MASSIMO BONFATTI

Stradanove ha incontrato il Bonfa e si è fatto raccontare passato, presente e futuro del più pulp tra gli investigatori privati

MASSIMO BONFATTI

In occasione dell'uscita del terzo numero di Leo Pulp, Stradanove ha incontrato Massimo Bonfatti, papà assieme a Claudio Nizzi del simpatico investigatore privato. L’obiettivo era fare un po’ di chiarezza sul futuro, anche editoriale, del prode Leo.

Partiamo dalla buone notizie: il terzo numero di Leo Pulp sta per uscire. Puoi raccontarci – senza svelare troppo – la storia che lo vede protagonista?    Si intitola: “Il Caso della Magnolia Rossa” ed è vagamente ispirato al caso della “Dalia Nera”, e a “Citizen Kane” (Quarto potere) anche se, come al solito, Nizzi non si limita a citare i film ma ne reinventa le trame intrecciandole con spunti che vengono anche dalla letteratura di genere e non solo.Questa storia è perfino più complessa delle precedenti, più adulta e ricca di personaggi e situazioni imprevedibili anche se sempre perfettamente coerenti con la “Città degli Angeli” negli anni ’40 e soprattutto in questa storia Leo Pulp si è evoluto maggiormente e si è arricchito ancora di piccole caratteristiche psicologiche, senza però cambiare la sua personalità ormai ben definita.

La tua precisione quasi maniacale –verificabile dalle splendide tavole dei volumi sinora usciti – comporta tempi di realizzazione ovviamente lunghi. Questo numero però è stato finito in poco più di un anno. Vista la qualità, inalterata, del fumetto, dicci come sei riuscito nell’impresa. Macchine del tempo? Patto col diavolo? Organizzazione militare?    Intanto vorrei dire che questa definizione di “maniacale” detta da te o da un lettore mi sta bene e la considero un complimento, ma nell’ambito professionale rischia di sembrare un difetto perché sembra che si cerchi di ottenere risultati che non interessano i lettori e che lo si faccia solo per appagare il proprio narcisismo da artisti mancati. Io disegno nel modo che la mia esperienza e il mio “fiuto” mi suggeriscono per realizzare meglio che posso le storie a fumetti, tutto qui. Forse si possono fare le stesse cose in modi diversi e con risultati migliori e senz’altro, dal punto di vista bassamente economico conviene “tirar via”. C’è chi riesce a fare un disegno veloce,”di getto” in modo splendido, ma non è il mio caso, almeno per ora. A proposito della maniacalità, io mi chiedo: perché nessuno attribuisce questo aggettivo a un chirurgo, a un ingegnere, a un architetto?
   Ma anche un atleta che suda anni per fare un salto mezzo centimetro più lungo, un pilota che rischia la vita e ha uno staff di decine di persone che lo aiutano ad arrivare con la sua macchina tre centesimi di secondo al traguardo prima di un altro, un pianista che si esercita una vita per eseguire un brano musicale, ma anche un regista che pretende non si vedano orologi, sigarette e occhiali in un film medioevale. Insomma, non si tratta di essere maniaci ma di fare le cose per bene affinché piacciano e siano vendibili.
   Per quanto riguarda i tempi di lavorazione di Leo3, in effetti i tempi siamo riusciti a ridurli, ma senza le drastiche soluzioni che ipotizzi tu. Semplicemente mi sono sforzato di assumere un ritmo produttivo più regolare, evitando il più possibile altri impegni di lavoro, ma non dico che sia stato facile. Inoltre questa terza storia Bonelli ha accettato di finanziarla su mia esplicita richiesta, perché avevo bisogno di lavorare e volevo dare al personaggio un’altra possibilità. Inoltre dovevo farmi perdonare i ritardi precedenti, per rispettare i termini del contratto e anche per dimostrare che l’ipotesi ventilata fin dall’inizio di farne una serie annuale era possibile.

Dovendo affrontare un’epoca affascinante e particolare come quella splendidamente noir degli anni ’40 a Hollywood, come ti documenti? Immagino settimane spese in biblioteca e ore e ore davanti a film di Howard Hawks…    A dir la verità ho speso molto tempo nelle ricerche soprattutto all’inizio, per quest’ultima storia ho cercato di limitarmi al necessario, sia perché ormai ho molto materiale documentario, sia perché volevo stringere i tempi. Di guardare i film non se ne parla, di giorno lavoro e alla sera preferisco stare con mio figlio e al limite guardare i film o i cartoni che piacciono a lui. Però alcuni film li ho studiati bene, Sunset Boulevard, ad esempio me lo sono analizzato fotogramma per fotogramma.

Veniamo ora alle note dolenti. Leo Pulp piace a pubblico e critica, vende pure, ma la sua sopravvivenza ad ogni uscita viene messa in discussione. Il primo numero doveva rimanere un esperimento isolato, dopo il secondo i vertici della Bonelli avevano bocciato l’idea di un terzo volume, per poi cambiare idea e parlare addirittura di una serie regolare con cadenza annuale. Qual è la verità? Raccontaci la dura vita editoriale di Leo Pulp.    Mi brontola lo stomaco solo a pensarci, ma penso che sia così anche per Nizzi e per Bonelli, Leo Pulp piace a tutti ma è destinato a fare una vita difficile, meno male che lui è un duro e non molla! I motivi per cui non ha una certezza editoriale sono tanti ma non sono certo dovuti al mancato gradimento del pubblico. Forse la ragione principale sta nel fatto che non è un fumetto adatto a una casa editrice come la SBE, anche se è l’azienda editoriale che ha avuto il merito di farlo nascere.

Vista la situazione attuale, come vedi il futuro di Leo (ho paura a chiedertelo…)? E non mi riferisco solo a quella italiana (un Leo Pulp distribuito nelle librerie francesi non lo vedrei male).
   Sergio Bonelli mi ha consigliato di proporlo ad altri editori, anche all’estero, e io cercherò di farlo ma senza farmi troppe illusioni. Bello o non bello, destinato al successo oppure no, credo che Leo Pulp se avrà un futuro sarà per caso, come per caso è nato. Sarebbe bello che si potesse/volesse pianificarne la vita editoriale, io vivrei sicuramente meglio, ma questo è un compito che spetta agli imprenditori dell’editoria. Io come autore, assieme a Nizzi ho già fatto la mia parte.
   Abbiamo costruito il prototipo, ma a produrlo in serie, a trasformarlo in business, spetta ad altri. Io sto cercando di fare da agente di Leo Pulp e, seguendo il consiglio di Bonelli ho iniziato a proporlo in Italia, in Europa e anche negli Stati Uniti, ma ho poco tempo da spendere in questo aspetto importante del mio lavoro e il rischio è che prima di riuscire a fare il quarto episodio di Leo Pulp passino di nuovo anni su anni. Anch’io lo vedrei bene in cartonato, se non altro perché questo valorizzerebbe i disegni. Ho pensato che si potrebbero pubblicare le storie divise in due albi pubblicandoli a breve distanza di tempo l’uno dall’altro. Ho fatto anche delle prove tecniche e ho visto che il disegno regge benissimo l’ingrandimento. Se dovessi ripubblicare le storie già fatte le rivedrei minuziosamente per correggere tanti errori e cercherei di offrire una veste ricca e ben curata.

Raccontaci qualcosa della storia che hai scritto e disegnato per l’iniziativa “Rat-man & Friends. Hai avuto problemi dopo?    Oltre al costo della psicanalisi, intendi? Ma si, ho capito a cosa ti riferisci e per fortuna non ho avuto strascichi spiacevoli, a parte qualche lettore disgustato su qualche forum (ma erano molto di più quelli entusiasti!). La ragione della mancanza di ritorsioni o “proteste” sta nel fatto che ho detto solo delle verità, o meglio le verità dal mio punto di vista, l’unico che conosco bene, e l’ ho fatto onestamente, stando attentissimo a non offendere nessuno e a non dire cose scorrette o false. Tra l’altro quella storia ( Contratto col Ratto ) a distanza di tempo mi sembra ancora molto viva e attinente al mio pensiero, anche se, per fortuna, oggi sono molto più ottimista.

Progetti futuri (vabbè, questa ti tocca sempre, non c’è niente da fare…)?
   I miei progetti futuri si basano innanzitutto sulla speranza che l’ Italia ( ma si potrebbe dire il mondo ) non precipiti nella barbarie totale e nella idiozia della modernità senza valori, se sarà così forse c’è la speranza che gente come me possa ancora lavorare, e campare. Oltre a questo, dovrei smettere di fumare, se no a cosa mi serve un futuro radioso se poi muoio giovane con un tumore!? Per quanto riguarda strettamente il lavoro mi do da fare e tiro a campare, come fanno molti altri italiani e la maggior parte delle persone nel mondo.

Per finire, qualche domanda veloce stile “Le Iene” per farti conoscere un po’ meglio dai lettori. Ovviamente puoi motivare, dove ti va, le risposte.
   Massiii! Buttiamola un po’ sul demenziale!

    Nome?
Cognome.

Cognome?
Gnognogno. (questa è proprio demenziale forte!)

Soprannome?
Bonfa.

Professione?
Fumettaro, maledetto.

Hobby?
Sesso sfrenato, ma solo nei ritagli di tempo.

Personaggi creati?
Alcuni.

Personaggi disegnati?
Altri.

Amici nel fumetto?
I miei amici sono persone vere, non personaggi dei fumetti.

Il fumetto che avresti voluto disegnare?
Cattivik, ma a modo mio.

Il fumetto che vorresti veder pubblicato in Italia?
Non lo so. Aspetta, forse…No, macchè, non mi viene!

Lo sceneggiatore con cui ti piacerebbe lavorare?
Stava per scapparmi il nome di Castelli ma mi correggo in tempo dicendo: me stesso.

L’autore o l’opera che ti hanno spinto (o convinto, o motivato) a intraprendere il lavoro di fumettista?
Tarzan di Manning e di Kubert, Alan Ford di Magnus, Quino, Segar ecc…ecc…

L’autore più sottovalutato?
Chissà quanti.

L’autore più sopravvalutato?
Io. E se lo dico io potete crederci.

Un nome per il futuro del fumetto?
Fantafumettologia.

La casa editrice ideale? Qual è o almeno come dovrebbe essere?
Un’azienda dove chi comanda voglia fare tanti soldi facendo buoni fumetti e che soprattutto sia tanto galantuomo da reinvestirli in coloro che i fumetti li fanno.

Fumetteria o libreria?
Tutt’e due.

Colore o bianco e nero?
Entrambi.

Italia o Francia (per quanto riguarda il mondo dei fumetti, ovvio…)?
Partout.

Alan Moore o Frank Miller?
Miller, perché era amico di Eisner.

Pratt o Magnus?
Tutti insieme appassionatamente.

Bonvi o Jacovitti?
Non c’è uno senza l’altro.

Stradanove o Stradadieci (che non esiste, e quindi vado sul sicuro)?
E me lo chiedi? SS9!… Tra la via Emilia e il West ci ho passato l’infanzia.