Perché bufale, reputazione online e cyber-bullismo sono 3 facce dello stesso dado?

Fake news, cyber-bullismo e reputazione online diventano problematiche quotidiane per gli utenti che navigano in Internet.

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Finché ci limitiamo a leggere una bufala senza arrivare né a una condivisione (online o offline) né a una modifica dei nostri comportamenti, tutto sommato il danno è lieve. Quando invece, tramite il nostro comportamento nella vita reale o sul web, contribuiamo a diffondere e a dare apparente autorevolezza a una notizia falsa, allora ne stiamo di fatto diventando i promotori.

Che cosa pensano gli studenti di un coetaneo che sul proprio profilo social condivide (o semplicemente mette un Like) su una falsa notizia? Che idea ci si crea delle persone che inviano catene di Sant'Antonio false sulle applicazioni di messaggistica? [Attualità: catena secondo cui dal 13 gennaio WhatsApp diventa a pagamento.]

Tutte le azioni che compiamo online determinano - giorno dopo giorno - la nostra reputazione, sia nei confronti dei nostri conoscenti sia per gli eventuali sconosciuti che vedono (direttamente o indirettamente) i nostri profili social. Per questo l'attenzione alle bufale è anzitutto uno strumento di auto-protezione, un modo per vivere il web con un atteggiamento meno superficiale, evitando le figuracce.

Il legame con il cyber-bullismo, infine, si manifesta con le dinamiche più disparate. Da un lato chi gode di scarsa reputazione online è più facilmente oggetto di scherno da parte dei coetanei. Dall'altro, ancora più importante, spesso il bullismo sul web si manifesta attraverso contenuti che sono falsi: dai fotomontaggi ai finti screenshot di conversazioni chat mai esistite, dai messaggi anonimi discriminatori condivisi su appositi social fino alle malelingue messe in giro solo per mettere in cattiva luce un compagno di scuola.

A cura di Civibox

marzo 2018