibilità altrui, la comprensione che mostra verso tutti: lui stesso dice di sentirsi un voyeur, qualcuno che sbircia dentro le vite altrui senza averne il diritto (ci viene in mente il bellissimo film con un titolo simile che ha per protagonista un capitano della Stasi).


   Il romanzo di Goran Tribuson si colloca nella linea tradizionale del ‘giallo’, ma l’edizione originale è datata 1985, cioè prima dei grossi cambiamenti sociali che hanno ampliato il quadro del romanzo poliziesco, allargando anche i confini del crimine. E tuttavia è una piacevole lettura che incuriosisce per la sua ambientazione diversa, senza grandi scossoni- un brivido rilassante.

Goran Tribuson, La vita degli altri, Ed. Dalai, trad. Ileana Zagaglia e Ivana Vlahek, pagg. 220, Euro 16,00