L’ULTIMA NEVE DI PRIMAVERA, BLANCA BUSQUETS

Il coraggio di rompere il silenzio, di raccontare la propria solitudine. Un romanzo sensuale e toccante, ricco di sorprese e nostalgia

L’ULTIMA NEVE DI PRIMAVERA, BLANCA BUSQUETS

Un paesino, la Carena, sui monti della Catalogna. Due donne, Tònia e Lali. Una passione in comune: la parola. Parola da scrivere e parola da leggere. Il paesino, quando ci vive Tònia, è lontanissimo da Barcellona- è l’inizio del ‘900. Quando Lali ci si trasferisce ad abitare, il viaggio da Barcellona si fa in un paio di ore- è passato un centinaio di anni.

Nel romanzo “L’ultima neve di primavera” di Blanca Busquets, i capitoli che parlano di Tònia e di Lali si alternano, scritti in prima persona quelli di Tònia, in pagine che scrive di nascosto, in terza persona quelli di Lali, una bambina che ama leggere e che poi inizierà a scrivere storie brevi, e infine un romanzo storico che renderà famosa lei e il paesino della Carena. E’ chiaro fin dall’inizio che qualcosa d’altro oltre ad una passione in comune unisce le due donne.

Non sappiamo che cosa sia, lo intuiamo- quel nome Lali che è un diminutivo di Eulalia (personaggio che appare anche nelle pagine scritte da Tònia), soprattutto un quadro con l’iniziale M, a mo’ di firma, in un angolo. Sembra un paesaggio astratto, solo Lali ci vede delle capre e delle montagne. Nella prima narrativa Tònia è presente mentre il giovane Miquel lo dipinge, nella seconda Lali chiede con insistenza di poter tenere lei il quadro che ha sempre visto appeso in casa. Alla fine del romanzo sarà proprio il quadro a svelare l’intero segreto dei personaggi.

Quella che Blanca Busquets ci racconta è la storia di due donne che- come tutte le storie di donne- ci parla di amore e matrimonio, sofferenze del parto e figli, suocere difficili e mariti ancora più difficili. Fin lì sarebbe una storia banale. Invece, nel microcosmo di un paesino isolato tra i monti, quello che accade diventa una microstoria sui cambiamenti che il secolo XX ha portato ovunque, ma soprattutto nella vita delle donne.

Se Tònia non può scegliersi il marito ma deve accettare quello che suo padre ha deciso vada bene per lei (a vantaggio della famiglia, s’intende), Lali può non sposarsi affatto e convivere con l’uomo di cui è innamorata. Se la sorella di Tònia deve sopportare la violenza del marito e tacere, Lali può troncare un rapporto che si rivela sbagliato. Nella sua famiglia Tònia è l’unica che sa scrivere, e deve farlo di nascosto. Perché scrivere e leggere sono una perdita di tempo nei giorni fatti di fatica fisica in cui è vissuta. E Tònia riesce a leggere soltanto perché è il parroco del paese a prestarle i libri (e non deve essere stata una cosa usuale per un uomo di chiesa). Lali appartiene all’epoca in cui frequentare la scuola è naturale, anzi, è una delusione per i suoi genitori, quando Lali decide di iscriversi ad un corso di studi non abbastanza qualificato.

Tra tutte le conquiste femminili del ‘900 (e includiamo tra queste anche il non essere più condannate a lavare i panni nell’acqua fredda di un lavatoio) il diritto allo studio è di certo il più importante, che innalza la donna sullo stesso piano dell’uomo, che la rende capace di tenergli testa come sua pari, che le permette un’indipendenza economica che significa anche indipendenza dal contratto matrimoniale. Se poi, invece, ci si innamora- e a Tonia e Lali l’amore arriva imprevisto, come un bellissimo regalo- tanto meglio.

Un romanzo leggero, come l’ultima neve del titolo, con un risvolto pensieroso, però, come quella neve che si scioglie subito ma prima ha bagnato le foglie appena spuntate- c’è molto da riflettere sul perpetuarsi della violenza sulle donne (ne leggiamo ogni giorno sui giornali), quasi che, in un mondo che cambia fin troppo velocemente, sia solo quello a non essere mutato.

Blanca Busquets, L’ultima neve di primavera, Ed. Piemme, trad. Giuseppe Tavani, pagg. 249, Euro 16,50