IL FOTOGRAFO, EMMANUEL GUIBERT, DIDIER LEFÈVRE, FRÈDÈRIC LEMERCIER

Più di quattromila scatti tra Afghanistan e Pakistan per documentare gli orrori della guerra

IL FOTOGRAFO, EMMANUEL GUIBERT, DIDIER LEFÈVRE, FRÈDÈRIC LEMERCIER

Dove: Afghanistan.
Quando: 1986.
Cosa: la Russia, anzi l'Unione Sovietica, ha invaso l'Afghanistan nel 1979 e lo occupa da 7 anni.
Perché: i soliti interessi geopolitici che, di stagione in stagione, cambiano bandiera ma che da sempre guardano a queste terre.
Chi: un fotografo francese, Didier Lefèvre, non ancora trentenne, parte per l'Afghanistan al seguito di una missione di Medici senza frontiere.
Risultato: la Coconino Press raccoglie in un'unica edizione di quasi 300 pagine i tre volumi che tra fotografia, fumetto e testo ci raccontano il viaggio di Lefèvre.


   Tre mesi tra Afghanistan e Pakistan, più di quattromila scatti, un'invasione di emozioni che impiega quasi vent'anni prima di trovare questo sfogo.


   Nasce così, da un'idea del grafico e disegnatore Emmanuel Guibert, amico di Dider, quest'opera d'arte che con grande efficacia ci racconta l'esperienza di Didier e di quel gruppo di medici di varie nazionalità, che aveva il compito di individuare una zona per allestire un ospedale, ma anche di documentare gli orrori di quella guerra e l'estremo bisogno di interventi umanitari, concreti.


   Il giovane fotografo francese rimase a tal punto colpito dall'Afghanistan e dalla sua gente che, negli anni successivi, vi tornò per ben altre sette volte, l'ultima nel 2006, pochi mesi prima di morire improvvisamente di infarto, non ancora cinquantenne.


   È difficile cercare di spiegare in poche parole cosa trasmettono queste pagine, non solo le foto, ma anche i fumetti, che sembrano essere la sequenza temporale e logica delle foto mancanti.


   Spesso non serve nemmeno leggere i testi: basta osservare le immagini, disegnate o scattate che siano, per sentirsi addosso il dolore inferto dalle schegge delle bombe lanciate dai sovietici, il terrore negli occhi dei bambini stesi in lettini improvvisati in mezzo al nulla, avvolti in brandelli di fasciature, la cupa rassegnazione tra le rughe incise nei volti degli anziani, la fame nelle costole a vista sui ventri degli animali al pascolo tra i sassi delle montagne e le mine antiuomo.


   Ma emergono con forza anche il profondo rispetto, l'ammirazione e la gratitudine della popolazione verso questi medici occidentali: un gruppo di uomini guidati da una donna, Juliette Fournot, il capo-missione, che parla farsi, che tratta con le autorità locali e i militari e che conduce Lefèvre e noi lettori a comprendere le vere dinamiche sociali di queste comunità, al di là delle lenti oscurate con cui l'Occidente guarda a questi popoli.


   È un'opera che andrebbe inserita nei programmi scolastici, nella cui lettura gli insegnanti dovrebbero condurre i ragazzi con onestà e umanità. Sarebbe un'ottima base di partenza per educare nuove teste, sgombre di inutili stereotipi, libere nel guardare oltre e provare a capire cosa succede davvero.

Emmanuel Guibert, Didier Lefèvre, Frèdèric Lemercier, Il Fotografo, Coconino Press,  pagg. 277, euro 29