DIO NON APPARE IN FOTO, JORDI BONELLS

Un'importante riflessione sull'identità

DIO NON APPARE IN FOTO, JORDI BONELLS

È un appassionato di fotografia, il padre dell’io narrante del romanzo “Dio non appare in foto” di Jordi Bonells. E spiega al figlio che è solo un’illusione, credere che l’immagine catturata da una macchina fotografica riproduca esattamente la visione dell’occhio. L’occhio e il cervello possono vedere e comprendere soltanto nello scarto tra foto e realtà, in quello che non appare nella foto: è quello che sta oltre il margine della carta che dà un senso a quello che sta dentro.


   Il romanzo di Bonells è come una fotografia scattata con la vecchia Leica del padre: al centro c’è suo padre Félix, suo padre da giovane. Fuori dal margine, o magari si intravvede qualcosa di lei, c’è la zia Maria, la sorella più giovane della madre di Félix. Quando terminiamo di leggere il libro abbiamo l’impressione che fosse lei, Maria che non è nella foto, la vera protagonista del libro che è un omaggio alla memoria del padre morto da poco.


   Perché si dà tanto per scontato, finché una persona è in vita, si pensa che ci sia sempre tempo per approfondire, per fare domande, per annotare ricordi affinché non scompaiano. All’improvviso diventa troppo tardi per tutto e allora, nella triste operazione di sgombero, chi resta si imbatte in carte, documenti, fotografie, si ritrova a frugare nella vita di un altro. O di altri.


   Nel 1936, all’inizio della guerra civile spagnola, Félix aveva diciotto anni. Aveva due passioni, tirare di boxe e suonare il pianoforte. Diciamo che suonava per avere il permesso di tirare di boxe. Dopo, quasi per caso, sarebbe venuta la passione per la fotografia. Intanto, la guerra. Impossibile non partire, con l’entusiasmo della giovinezza. A questo punto si inserisce la storia della zia Maria, suora di clausura. Il padre di Félix va di persona nel convento benedettino per farla uscire di lì e nasconderla in casa sua: i tempi sono troppo pericolosi per preti, suore e chiese. Forse Maria potrebbe ancora apparire nella foto, magari con il capo abbassato e l’aria schiva.


   Si dice e non si dice, nel romanzo di Bonells. Si racconta della guerra che sconcerta il giovanissimo Félix che, tornato a Barcellona dopo la partenza precipitosa, servirà i combattenti come autista (senza aver mai guidato prima, senza patente. E, paradossalmente, finirà a fare l’autista di un tedesco). Si racconta, con supposizioni, di come Maria abbia deciso di votarsi all’amore di Dio per tutta la vita. Con tocchi delicatissimi di dice del suo stupore al rientro forzato nel mondo. Delle sollecitazioni e delle tentazioni intorno a lei. Dell’amore- così facile, legittimo, permesso- per il nipote Félix. Non si dice, resta fuori dalla foto, se quel sentimento le toccasse anche i sensi.


   Si dice di una fotografia che Félix ha scattato: una porta. Chiusa. Della stanza della zia. Non si dice se è la tremenda tensione interiore, per i pericoli che corre Félix e, soprattutto, per un cuore diviso tra l’amore celeste e quello terreno, che causa la pazzia di Maria. Che sarà rinchiusa ancora una volta, ma non con sorelle in preghiera bensì in manicomio. Si dice di delusioni, di ideali perduti, ma è come se ci fosse, davanti all’obbiettivo, una lente per ottenere un effetto sfumato.


   E ogni tanto è Dio stesso a parlare, voce e figura fuori campo nelle fotografie.
   Con finezza e discrezione lo scrittore catalano Bonells ricostruisce un passato non suo- e quel Dio, che non appare in foto, è forse indifferente alla sorte degli uomini? O l’indifferenza cela il rispetto della libertà?

Jordi Bonells, Dio non appare in foto, Ed. Keller, trad. Silvia Turato, pagg. 140, Euro 13,50