NATHALIE

Stradanove incontra la cantante romana trionfatrice di X Factor 2010 e protagonista all'ultimo Festival di Sanremo

NATHALIE

A pochi giorni (il 28 luglio) dal concerto in Piazza Roma, a Modena, di Franco Battiato, abbiamo incontrato Nathalie (vincitrice di X Factor 2010, protagonista Big all'ultimo Festival di Sanremo), che aprirà la serata.

Cosa significa, per una giovane autrice come te, introdurre uno dei massimi padri del cantautorato italiano?    Sarà pure una risposta prevedibile, quella che sto per dare, ma si tratta – a dir poco! – di un onore. Franco Battiato rappresenta, musicalmente, una delle figure più carismatiche e applaudite del panorama italiano. È lui, così, da sempre. Dunque il mio privilegio è grande, ed il senso di responsabilità lo è altrettanto, proprio per l'animo monumentale di questo compositore. A livello emotivo, credo di non aver ancora fatto i conti con una simile discesa in campo. È la prima volta che mi capita di aprire un suo concerto, e il pubblico di Battiato non fa sconti: è molto attento ed esigente, giustamente. Spero possa apprezzarmi.

Mai pensato di coverizzarlo?

   Sì, mi è capitato di esibirmi sulla classicissima “Centro di gravità permanente”, da ragazzina, per pura passione. Oggi, invece, per professione, amerei riproporre un suo brano, un giorno: “Tra sesso e castità”. L'ho sempre adorato. Ma sono anche molto consapevole della difficoltà di ridar luce, senza sfigurare, a brani come questo, che continuano a godere della loro scintilla originaria. Un omaggio, però, quello sì, potrei ipotizzarlo. E vedere cosa succede.

Fra le cover di X-Factor, invece, quale ti ha più rappresentata?

   Sono state tante, a ripensarci. E fra le mie mie preferite c'è “Let the sunshine”. Forse perché rappresenta un mondo, quello degli anni '70, a cui sono molto legata come approccio musicale, epocale. Nei miei live, però, non la riproporrò: il tempo delle cover è passato. Ora, sul palco, voglio proporre me stessa, presentarmi.

Presentare una Nathalie che...

   Che ha un mondo già suo, e diverse altre canzoni in cantiere, visti gli anni di esperienza musicale alle spalle. Ma che sta anche cominciando a stendere nuovi brani, in vista di una seconda produzione sui cui lavorare il prossimo autunno. Con la volontà di mantenere lo stesso filone del disco precedente, introducendo qualche nuova sfaccettatura. Così che il risultato sia una selezione di diverse creature.

Nel brano di Battiato che dà il titolo al suo nuovo tour – “Up patriots to arms” – si dice: “la musica contemporanea mi butta giù”. A te fa, che effetto fa?    La musica contemporanea mi butta giù... (ride, canticchiando). Credo che la discografia si nutra, anzi, di molti mondi paralleli, quasi sempre capaci di convivere. Ce n'è uno più “underground” (definizione che – diciamolo – può significare tutto e il contrario di tutto!), fatto di persone con progetti personalissimi, portati avanti anche in solitaria, senza compromessi. E c'è una discografia più “Mainstream”, all'interno della quale mi inserisco anch'io, con la major di cui faccio parte. Realtà diverse con una base comune: quella di avere, tra le proprie file, degli artigiani del pop e del rock. Più o meno attivi, più o meno creativi.

Creatività che c'è, dunque.    C'è eccome. Ed è proprio sull'originalità di certi progetti che i discografici dovrebbero puntare. Spesso osando di più. Non tanto, né necessariamente, dando chance alle cose astruse (il più delle volte inascoltabili). Quanto dialogando con chi ha da dire, da suonare, qualcosa di personale. Fuori da strade già battute.