“Una donna può tutto. 1941. Volano le streghe della notte” di Ritanna Armeni

«Possibile siano donne? Così brave, abili, precise, spietate? Così incuranti del pericolo? Arrivano la notte all'improvviso, seminano il terrore e poi toccano di nuovo il cielo. Misteriose, sfuggenti, inafferrabili. Sembrano streghe. Nachthexen, streghe della notte.»

“Una donna può tutto. 1941. Volano le streghe della notte” di Ritanna Armeni

È come una parola d’ordine, un motto, un grido di guerra (è proprio il caso di dirlo), quell’orgoglioso “Una donna può tutto” che correva sulle labbra delle donne- meglio, delle ragazze- del reggimento 588 dell’Armata Sovietica. Un reggimento composto solo da donne, inaudito. Eppure, tre mesi dopo l’inaspettato attacco tedesco nel giugno del 1941, dopo le prime pesanti sconfitte, Josif Stalin accettò il suggerimento di Marina Raskova, aviatrice e membro del Soviet Supremo, ed autorizzò la costituzione di tre reggimenti di donne pilota- caccia, bombardieri e bombardamento notturno. E’ di quest’ultimo, il 588, che si è interessata Ritanna Armeni nel suo libro, una lettura affascinante perché ci svela una pagina di Storia quasi del tutto sconosciuta, perché la giornalista scrittrice è riuscita a parlare con l’ultima sopravvissuta di queste donne coraggiose (Irina Rakobolskaja è morta a novantasei anni nel 2016) ed è la testimonianza di Irina, sono i suoi ricordi che parlano nelle pagine del libro, è la guerra raccontata da una donna che non vi ha preso parte nei soliti compiti riservati alle donne- infermiere, cuciniere, segretarie, portatrici d’acqua insomma-, ma ha combattuto dall’aria in condizioni proibitive e di estremo pericolo.

Nachthexen, streghe della notte, le avevano soprannominate i soldati tedeschi della Wehrmacht, conferendo loro un’aura di stregata magia perché volavano di notte, con i minuscoli Policarpo (aerei di legno con gli abitacoli scoperti, nessuno strumento di navigazione tranne la bussola, nessun paracadute, bombe da sganciare a mano tirando una corda), si avvicinavano all’obbiettivo in silenzio, colpivano e scomparivano nel buio mentre si alzavano le fiamme da terra. Il racconto di Ritanna Armeni procede vivace, come fosse una storia di avventura- e lo è, nel bello e nel brutto, nell’esaltazione delle imprese e nel dolore delle morti delle compagne che non sono tornate indietro. A tratti Ritanna Armeni lascia la parola direttamente a Irina- aveva abbandonato lo studio della fisica allo scoppio della guerra, lo aveva ripreso alla fine, nonostante il senso immediato di vuoto e di mancanza di scopi, era diventata docente universitaria con più di 300 pubblicazioni ed è ormai molto anziana e confinata in casa quando la scrittrice la incontra. E Irina ricorda, gli addestramenti, la mortificazione della discriminazione (500 ore di volo prima di diventare pilota contro le 50 richieste agli uomini), la partenza per il fronte a Sud, lo speciale sentimento di amicizia, di solidarietà femminile che si era creato tra di loro- erano come sorelle che ridevano per le divise gigantesche di taglia maschile che dovevano riadattare, che versavano qualche lacrima per le trecce che avevano dovuto sacrificare, che ricamavano per alleviare la tensione. Che, soprattutto, volevano servire la patria e mostrare al mondo che le donne valevano quanto gli uomini. 23000 missioni, 3000 tonnellate di bombe sganciate, 1100 notti di combattimenti. C’è chi ha fatto 1100 sortite, un record. 32 le ragazze che sono morte in azione, torce di fuoco che hanno solcato il cielo. E’ morta così anche Marina Raskova, il comandante che tutte ammiravano e amavano, la donna che aveva voluto mantenere il simbolo della sua femminilità, la lunga treccia che annodava stretta alla base della nuca perché non si vedesse.

Se per gli uomini è difficile tornare a casa da una guerra, per le streghe lo era stato ancora di più. Alcune si erano sposate con uomini conosciuti al fronte, una di loro aveva addirittura avuto un bambino, nato proprio il giorno in cui la guerra era finita- e aveva continuato a volare fino alla fine, nascondendo la gravidanza-, Irina Rakobolskaja aveva cercato di rimanere nell’aviazione, non le era stato possibile, era tornata all’università. Nel 2016 la sua morte sarebbe passata quasi sotto silenzio- ecco, questo ci rattrista, così come il poco spazio dato al glorioso passato delle streghe nel Museo dell’Armata Rossa. E’ come uno sminuire quello che hanno fatto, è come ridurre le imprese delle streghe a uno dei tanti episodi della Grande guerra patriottica. Gli uomini, sono sempre gli uomini a scrivere la Storia. Non questo libro di Ritanna Armeni che fa rivivere le streghe della notte, comunicandoci il loro entusiasmo e il loro ardore.

Ed. Ponte alle Grazie, pagg. 240, Euro 15,65

Recensione a cura di

Marilia Piccone

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