FERMO, SUALZO

Un fumetto bello e sincero, con dialoghi che trasudano poesia ed emozione, necessario in ogni pagina

FERMO, SUALZO

1996. Ultimo anno di vita della leva obbligatoria nel nostro Paese. Per Sebastiano, studente non proprio impeccabile, il servizio militare arriva imprevisto, poco gradito, ma il paracadute del servizio sociale lo salva da 12 mesi in caserma a cui difficilmente sarebbe sopravvissuto.

Una telefonata dello zio a un amico deputato e la consuetudine di non spostare troppo lontano gli studenti universitari sembrano garantirgli un anno da "obiettore" poco impegnativo e vicino a casa. Ovviamente non sarà così... Gli tocca Bibbiena, a 130 chilometri (di cui 40 di curve e tornanti) dalla sua Perugia.

In biblioteca a catalogare polverosi tomi? Macché, ai servizi sociali. Incaricato di occuparsi qualche ora al giorno di famiglie con situazioni problematiche. Di disagio psichico. Ciclotimici depressivi, ossessivi compulsivi, schizofrenici, malati terminali. Persone spesso sole, anche se circondate dall'amore dei propri cari, a cui a volte basta un sorriso, una mano tesa, qualcuno con cui parlare, per uscire dal buio. O almeno accendere una fiammella tra le tenebre e non guardare più verso il vuoto.

L'impatto con questo altrove diverso da tutto ciò che conosceva è per Sebastiano traumatico. Vorrebbe fuggire. Da quell'impegno così gravoso. Dal suo rapporto con la dolce Giulia, l'unica a cui non ha mai nascosto le sue fragilità. Da una vita che sembra così poco "attraente", lontana dai suoi sogni. Fuggire via come quando gli attacchi di panico gli fanno apparire tutto, luci, suoni e cose, feroce.

Ma a schivare sempre la vita si rimane irrimediabilmente soli, come gli suggerisce uno dei suoi nuovi, speciali amici. E da un certo punto in avanti non si può più tornare indietro, fuggire. Perché è quello il punto a cui si deve arrivare. E rimanere fermi. Per assaporare la vita.

Passioni forti (per la musica, la natura, le persone che il protagonista deve accudire), emozioni trattenute e poi liberate, incontri e scontri, corteggiamenti, nuove amicizie, rimpianti mascherati da verità:  "Fermo", graphic novel semi-autobiografica di Sualzo, inaugura la collana "Le città viste dall'alto" targata Bao portando subito l'asticella della qualità che dovrebbe contraddistinguerne la linea editoriale in alto. Anzi in altissimo. Perché l'autore umbro qui firma la sua opera migliore, un fumetto bello e sincero, con dialoghi che trasudano poesia ed emozione, necessario in ogni pagina, con protagonisti e comprimari meravigliosamente scritti.

Sualzo racconta la sua storia e le storie di altre persone che hanno attraversato o semplicemente avrebbero potuto attraversare la sua vita in quei 12 mesi a Bibbiena, lasciando cullare i suoi attori in quella "lentezza" pre-social media in cui le parole importanti non si digitavano su una tastiera, ma si pronunciavano con un filo di voce e uscivano faticose per il batticuore che faceva esplodere i petti. Un tempo di lettere scritte a mano e telefoni a gettone.

Un gran fumetto.

Sualzo, Fermo, Bao Publishing, pagg. 128