IL DIVORATORE, LORENZA GHINELLI

A volte le nostre paure sono così forti che riescono a materializzarsi…

IL DIVORATORE, LORENZA GHINELLI

Non è un caso che il sottotitolo de Il divoratore, romanzo d’esordio della giovane Lorenza Ghinelli, siaNon guardarlo, non cercarlo. Se gli credi lui ti vede”, perché è proprio qui il nocciolo della questione: fino a che punto siamo responsabili delle conseguenze dell’odio generato dai nostri pensieri o dalle nostre azioni? E potrebbe mai, questo odio, trasformarsi in male e assumere una qualche forma?

   Sembrerebbe di sì, visto che non si potrebbero spiegare in altro modo le misteriose sparizioni di bambini che mettono in allarme tutta Rimini, in una primavera solo apparentemente come le altre. Filippo, Luca, Francesco e poi Dario: sono queste le prime quattro vittime di un misterioso vecchio capace di non lasciare alcuna traccia né di sé, né dei corpi dei malcapitati. Quasi si fossero smolecolati, dissolti, evaporati o fossero stati aspirati, di loro gli inquirenti non trovano che un mucchietto di vestiti ben piegati. Unico testimone, considerato però poco attendibile persino quando assiste alla sparizione del fratello Dario, è Pietro, un ragazzino autistico – un Asperger –, di intelligenza superiore e verbale, ma con grandi difficoltà ad entrare in comunicazione con il mondo che lo circonda.

   Un mondo che però è in grado di riprodurre attraverso il disegno in modo molto dettagliato e più che realistico. Nel disegno che ritrae il gruppo di amici che lo hanno deriso e insultato, compare anche un vecchio inquietante che si definisce l’Uomo dei sogni, l’incarnazione di tutte le paure dei bambini, capace di trascinarli in un abisso nero e melmoso di gelido fuoco.


A metà strada fra il thriller, l’horror e il fantasy, Il divoratore di Lorenza Ghinelli ci offre un ritratto realistico delle dinamiche familiari (almeno di un certo tipo) e di alcuni comportamenti tipici dei giovani d’oggi, capaci di estrema crudeltà, fino ad arrivare a forme di bullismo e di prevaricazione sui più deboli che, se esasperate, possono scatenare nelle vittime reazioni incontrollate e incontrollabili. La parte investigativa della vicenda viene quasi completamente ignorata, se non per mettere in luce una certa superficialità e la tendenza a banalizzare i fatti da parte degli inquirenti.


   A voler andare a fondo della questione, è Alice, l’educatrice di Pietro, l’unica persona che prende in considerazione le sue affermazioni e i suoi disegni: “Gli Asperger non mentono, gli Asperger non disegnano con la fantasia. Loro mostrano…”. Tanto più che il vecchio nel disegno riporta la ragazza a tanti anni prima, a un tragico episodio, ormai rimosso, di cui è stata protagonista insieme all’amica Lucrezia.  Ricorda così quel bambino, Danny, che nella sua classe era oggetto di scherzi e di scherno, creduto pazzo per via di una madre drogata e di un padre violento e alcolizzato.


   Trovare il legame fra gli avvenimenti di allora e le sparizioni di oggi, non significa però trovare una spiegazione logica, ma capire che a volte le nostre paure sono così forti che si materializzano davanti a noi senza darci scampo, che “per evitare la follia s’inventano nomi. La gente li inventa per vestire i fantasmi. Quando qualcosa non torna si parla di psicocinesi, di ufo, di paranormale. Alice invece ne era certa, tutto quello non c’entrava. Erano solo nomi. Quello che invece c’entrava sul serio erano le segrete della mente”.

Lorenza Ghinelli, Il Divoratore, Newton Compton, pagg. 254, euro 9,90