Giovani Jazzisti in Azione

L'esibizione dell'ensemble di giovanissimi che stanno frequentando il corso di improvvisazione nell'ambito del progetto regionale “La strada della musica” gestito dal circolo musicale “G. Bononcini”.

Giovani Jazzisti in Azione

Domenica 8 Aprile al Windsor Park si è svolto il terzo e ultimo appuntamento della rassegna Giovani Jazzisti organizzata in collaborazione con GMI e Officina Windsor.

A raccontarci quest'ultimo incontro è ancor una volta  Stefano Calzolari, direttore artistico  e curatore del programma dei tre concerti; in questo articolo si soffermerà sul concerto dei giovanissimi musicisti e in un prossimo su quello di Open Young Quartet.

Si dice che ne 1968 il pianista e compositore Frederic Rzewski incontrò per strada il sassofonista Steve Lacy. Rzewski estrasse il suo registratore portatile e chiese a Lacy di esprimere in quindici secondi la differenza tra composizione e improvvisazione. La risposta fu: “In quindici secondi, la differenza tra composizione e improvvisazione è che nella composizione hai tutto il tempo per decidere cosa dire in 15 secondi, mentre nell'improvvisazione hai solo 15 secondi per dire quello che vuoi dire.”

Questa volta sono coinvolto oltre che come direttore artistico anche come docente. Il rischio di essere di parte è alto, ma non c'è occasione migliore per me per riflettere sull'improvvisazione come strumento didattico complementare a quello tradizionale.

In questo caso particolare la fatica è stata minima perché ho avuto il privilegio di dirigere dei giovanissimi per la maggior parte maturati musicalmente nella BBB band diretta da Giovanna Galli, mentre scrivo sorgono spontanee alcune domande: si può insegnare l'improvvisazione? In che misura questi ragazzi si fidano di me e in che misura della musica? In che modo posso insegnare loro il “rischio” come mezzo per creazione musicale estemporanea?

Non riesco a rispondere in maniera sintetica, ma di certo non rimango indifferente nel vedere l'entusiasmo e la bravura di questi giovanissimi che sorridono di fronte ai tranelli che tendo loro per dirigerli. Sanno che posso cambiare direzione in qualsiasi momento, ma affrontano con fiducia il rischio confermandomi ancora una volta che la musica è un linguaggio dalle variegate declinazioni. Nei due brani proposti i ragazzi danno prova di avere capito che in una esecuzione dal vivo, quello che conta è la qualità del suono totale: rischio di essere pedante, ma il lavoro d'insieme è soprattutto questo, il suono d'insieme è prioritario anche nei momenti solistici. Il primo brano è "Mercy Mercy" di J. Zawindul, nella parte centrale i solisti si esibiscono in una serie di “Call and Answer” una tecnica improvvisativa di derivazione Gospel e Blues.

Il secondo brano è un successo Pop ri-arrangiato in modo jazz dal titolo “All About That Bass”. Qui è la “pronuncia” swing che tiene su l'esecuzione, particolarmente evidente nella voce di Elena Giacomozzi che si è adattata volentieri e in modo musicale allo stravolgimento ritmico. Vorrei poter parlare di ognuno di loro e del ruolo specifico e insostituibile che hanno all'interno dell'ensemble. ci saranno sicuramente altre occasioni.

Per il momento mi limito a citare i loro nomi:

  • Alessandro Panella, sax contralto;
  • Manuel Cortese, batteria;
  • Elena Giacomozzi, voce;
  • Gioia Cupertino, sax contralto;
  • Virginia Gozzoli, tastiera;
  • Carlotta Candeli, tastiera;
  • Leonardo Fossali, sax tenore;
  • Davide Zambelli, tastiera;
  • Emanuele Costanzini, sax contralto;
  • Filippo Paternò, tastiera;
  • Michelangelo Sermolini, tastiera;
  • Eli Sociali, basso;
  • Valerio Garagnani, sax tenore.

Foto di Fabrizio Toscan.

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