La storia delle api di Maja Lunde

"Un romanzo di avvertimento che ci fa soffermare a riflettere su dove stiamo andando, su come stiamo trasformando il mondo in cui viviamo. Un libro che vorremmo subito rileggere" (Marilia Piccone)

La storia delle api di Maja Lunde

Be’, un romanzo in cui le api sono protagoniste? Sì, ed è un romanzo bellissimo. Perché, con uno stile narrativo originale e appassionante, ci fa riflettere su qualcosa che forse sapevamo ma su cui non abbiamo mai riflettuto e ci obbliga a fronteggiare un problema- quello della distruzione ambientale - prospettandoci le conseguenze inevitabili in un futuro non tanto lontano. Nel 2006, nel Nord America, è stata riscontrata per la prima volta la Sindrome dello Spopolamento degli Alveari - intere colonie di api sono morte. Non c’è impollinazione, senza le api. Senza le api avanza lo spettro della fame, della mancanza di colture, della scomparsa del bestiame. La morte delle api significa la morte degli esseri umani.

Se vi chiedete come faccia la norvegese Maja Lunde a trasformare questi fatti in un romanzo bellissimo, addentriamoci nel libro.

Tre personaggi- William, George, Tao. Tre luoghi- Inghilterra, Ohio negli Stati Uniti, Cina. Tre tempi- 1852, 2007, 2098. Ogni personaggio parla in prima persona, Tao è l’unica donna.

Tao è la prima ad apparire sulla scena- come uccelli troppo cresciuti ci tenevamo in equilibrio ognuno sul proprio ramo, con un contenitore di plastica in una mano e un pennello di piume nell’altra. Ci mettiamo un attimo a capire che cosa stiano facendo, lei e gli altri lavoranti arrampicati sugli alberi: delle api non c’è neppure il ricordo, sono scomparse da quasi un secolo, e loro stanno facendo un’impollinazione manuale. Un lavoro faticoso e stancante, possibile in Cina dove le masse sono abituate ad obbedire e la manodopera costa poco. Il marito di Tao fa lo stesso lavoro, hanno un bambino di tre anni e stanno risparmiando per raggranellare la cifra richiesta per avere l’autorizzazione di avere un altro figlio.

Nell’Inghilterra di metà ‘800, William ha una famiglia numerosa, otto figli di cui solo uno è un maschio. Per mantenere la famiglia William fa il bottegaio, vende sementi - quanto in basso è caduto, lui che era uno studioso di grandi ambizioni. Eppure, per riabilitarsi agli occhi dell’unico figlio maschio e a quelli del suo professore, esce dall’apatia della depressione e progetta un nuovo tipo di arnia. Andrà incontro a terribili delusioni.

La famiglia di George, in Ohio, è composta da lui, la moglie e un figlio. George vive per le sue api. Nel mondo di George, come in quello di William, è ancora possibile avere una passione per cui si è disposti a sacrificare tutto. E però non è la stessa passione del figlio che invece va al college e ha l’ambizione di diventare uno scrittore. È il 2007. Si parla della Sindrome della Scomparsa delle Api, ma George spera che non arrivi mai così a nord, gli pare impossibile che debba colpire le sue api. Lui tratta bene le sue api, costruisce a mano le loro arnie. Non può accadere nulla a loro. E invece…

La bravura narrativa di Maja Lunde è nel saper cambiare registro stilistico adattandosi al tempo e al luogo - c’è un sentore di antico nel racconto di William, una traccia del linguaggio parlato moderno in quello di George e qualcosa di visionario nell’apocalittica rappresentazione di un futuro in Cina dove le città sono state abbandonate e bande di ragazzini scorrazzano pronti ad uccidere per qualcosa da mangiare.

E poi c’è altro oltre alla storia delle api e a tutte le informazioni relative alle cure loro dovute, ai diversi tipi di arnia e ai metodi di impollinazione. Mentre, parallelamente alla vita quotidiana delle api, siamo coinvolti nell’esistenza e nei problemi famigliari di William, di George e di Tao - la cocente delusione che William riceve dal figlio maschio e l’affinità che, invece, incomincia a sentire per una delle figlie finora trascurate, il rapporto difficile tra George e il figlio giornalista Tom (che scriverà un libro sulle api) e infine la straziante ricerca del figlio bambino di Tao a cui è successo qualcosa nel giorno di riposo che sarebbe dovuto essere un giorno di festa per tutta la famiglia- ci rendiamo conto di quanto ci sia di meraviglioso nel comportamento delle api, di quali insegnamenti potremmo trarne.

Anche “La storia delle api”, come “Gli eredi” di Wulf Dorn, è una ‘warning novel’, un romanzo di avvertimento che ci fa soffermare a riflettere su ‘dove’ stiamo andando, su ‘come’ stiamo trasformando il mondo in cui viviamo. E tuttavia il campanello di allarme che risuona nelle pagine del libro è piacevolmente ovattato dall’umanità delle storie che Maja Lunde intreccia con quella delle api e che rendono così ricca la lettura, così piena di sfumature, di nostalgia di un passato prezioso come l’oro liquido del miele.

Un libro che vorremmo subito rileggere.

Maja Lunde, “La storia delle api”

Ed. Marsilio, trad. Giovanna Paterniti, pagg. 423, Euro 18,50

Recensione a cura di Marilia Piccone

Blog "Leggere a lume di candela"

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