La fioraia del Giambellino di Rosa Teruzzi

Sullo sfondo del Naviglio riprendono le indagini di Iole, Libera e Vittoria, tre generazioni di donne già protagoniste de "La sposa scomparsa".

La fioraia del Giambellino di Rosa Teruzzi

Che piacere incontrare di nuovo Iole, Libera e Vittoria, le donne di tre generazioni che abbiamo conosciuto come protagoniste de "La sposa scomparsa", primo romanzo di una serie della scrittrice milanese Rosa Teruzzi. Prendo in mano il nuovo libro, "La fioraia del Giambellino", e so già che mi aspetta una lettura molto gradevole, divertente, un po’ gialla e un po’ rosa, con personaggi simpatici sullo sfondo di una Milano che ha il suo incanto.

Iole (la nonna stravagante, ex sessantottina che si fa ancora le canne e inneggia al libero amore), la figlia Libera (capelli rossi come quelli di Julianne Moore, suo marito Saverio, un poliziotto, è stato ucciso mentre faceva indagini su una cosca mafiosa, lei ora confeziona originali bouquet da sposa) e Vittoria (venticinque anni, poliziotta sulle orme del padre, un legame d’amore improbabile con un pregiudicato) vivono in quello che era un casello ferroviario sul Naviglio. A quanto pare ci sono sempre due indagini che scorrono parallele nei romanzi di Rosa Teruzzi - una tremendamente seria che tocca da vicino Libera e Vittoria ed è il caso ‘freddo’ insoluto dell’assassinio di Saverio, e l’altra che perde un poco della serietà che ogni mystery ha perché sono Iole e Libera, delle dilettanti, che svolgono un’indagine a cui la polizia non avrebbe prestato la minima attenzione. Il caso ‘minore’ si presenta, come nel libro precedente, sull’onda della notorietà che Libera ha acquisito grazie ad un articolo su un giornale che parla, per una volta, non dei suoi bouquet che portano fortuna ma del successo della sua precedente indagine.

La ragazza che si presenta al casello ha un’aria triste nonostante l’abito fiorito. Sta per sposarsi e no, non vuole un bouquet ma sapere chi è suo padre: sua madre si è sempre rifiutata di dirglielo. Sua madre è un tipo solitario e senza amicizie, non hanno mai abitato in uno stesso posto a lungo, le ha detto di essere cresciuta in orfanotrofio. Che speranza ha Libera di poterla aiutare? Iole insiste perché accetti (per lei è un gran divertimento, curiosa com’è) e qualcosa in Libera - una certa affinità con la ragazza che vuole sapere la verità, proprio come lei vorrebbe sapere la verità sulla morte del marito - la spinge infine a dire che farà qualche ricerca, senza illudersi, però, sul successo dell’impresa.

C’è una novità anche per l’indagine più importante, quella che tocca da vicino Libera e Vittoria: non è forse entrata in polizia, Vittoria, per scoprire di più? E adesso, da una tasca di una vecchia camicia di Saverio viene fuori un biglietto con una calligrafia femminile. Poche parole per un appuntamento. Martedì 25, alle sette, nel parcheggio. Un appuntamento con la morte.

Il finale dell’indagine ‘minore’ non è una gran sorpresa per chi è esperto del genere ed è abituato a fiutare i piccoli indizi disseminati lungo la narrazione, ma chi cerca la sorpresa? Si gode di altro, leggendo il romanzo di Rosa Teruzzi. Di quel mix di leggerezza e profondità che è la sua cifra narrativa, delle battute di quella vecchia ragazza di Iole, impenitente sciupamaschi che spinge la figlia a prendere una decisione fra i due uomini che le girano intorno, dei rossori di Libera, così timida con gli uomini (una reazione alla sfacciataggine della madre che le ha confessato di non poterle dire chi sia suo padre, semplicemente perché non lo sa) e così creativa ad usare il linguaggio dei fiori, della durezza della giovane Vittoria, obbligata a destreggiarsi fra mamma e nonna, delle pennellate di parole che ci dipingono il cielo di Milano dopo la pioggia insolita di agosto, ‘così bello quando è bello, così splendido, così in pace’, e i tramonti che sfumano sulla chiesa di San Cristoforo sul Naviglio.

Resta in sospeso, a stuzzicare la nostra curiosità, invece, l’indagine sulla morte di Saverio: che ci sia un traditore fra i colleghi della polizia? Aspettiamo il seguito.

Rosa Teruzzi, "La fioraia del Giambellino"

Ed. Sonzogno, pagg. 171, Euro 11,90 €

Recensione a cura di Marilia Piccone

Blog "Leggere a lume di candela"