CRESCERE A MODENA, TRA BISOGNI E PASSIONI

Da quando sono piccoli fanno scuola, sport ed esperienze insieme.

CRESCERE A MODENA, TRA BISOGNI E PASSIONI

Le uscite di Infobus sono sempre una scommessa, in particolare quelle serali dove si scrutano le zone buie dei parchi cercando dei ragazzi. Una visione un po' inquietante-ansiogena dove gli operatori sembrano segugi, ma in realtà sono molto friendly. Ieri sera, mercoledì 16 luglio, siamo usciti per le 20.00 puntando alle frazioni come baggiovara e cognento, così per cambiare un po'. Non abbiamo trovato nessuno. Un gruppetto di ragazzi ha preferito continuare a giocare a carte piuttosto che fare “l'intervista”, come dargli torto.

Eravamo quasi alla fine, passeggiando sconsolati al parco Ferrari, quando vediamo dei ragazzi fermi sulle bici, un po' appoggiati, che chiacchierano. Perfetto. Dopo la presentazione di rito sono un po' titubanti, c'è qualche secondo silenzioso, poi iniziano con un “ma di cosa si tratta?”. Come spesso accade dopo poco ci ritroviamo a parlare tutti quanti con disinvoltura. Sono cinque amici cresciuti insieme da quando erano piccoli. Stesse scuole elementari, medie, fino alle superiori con l'istituto Fermi di Modena del quale quest'anno hanno finito il quarto capitolo. L'età media infatti è sui diciassette-diciotto. Molte esperienze le vivono insieme, come quella del Judo che uno di loro fa da quando aveva cinque anni. C'è chi punta di arrivare alla cintura nera e fermarsi, chi invece è più competitivo e finchè avrà gare a cui partecipare andrà avanti, seguendo i Dan. Anche in questo gruppo lo sport è una attività chiave per l'identità e la vita interpersonale. Uno di loro è stato a Nizza ed è rimasto meravigliato dal centro sportivo che hanno. Campi da basket, tennis, pallavolo, calcio tutti quanti con libero accesso in zona di quartiere popolare. “Se ci fosse una cosa del genere a Modena sarei sempre là” dice.

Parlando del comune, ancora una volta viene sentito come posto dove si vive bene, si ha tutto a portata di mano e nel quale c'è molto verde. L'unica pecca è “non ci sono cose da fare per i giovani” che, dopo essere stati in qualche pub hanno già esaurito le possibilità. Sempre ammesso che ci possano stare, nei pub, visto che a loro è capitato di essere mandati via perchè minorenni. Passano le serate a non fare niente. Si esce per stare in compagnia, fare un giro in bici o scooter e niente più tant'è che alcuni non escono nemmeno se “tanto non si fa niente”. Su due piedi, presi alla sprovvista, non saprebbero dirci una cosa da proporre per stimolare la situazione, una soluzione.

Per quanto riguarda il rapporto con persone di origine diversa dalla loro non hanno grandi problemi, anche se “dovremmo stare qui a parlarne per tre ore” facendoci capire che è un argomento vivo per loro. Se si presentasse un ragazzo di colore e li salutasse, reagirebbero con lo stesso disagio che hanno manifestato con noi dell'Infobus semplicemente perchè è “sconosciuto”, ma non darebbero particolare importanza alla pelle.

Avendo visto tanti gruppi e ascoltato i loro bisogni, credo che tutti stiano aspettando dei pretesti sociali. Situazioni che diano uno scopo e un mezzo favorevole all'interazione tra sconosciuti. Difficilmente le compagnie inizieranno ad andare l'una dall'altra a presentarsi per fare amicizia, ma se ci fosse una attività da fare insieme si avrebbe un pretesto per conoscersi. Ci sarebbe qualcosa di cui parlare in quei momenti iniziali di una amicizia nei quali non viene in mente nulla da dire. Lo sport, infatti, viene acclamato molto e la sua capacità di integrazione è già nota. Però non si può contare solo su quello perchè non tutti fanno, e possono fare, sport.

Eugenio Bignardi