INTERVISTA A SAURO CIANTINI

Quattro chiacchiere con l'autore dello spassoso brutto anatroccolo Palmiro (e di una marea d'altre cose)

INTERVISTA A SAURO CIANTINI

Stradanove ha incontrato Sauro Ciantini, talentuoso fumettista e illustratore italiano, noto in particolare per la spassosa serie Palmiro.

Ciao Sauro, raccontaci un po' di te? Quando hai iniziato a disegnare/scrivere?    Per noia, ho iniziato sui banchi di scuola a disegnare pupazzetti col nasone. Si narra che avessi “talento innato per il disegno” ma non ne sono molto sicuro, perché disegnare paesaggi, alberi, nature morte o animali, come fossi una piccola macchina fotografica, l’ho sempre trovato poco stimolante. Leggevo Paperino, specie quello disegnato da Carl Barks, e ricalcavo i disegni del diario di Jacovitti, e penso che sia colpa sua se oggi sono un disegnatore di fumetti anomalo e fuori dagli schemi. Lui amava cospargere nelle sue tavole umoristiche, cose come pesci femmina con i piedi dentro scarpe con il tacco, o salami infilati per terra, o lombrichi col cappello che fumavano la pipa, è ovvio che uno resti segnato a vita da tali esperienze visive! Infatti ho continuato ad amare altri autori surreali, autentici Geni come George Harrimann, e la sua bellissima “Krazy Cat”. La gatta-pazza innamorata del topo Ignazio. Preferendo il fumetto umoristico al mantello rosso di Superman o al west all’Italiana di Tex. Anche se poi, ho amato anche altre cose molto diverse. Maestri come Moebius e il suo “Garage Ermetico”, oppure Hugo Pratt col suo “Corto Maltese”, o Andrea Pazienza.
Fino alla comparsa di una striscia umoristica meravigliosa come “Calvin & Hobbes”, di Bill Watterson, che mi ha convinto a provare a farne di mie.
Con la pubblicazione sul settimanale Comix, poi diventato mensile, e oggi agenda scolastica di grande successo, il mio “Palmiro”- nato dall’incrocio del pulcino Calimero e dal brutto anatroccolo delle fiabe-, ha avuto subito successo. Soprattutto la saga de “La Fidanzata Lontana (sempre lontana)”. In redazione arrivavano tante lettere di lettori entusiasti, vittime di fidanzati e fidanzate lontane, che facevano il tifo per il paperello. Ovvio che anch’io avessi una fidanzata lontana e conoscessi bene la materia! Anche se la mia non è mai stata così cattiva e perfida. Infatti, dopo anni e anni (e anni) me la sono sposata (e lei ha sposato me).

Non solo fumetti nella tua biografia...    In quegli anni mi sono concesso tanti lussi, lavorando per la televisione, la pubblicità, illustrando libri. Poi ho iniziato a realizzare prodotti per la cartotecnica (quaderni, diari, e altre cose) con il mio Palmiro e a fare qualche animazione, un cartone animato pilota, e brevi strisce animate trasmesse da MTV Italia, per due anni, durante i loro Speciale San Valentino.
In seguito ho cercato di fare altre esperienze, perché amo lavorare con altre persone e partecipare  a progetti anche strambi, sempre attratto dalle novità, e dallo sconfinare in altri campi creativi.
Appena ho avuto l’occasione ho lavorato anche nella moda. Facendo prima il grafico, poi l’art director. Disegnando tessuti e poi realizzando delle collezioni, una linea di borse e altri prodotti, sempre con il mio Palmiro in versione Fashion, insieme alla stilista del marchio Nannini.

Il primo amore, il fumetto, però, è difficile da scordare.    Sì, e infatti ultimamente sono ritornato un po’ al fumetto. Sono usciti due miei libri editi dalla Double Shot, intitolati: My name is  Palmiro 1 e 2. Un progetto che ho chiamato “À la recherche du temps perdu” e che comprende ben 9 libri (se mai riuscirò a farli!). Ho realizzato anche una App per iPhone per la Digiduck, sempre con il paperello.
Insieme all’Associazione Slowcomix, dopo qualche esperienza come docente alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze, ho maturato l’idea che per le materie creative occorrano nuovi metodi d’insegnamento e quindi ho dato vita a un “Corso di disegno, fumetto e illustrazione: un nuovo metodo per scoprire la propria creatività  ma soprattutto imparare a utilizzarla” che mi sta dando grandi9 soddisfazioni. In tempi confusi professionalmente, se fare un lavoro normale è complesso, figuriamoci un lavoro creativo! Quindi mi diverte trasformarmi in un comics coach.
Ho altre cose in cantiere ma ancora è troppo presto per parlarne.

Chi è Palmiro?    Dovrei rispondere: “Palmiro c’est moi” ma in realtà è solo un anatroccolo piccolo brutto e nero, una via di mezzo tra un Calimero e Fantozzi (con una spruzzata di Carl Barks e una di Mariscal).
Uno che ha scelto di seguire la Via dell’Amore a qualsiasi prezzo, anche quello di subire una Fidanzata Lontana affilata come una lama di coltello.

Raccontaci com’è nato il tuo personaggio.    Nasce casualmente da un lavoro fatto sulle vecchie favole classiche, appena mi sono trovato davanti quella del brutto anatroccolo, l’ho disegnato di getto e subito mi ha parlato… Come il ciocco di legno di Mastro Geppetto!

Da dove prendi l'ispirazione per le tue strisce?    In genere indosso una parrucca, faccio finta di essere la Fidanzata Lontana, e inizio a immaginarmi come tartassare il piccolo paperello, creando situazioni ad hoc. Oppure attingo dalla mia esperienza o da quella di amici.

Qual è ingrediente segreto per fare una striscia di successo?    La spontaneità. Non importa il bel disegno o la tecnica di realizzazione. Una striscia funziona se ci è naturale e sgorga spontanea. Senza ricorrere troppo alle tecniche professionali del far ridere. Ai meccanismi classici dell’umorismo. La striscia, e i suoi personaggi, sono una cosa diversa dal semplice far ridere o sorridere. La striscia è la dimostrazione che nel piccolo vive il grande. Un mondo ricco e complesso in una superficie di appena 20x7 cm.
Il professionismo invece serve per portarla avanti con una buona qualità (di lettura) senza snaturare il personaggio e rispettandolo.

Un fumetto e un autore che ti divertono e che ci consigli di recuperare.    In Italia, l’Omino Bufo di Castelli, che è sicuramente un personaggio atipico ma che a me è sempre piaciuto molto.

Cosa ti fa ridere?    Faccio l’umorista e proprio per questo, come lettore, rido poco perché mi annoio facilmente. Appena annuso il manierismo o l’uso eccessivo di cliché classici, formule matematiche vecchie come Matusalemme del far ridere, senz’anima o cuore, cambio subito pagina.
L’ultime cose che davvero mi hanno fatto ridere sono le avventure di Ratman, un po’ di tempo fa, perché trovo quel suo Autore Famoso un vero Genio. Come lo è anche Massimo Cavezzali, di cui mi ammiro la prolificità e le nove vite come i gatti. Altre cose mi fanno ridere ma non vorrei star qui a parlare per delle ore!

Cos’era per te Comix (prima di iniziare a collaborarci) e cosa  rappresenta ora?    Dirò adesso una cosa spiacevole: Comix era un’idea bellissima che forse, lì sul momento, non è stata compresa in tutta la sua genialità. Col senno di poi, mi appare ancora di più una grande occasione persa. A volte succede e lo dico con dispiacere, ma molte idee geniali in Italia sono state abbandonate fino a quando, con un altro nome, ce le hanno rivendute dall’estero anni dopo.
Comix era un mix che ancora oggi sarebbe valido e rappresenta esattamente il giornale nel quale mi sarebbe piaciuto e mi piacerebbe lavorare. Non amo i ghetti, anche quelli di lusso, mentre amo i luoghi dove uno entra, sfoglia, e legge quello che più gli piace. E la presenza di una cosa non esclude la presenza dell’altra. Da Palmiro a Cow Boy Henk (e in redazione sapevano quanto io odiassi Cow boy Henk!).
Un’offerta a 360° fuori dal ghetto dei fumetti e fuori dalle mode.
E mi fermo qui.

Cosa pensi del Progetto di raccolta pubblica di disegni, tavole  originali a fumetti, disegni d'animazione e illustrazioni promosso dal  Museo civico di Modena?    Se il Museo è dotato di una certificazione antisismica, no. Vorrei dormire tranquillo la notte, senza immaginarmi Palmiro, lì da voi - visto che vi donerò la tavola in allegato -, con gli occhi spiritati. E’ un tipo molto sensibile e anche pauroso!