“Il Lido” di Libby Page

Qualche volta, nella vita, c'è bisogno di nuotare fuori dalle corsie.

“Il Lido” di Libby Page

Il Lido. Una nota del libro ci dice che le piscine all’aperto sono chiamate così in Inghilterra- non solo in Inghilterra, però, anche Milano ha il suo lido. Questo è il Lido di Brixton, nell’area sud di Londra, un quartiere salito alla ribalta della cronaca durante le proteste e i disordini degli anni ‘80. Due donne le protagoniste del romanzo di Libby Page- l’ottantaseienne Rosemary e la ventenne Kate. Rosemary ha sempre vissuto a Brixton, non se ne è allontanata neppure durante la guerra, quando tutti i bambini venivano evacuati, ed ora, dopo la morte del marito George, si sente sola. La solitudine di Kate è quella di una ragazza che non ha fiducia in se stessa, senza amici e lontana dalla famiglia perché arrivata da poco da Bristol per lavorare come giornalista al giornale locale.

C’è nell’aria la minaccia che il Lido verrà chiuso, forse la piscina sarà coperta per farne un campo da tennis, più adeguato agli interessi dei nuovi abitanti che un’agenzia immobiliare spera di attirare. E Kate ha l’incarico di scrivere un articolo su che cosa significhi la chiusura della piscina per quelli che la frequentano. Come Rosemary che, tuttora, inizia la sua giornata nuotando nella piscina. Che ha imparato a nuotare al Lido, che ha dei ricordi preziosi della sua storia d’amore con il marito George legati al Lido, che vedrebbe un altro pezzo del suo piccolo mondo racchiuso nel quartiere sgretolarsi sotto il martello del tempo- anche la Biblioteca in cui lavorava è stata chiusa, vecchi negozi sono stati trasformati in locali alla moda: che ne sarà del futuro della piccola comunità di Brixton abituata ad offrirsi amicizia e sostegno l’un l’altro?

Kate potrebbe scrivere un solo articolo come le è stato richiesto di fare, e invece scocca qualcosa tra di lei e l’anziana signora che capovolge i ruoli e fa parlare lei, Kate, come se dovesse essere l’intervistata, al suo posto. La sensibilità di Rosemary, la saggezza che ha accumulato con gli anni, la sua empatia, le fanno intuire l’infelicità di Kate e il suo bisogno di aiuto, prima ancora di sapere alcunché, che Kate soffre di attacchi di panico, di nostalgia di casa, di solitudine nutrita da piatti pronti da scaldare nel microonde.

Se viene in mente il bellissimo libro di Doris Lessing, “Il diario di Jane Somers”, leggendo dell’amicizia fra due donne di età diverse, ci rendiamo conto, però, che “Il lido” di Libby Page prende un’altra direzione. Diventa la storia di un intero quartiere, oltre ad essere la storia di Rosemary- con i flashback della sua vita con George- e la storia di Kate con tutte le sue insicurezze. Perché, quando Kate continua a scrivere articoli sul Lido, rendendoli vivi con le parole di chi la frequenta, si fa strada l’idea di avanzare una petizione, di dimostrare l’importanza sociale del Lido e sottolineare quanto grave sarebbe la perdita per tutti coloro per cui è l’unico sostituto di spiagge che non si potranno mai permettere di vedere. Ed è incredibile quante persone si stringano accanto a Rosemary e Kate, la quale ha iniziato, pure lei, a nuotare ogni mattina. E a stare meglio, ad essere colta meno frequentemente dal Panico.

Le vicende narrate ne “Il Lido”- a tratti drammatiche, a tratti romantiche, a volte buffe (come la scena in cui Rosemary si presenta con una muta sotto il cappotto, per dimostrare che l’amato Lido si può sfruttare anche in inverno)- sono quelle di un microcosmo in cui la piscina serve da collante, è lo spunto per ravvivare la solidarietà, è il denominatore comune che unisce giovani e anziani nell’esercizio fisico.

Direi che è una lettura piacevolmente perfetta tra una nuotata e l’altra, a bordo piscina o sulla spiaggia.

Ed. La Nave di Teseo, trad. V. Vega, pagg. 422, Euro 17,00

Recensione a cura di

Marilia Piccone

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