ESSERE GIOVANI A MODENA. QUOTIDIANITÀ PESANTE

Amicizia, divertimento, internet, speranza ma anche paura verso un futuro difficile da immaginare. Incontriamo il gruppo di ragazzi che ha scelto come punto di ritrovo il parco della Resistenza di Modena

ESSERE GIOVANI A MODENA. QUOTIDIANITÀ PESANTE

Al parco della Resistenza, tra un filare di vigna e l'altro, c'è un gruppo di ragazzi che si gode il verde. Stanno lì, nelle giornate di sole, a giocare a carte e scherzare tra loro. Ci confessano di stare bene nel giardino che, nell'ultimo anno, è più pulito e curato. Vanno lì perché sono cresciuti in quel quartiere,  diventando luogo di ritrovo della compagnia che si è formata nel corso degli anni tramite amici di amici e compagni di scuola di amici.

Tra di loro hanno idee molto diverse sul mondo e sulla società e ci fanno capire di non volerne parlare molto. Quando uno dice “tanto non si risolve niente parlando” sembra partire subito una discussione, quasi a volere confermare la condivisa diversità. Sono tutti d'accordo nel dire che sia giusto parlare di argomenti più “profondi”, ma dopo averci provato più volte hanno deciso di evitare perché sono troppe idee contrastanti tra loro. Così preferiscono svagarsi, dalla pesantezza che la vita quotidiana gli propone.

Uno dei temi che li divide è quello delle persone di altri paesi che vivono in Italia. Per un ragazzo c'è differenza se una cosa viene fatta da uno nato qua o da uno straniero. Devono avere rispetto perché “io se fossi a casa loro non mi permetterei di sputare in terra” ed è colpa di alcuni di loro se la notte si ha paura di girare per strada.  C'è chi introduce un taglio più antropologico sulla questione credendo che sia più una questione di cultura. Quando due popoli si avvicinano capita che non si riescano ad unire per le troppe diversità. Ma tutti conoscono qualche ragazzo o compagno di classe che non è italiano, e non avrebbero problemi ad uscire in compagnia con lui perché sono solo quelli che fanno i coglioni a non andare bene.

Sono preoccupati per il proprio futuro, e ne hanno abbastanza da non pensare anche a quello degli altri. Incertezza e precarietà che al giorno d'oggi accomunano ragazzi  come adulti. Non ci sono punti di riferimento né speranze, se non quella di andare all'estero che sembra interessare un po' tutti, nel gruppo. Canada e Germania sono le mete in considerazione e fanno un confronto tra i pro e i contro dei due paesi.

C'è chi quest'anno è in quinta superiore ed è preoccupato solo dell'esame, senza il quale non possono ambire a granché.

Quando non sanno una cosa o non si crede a qualcuno cercano in internet la verità. Della televisione non si fida nessuno “dice quello che vuole” e credono che il controllo delle masse, sempre più elevato, passi anche attraverso quel canale. C'è chi pensa che bisognerebbe fermare “il complotto” sostenendo che una volta finite le risorse, cosa che accadrà a breve, scoppierà una guerra. Mentre immaginano lo scenario, che non piace a nessuno, citano Einstein “la quarta guerra mondiale si combatterà con arco e frecce”.

La testimonianza dei quattro ragazzi è stata raccolta dagli operatori del progetto Infobus Elena Ferraguti e Fabiana Fuoco nell'ambito del progetto mosaico. Testo a cura di Eugenio Bignardi